Ristrutturazione da 34 milioni al Sacro Cuore
Spesa prevista 34 milioni, ieri l’inizio lavori. Zaia: «Un’eccellenza»
Si è iniziato qualche settimana fa, con gli sbancamenti e e le operazioni per le fondamenta e si terminerà nel 2022, anche se la prima della lunga serie di opere, la nuova palazzina di accesso, dovrebbe essere pronta già fra un paio d’anni. L’ospedale di Negrar si rifà il look con un investimento pesante: 34 milioni, di cui dodici per quella che verrà chiamata «palazzina della carità». Non è solo una questione di maquillage. Il polo ospedaliero, tra i più grandi della provincia e un autentico gigante - se si considera solo l’insieme degli ospedali privati accreditati - è nato nel 1944 ed è cresciuto lentamente, ma inesorabilmente, come testimoniano le diverse palazzine (con diversi stili a seconda del decennio di costruzione) sorte nel tempo. Ora, i vertici del nosocomio, gestito dall’opera don Calabria, hanno deciso di renderlo più omogeneo. Si ottempererà così alle direttive in ambito sanitario emerse nel frattempo, soprattutto per quanto riguarda all’ingresso delle ambulanze. Cambierà un po’ tutto l’aspetto della struttura: l’accesso verrà spostato più a valle e verrà costruito anche un parcheggio sotterraneo (da 500 stalli) e un centro congressi con altrettanti posti a sedere. Insomma, dietro c’è la volontà di rispondere alla vocazione internazionale, emersa con la progressiva crescita della struttura, ma anche una necessità di trovare spazio a nuovi reparti: su tutti il pronto soccorso e l’oncologia, che verranno spostata nelle nuove aree all’ingresso.«Renderemo il nostro ospedale ancora più accogliente - commenta Mario Piccinini, amministratore delegato del Sacro Cuore - Don Calabria - tutta gli investimenti effettuati, a partire dalla prima tranche di 12 milioni per la palazzina arrivavano da avanzi di gestione: non abbiamo chiesto un euro alla sistema sanitario. Oltre ai nuovi spazi per i pazienti puntiamo molto sul centro congressi. Gli ultimi convegni li abbiamo fatti sempre in Gran Guardia, nonostante Negrar comincia ad avere un’attrattiva internazionale». La posa della prima pietra reca la firma del «governatore» Luca Zaia. Per il presidente della Regione è la seconda visita a Negrar nel giro di due anni.
Zaia non ha risparmiato i complimenti. «Qui si fanno cose che è difficile aspettarsi anche nei centri più avanzati ha detto - penso ad esempio alla radiochirurgia per le metastasi cerebrali, che in Europa si trova a Glasgow e a Zurigo, oppure al centro per le malattie tropicali, unico in Italia. Per certi aspetti, come efficienza, ricerca, innovazione, l’ospedale di Negrar è stato capace di dimostrare l’eccellenza che può raggiungere un centro privato, facendo magari economia di scala». Il governatore ha ricordato alcuni dati della sanità veneta (tema focale, alla vigilia del referendum sull’autonomia): «Eroghiamo 80 milioni di prestazioni sanitarie all’anno, due milioni di accesso al pronto soccorso, gestiamo un budget di 9 miliardi e 350 milioni di euro: un sistema non facile da gestire».Quindi una «previsione estrema» sul futuro. «Sì, abbiamo ridotto i posti letto, ma è necessario per avere una sanità più moderna: l’ospedale ideale, in questa ottica, non ne dovrebbe avere nemmeno uno: si punta a intervenire in giornata per fare dei controlli successivamente». Il governatore conclude: «A me piace pensare che i veneti sia curati bene». Non sono mancate le critiche dell’ex rivale alle regionali Flavio Tosi, che in un tweet ha sottolineato come gli stanziamenti per i Pfas siano inferiori a quelli per la promozione del referendum. Della questione ha chiesto conto a Zaia e all’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, anche la «iena» Nadia Toffa, che ha domandato come mai la Regione non abbia preso in considerazioni l’invio di autobotti nelle zone contaminate.