Serenissima è fallita Aveva 27 milioni di debiti e già 14 creditori in causa
Il giudice Bressan nomina 2 curatori. I timori dei creditori: «La crisi si allunga»
Sepolta da passività che in totale oltrepassavano quota 27 milioni di euro. Costretta ad arrendersi davanti a 14 istanze di fallimento. Serenissima Costruzioni - per anni braccio operativo della società autostradale Brescia Padova e recentemente dismessa da A4 holding per essere ceduta ad aprile a una piccola realtà aziendale pugliese, la Lci - è stata messa ko da una crisi che ormai, cifre (a sei zeri) alla mano, si era fatta insanabile.
Sepolta da passività che in totale oltrepassavano quota 27 milioni di euro. Costretta ad arrendersi davanti a 14 istanze di fallimento. Serenissima Costruzioni - per anni braccio operativo della società autostradale Brescia Padova e recentemente dismessa da A4 holding per essere ceduta a marzo a due piccole realtà aziendali pugliesi, Lci ed Epi è stata messa ko da una crisi che ormai, cifre (a sei zeri) alla mano, si era fatta insanabile.
Troppo per scongiurare il verdetto che ieri, dopo i due rinvii consecutivi della scorsa estate, il giudice Federico Bressan ha posto nero su bianco: fallimento. «Una sentenza che ci è stata comunicata oggi (ieri, ndr) - conferma l’avvocato Stefano Tonozzi del Foro di Ferrara, che insieme al collega Claudio Manuzzi assiste due creditori albanesi -. Da parte nostra, al pari dei lavoratori che non conoscono il loro destino, non possiamo certo dirci soddisfatti perché i tempi per uscire dall’impasse si allungheranno. Le incognite in ballo si profilano numerose, e riguardano i pesantissimi debiti lasciati da Serenissima, tra cui 11.8 milioni vantati solo dai nostri clienti, ma anche le commesse in sospeso».
Oltre a sancire il fallimento dell’impresa di costruzioni, il giudice civile ha anche nominato due commissari a cui toccherà adesso l’arduo e delicato compito di gestire le prossime fasi del procedimento: si tratta di Franco Vidi ed Elio Aldegheri, entrambi veronesi. In particolare, dovranno cercare di recuperare beni e patrimonio con cui soddisfare al meglio i creditori. Fino all’ultimo, comunque, Serenissima Costruzioni aveva cercato di scongiurare la sentenza giunta nelle ultime ore dall’ex Mastino: all’ultima udienza che si era tenuta il 17 agosto, dalla stessa società era stata presentata istanza di ammissione al concordato preventivo e da parte del magistrato era stato scelto un commissario. In precedenza, una ventina di dipendenti aveva chiesto il fallimento di Serenissima. Sviluppi che arrivavano dopo che, a luglio, era emersa la notizia che una cordata sarebbe stata interessata all’acquisto. Si sarebbe trattato del Gruppo Taddei.
Per concordato preventivo si intende la procedura concorsuale grazie alla quale l’imprenditore per evitare il fallimento cerca un accordo con i creditori:il primo passo è la predisposizione della domanda di concordato unitamente ai bilanci degli ultimi tre esercizi. «Ora che è perfezionato il fallimento, la società potrebbe tentare in extremis la strada del concordato fallimentare. Vedremo, tutti gli scenari rimangono aperti», ipotizza l’avvocato Tonozzi che col collega di studio Manuzzi a nome di due imprenditori di Valona ha presentato querela contro esponenti di A4 Holding e nei confronti delle due società (Lci ed Epi) che a marzo 2017 hanno acquisito la spa, oltre che del neo-presidente del Cda, Marco Lacaita e di altri dirigenti della società veronese ipotizzando una sfilza di reati, dalla mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice al turbato esercizio dell’industria, dalla truffa alle false comunicazioni sociali, dall’associazione a delinquere ai più svariati reati tributari.
Sette, al momento, gli indagati da parte del pm Elvira Vitulli. Ma la spa, in un intervento al Corriere di Verona, aveva «contestato la bontà dei crediti accampati da detti soggetti». Ieri però è fallita.