Luppi vecchia maniera «Hellas, per salvarti blinda il Bentegodi...»
Oggi come ieri, la salvezza è una lotta: «Erano altri tempi, ma anche noi ne abbiamo dovute passare di tempeste. Quando perdevi certe partite, fuori dallo stadio ti aspettavano i tifosi: le contestazioni ci sono sempre state». Livio Luppi, centravanti di un Verona che si giocava ogni anno la permanenza in A. Dal ‘72 al ‘78, con l’intervallo della stagione in B nel ‘74-’75. Prima c’era stata l’unica retrocessione di quel periodo, dovuta, però, a fatti che nulla c’entravano con il campo: «Storia nota: il nostro presidente, Garonzi, fece una telefonata a Clerici, ex gialloblù che giocava nel Napoli, prima di una gara tra le due squadre. Illecito, per la giustizia sportiva, e così ci mandarono giù». Luppi, come si salva questo Verona?
«Il Bentegodi sia un fortino. Così funzionava per il nostro Hellas. Dico nostro perché negli anni ’70 formavamo un gruppo rodato: io, Zigoni, Mascetti, Maddè, Busatta, Nanni, Sirena. Via via, Superchi, Franzot, Bachlechner. Conquistavamo i punti decisivi in casa». A proposito: alla ripresa, il Verona ospita il Benevento…
«A questo mi riferivo: partita da non sbagliare. Davanti al tuo pubblico, in uno scontro diretto, è obbligatorio prendersi la posta piena». Voi ci riuscivate sempre, no?
«In realtà, non abbiamo mai rischiato molto, se non nel ‘74. Zigoni fu operato di menisco, io mi bloccai per un’infezione renale. La squadra faticò. Con Zigo rientrammo nel finale di campionato e in volata la spuntammo. Poi ci fu il caso Garonzi-Clerici...».
Il cammino di quel Verona è disseminato di grandi vittorie...
«Di sicuro al Bentegodi non era facile per nessuno. Senza parlare dell’epico 5-3 del 20 maggio 1973 al Milan, non sono mancate le vittorie con l’Inter e con il Napoli. E la Juve se l’è vista brutta molto spesso. Ci fosse stato il Var…».
Come, Luppi?
«Eh sì, perché, era il ‘77, ci tolsero un gol decisivo di Petrini, di testa su un cross di Zigoni. L’arbitro, Michelotti, sostenne che il traversone fosse partito a palla già uscita. Le immagini dimostrarono che il gol era regolare. Ma, appunto, il Var era lontano 40 anni e ci scordammo la vittoria».
Era un Hellas di uomini veri.
«Squadra collaudata, ben guidata, nel tempo, prima da un gentiluomo come Cadè e poi dal grandissimo equilibrio di Valcareggi».
Dovrà essere così anche per quello di Fabio Pecchia, non trova?
«Si è intrapresa una nuova via con il 2-2 con il Toro: ora si prosegua. Mi sento fiducioso. Avanti con il Benevento, poi c’è il derby con il Chievo, che sta molto bene, ma la stracittadina non ha regole. Pazzini forma una bella coppia con Cerci, che, vorrei potesse essere lo Zigoni di questi tempi, ma mi si perdoni se dico che uno come Zigo non esiste più…».