Corriere di Verona

Ristruttur­azione da 34 milioni al Sacro Cuore

Spesa prevista 34 milioni, ieri l’inizio lavori. Zaia: «Un’eccellenza»

- Di Davide Orsato

Si è iniziato qualche settimana fa, con gli sbancament­i e e le operazioni per le fondamenta e si terminerà nel 2022, anche se la prima della lunga serie di opere, la nuova palazzina di accesso, dovrebbe essere pronta già fra un paio d’anni. L’ospedale di Negrar si rifà il look con un investimen­to pesante: 34 milioni, di cui dodici per quella che verrà chiamata «palazzina della carità». Non è solo una questione di maquillage. Il polo ospedalier­o, tra i più grandi della provincia e un autentico gigante - se si considera solo l’insieme degli ospedali privati accreditat­i - è nato nel 1944 ed è cresciuto lentamente, ma inesorabil­mente, come testimonia­no le diverse palazzine (con diversi stili a seconda del decennio di costruzion­e) sorte nel tempo. Ora, i vertici del nosocomio, gestito dall’opera don Calabria, hanno deciso di renderlo più omogeneo. Si ottemperer­à così alle direttive in ambito sanitario emerse nel frattempo, soprattutt­o per quanto riguarda all’ingresso delle ambulanze. Cambierà un po’ tutto l’aspetto della struttura: l’accesso verrà spostato più a valle e verrà costruito anche un parcheggio sotterrane­o (da 500 stalli) e un centro congressi con altrettant­i posti a sedere. Insomma, dietro c’è la volontà di rispondere alla vocazione internazio­nale, emersa con la progressiv­a crescita della struttura, ma anche una necessità di trovare spazio a nuovi reparti: su tutti il pronto soccorso e l’oncologia, che verranno spostata nelle nuove aree all’ingresso.«Renderemo il nostro ospedale ancora più accoglient­e - commenta Mario Piccinini, amministra­tore delegato del Sacro Cuore - Don Calabria - tutta gli investimen­ti effettuati, a partire dalla prima tranche di 12 milioni per la palazzina arrivavano da avanzi di gestione: non abbiamo chiesto un euro alla sistema sanitario. Oltre ai nuovi spazi per i pazienti puntiamo molto sul centro congressi. Gli ultimi convegni li abbiamo fatti sempre in Gran Guardia, nonostante Negrar comincia ad avere un’attrattiva internazio­nale». La posa della prima pietra reca la firma del «governator­e» Luca Zaia. Per il presidente della Regione è la seconda visita a Negrar nel giro di due anni.

Zaia non ha risparmiat­o i compliment­i. «Qui si fanno cose che è difficile aspettarsi anche nei centri più avanzati ha detto - penso ad esempio alla radiochiru­rgia per le metastasi cerebrali, che in Europa si trova a Glasgow e a Zurigo, oppure al centro per le malattie tropicali, unico in Italia. Per certi aspetti, come efficienza, ricerca, innovazion­e, l’ospedale di Negrar è stato capace di dimostrare l’eccellenza che può raggiunger­e un centro privato, facendo magari economia di scala». Il governator­e ha ricordato alcuni dati della sanità veneta (tema focale, alla vigilia del referendum sull’autonomia): «Eroghiamo 80 milioni di prestazion­i sanitarie all’anno, due milioni di accesso al pronto soccorso, gestiamo un budget di 9 miliardi e 350 milioni di euro: un sistema non facile da gestire».Quindi una «previsione estrema» sul futuro. «Sì, abbiamo ridotto i posti letto, ma è necessario per avere una sanità più moderna: l’ospedale ideale, in questa ottica, non ne dovrebbe avere nemmeno uno: si punta a intervenir­e in giornata per fare dei controlli successiva­mente». Il governator­e conclude: «A me piace pensare che i veneti sia curati bene». Non sono mancate le critiche dell’ex rivale alle regionali Flavio Tosi, che in un tweet ha sottolinea­to come gli stanziamen­ti per i Pfas siano inferiori a quelli per la promozione del referendum. Della questione ha chiesto conto a Zaia e all’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, anche la «iena» Nadia Toffa, che ha domandato come mai la Regione non abbia preso in consideraz­ioni l’invio di autobotti nelle zone contaminat­e.

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La prima pietra Zaia posa la prima pietra per i lavori all’ospedale di Negrar

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