Corriere di Verona

«In fabbrica non c’è un etto di burro Salvate Melegatti da questo disastro»

Il nuovo impianto coperto da teloni. «Pandori? Non c’è un etto di burro»

- Di Samuele Nottegar

Fuori dai cancelli dell’azienda o sotto il municipio di San Giovanni Lupatoto. Con i cartelli in mano o con i manifesti appesi alla recinzione dello storico stabilimen­to, le parole dei dipendenti Melegatti erano sempre le stesse: «Basta con le bugie, vogliamo lavorare in Melegatti al servizio di un imprendito­re serio e affidabile. In fabbrica non c’è un etto di burro, come si fa a produrre per il Natale?». I dipendenti, ieri in sciopero e da oggi in cassa integrazio­ne fino a fine ottobre, chiedono esplicitam­ente un passo indietro della presidente Emanuela Perazzoli e di chi, tra i soci, non è più interessat­o a proseguire l’attività nell’industria dolciaria.

Fuori dai cancelli dell’azienda o sotto il municipio di San Giovanni Lupatoto. Con i cartelli in mano o con i manifesti appesi alla recinzione dello storico stabilimen­to, le parole dei dipendenti Melegatti erano sempre le stesse: «Basta con le bugie, vogliamo lavorare in Melegatti al servizio di un imprendito­re serio e affidabile. È chiedere troppo?». Ma oltre a questo, i dipendenti, ieri, chiedevano esplicitam­ente un passo indietro della presidente Emanuela Perazzoli e di chi, tra i soci, non è più interessat­o a proseguire l’attività nell’industria dolciaria. Una manifestaz­ione pacifica ma determinat­a, quella dei lavoratori dello storico marchio di pandori che, ieri, per tutti i turni di produzione previsti hanno scioperato chiedendo certezze sul futuro loro e dell’azienda fondata nel 1894. Purtroppo, per adesso, l’unica certezza di cui dispongono è che da oggi, e fino al 31 ottobre, scatterà la cassa integrazio­ne. Così la campagna di produzione dei pandori, di cui Domenico Melegatti fu l’inventore, appare sempre più difficile da avviare. E anche nel nuovo stabilimen­to di San Martino Buon Albergo, quello in cui l’azienda tanto ha investito per destagiona­lizzare l’attività, è arrivato l’ordine di coprire i macchinari destinati alla produzione di croissant. Non che la situazione finanziari­a dell’azienda fosse semplice, ma l’inizio della cassa integrazio­ne, dal punto di vista produttivo decisament­e non facilita le cose. «A dire la verità – chiariscon­o i sindacati – partire con la produzione in queste condizioni sarebbe stato molto difficile: in azienda non c’è un panetto di burro, non un sacco di farina. Gli stipendi non sono stati pagati. Per partire serve che i soci si attivino davvero». E questo era lo scopo della manifestaz­ione pubblica di ieri. Chiamare l’intera compagine sociale a prendere decisioni a favore dell’azienda e a farlo nel più breve tempo possibile. Perché, è vero che è già stata fissata un’assemblea dei soci il prossimo 30 ottobre, ma per sindacati e lavoratori quella data è troppo lontana. «Bisogna fare presto, non c’è tutto questo tempo – hanno ribadito Paola Salvi di Flai Cgil, Maurizio Tolotto di Fai Cisl e Daniele Mirandola di Uila Uil – perché se l’aumento di capitale che ci è stato ventilato fosse approvato per fine mese, la produzione ripartireb­be solo a novembre e allora avremmo già perso troppo delle nostre quote di mercato. Il nostro posto sugli scaffali dei supermerca­ti sarebbe già stato occupato dalla concorrenz­a». Gli addetti della Melegatti, tra lo stabilimen­to storico di San Giovanni e quello nuovissimo, inaugurato lo scorso febbraio, di San Martino Buon Albergo sono una novantina, cui si aggiungono circa 200 stagionali.

Nel 2016 l’azienda ha realizzato un fatturato di 70 milioni, tuttavia l’esposizion­e nei confronti di banche e fornitori sarebbe superiore ai 40 milioni. Su di essi ha inciso anche il nuovo impianto di San Martino nel quale l’azienda ha investito oltre 10 milioni di euro. Le difficoltà finanziari­e dell’azienda, quindi, ci sono, ma lo sono anche i dipendenti. «Qui ci sono molti lavoratori monoreddit­o – hanno sottolinea­to i sindacati – che non vedono soldi da due mesi e che restano in fabbrica a non fare niente. Ci sono stagionali che erano stati chiamati per la produzione invernale, hanno sospeso la disoccupaz­ione e rinunciato ad altre opportunit­à e poi non hanno lavorato». Per illustrare la difficile situazione di Melegatti, dipendenti e organizzaz­ioni sindacali ieri hanno incontrato il vice sindaco di San Giovanni Lupatoto, Fulvio Sartori: da parte dell’amministra­zione c’è stata la disponibil­ità ad affrontare immediatam­ente la questione nel corso della riunione di giunta, e a proporsi come ente di mediazione per convocare i soci della Melegatti. Si spera sempre nell’ingresso di un nuovo socio con capitali freschi, ma per adesso, di trattative non c’è certezza. «Eppure – chiariscon­o lavoratori e sindacati – questa azienda ha grandi potenziali­tà produttive e, con il nuovo stabilimen­to, è in grado di competere sul mercato locale e nazionale».

Stagione a rischio Se ripartiamo, saremo in grave ritardo con il Natale. E serve un intervento serio dei soci

 ??  ??
 ?? (Sartori) ?? La protesta di ieri I dipendenti della Melegatti, in gran parte donne, in sciopero davanti allo stabilimen­to dell’azienda
(Sartori) La protesta di ieri I dipendenti della Melegatti, in gran parte donne, in sciopero davanti allo stabilimen­to dell’azienda

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy