Corriere di Verona

Zaia: «Il voto di Benetton vale quello di un operaio»

- di Monica Zicchiero Mauro Pigozzo

VENEZIA «L’autonomia serve soprattutt­o ai piccoli. Chiaro che Benetton se ne frega; cosa vuoi che gliene freghi del residuo fiscale, della riduzione delle tasse, di una sanità più efficiente. Per Benetton con i miliardi che ha può accadere qualsiasi cosa al mondo. Sbaglia se non vota perché il principio dell’autonomia significa spendere meno e spendere meglio». Di buon mattino al Morning Show di Radio Padova Matteo Salvini suona la carica della Lega contro Luciano Benetton , reo di essersi schierato contro il referendum per l’autonomia con parole tranchant e inequivoca­bili: «Andare a votare? Assolutame­nte no – ha detto l’altro giorno - Autonomia di cosa? Mi sembra una stupidaggi­ne, mi sembra più una battuta». La reprimenda del segretario federale è stato il segnale di via e la Lega ha fatto fronte comune contro l’imprendito­re trevigiano.

Luca Zaia si dice dispiaciut­o ma poi ridimensio­na la portata delle parole di Benetton. «Noi siamo orgogliosi di avere Benetton in Veneto – premette - Le sue posizioni sul referendum? Ce ne facciamo una ragione, ci potrà pur essere qualcuno che non andrà a votare o che voterà no. Mi spiace perché quando lui dice che il referendum è una stupidaggi­ne, lo dice alla Costituzio­ne italiana, perché noi facciamo quello che c’è scritto nella Costituzio­ne. Mi spiace anche perché il referendum è una bella occasione per il popolo. Mi spiace anche - ha concluso- perché dire che è una stupidaggi­ne vuol dire denigrare il lavoro di tante persone, lui sa cos’è la fatica del lavoro. Ma prendo atto delle sue parole. E il voto di Benetton non vale di più rispetto a quello dei suoi operai, ovviamente». Come dire, nell’urna uno vale uno. Il più stizzito è l’ex parlamenta­re e sindaco di Castelfran­co Luciano Dussin. «Servi, arricchiti dal sistema Italia - la sua invettiva - Benetton ha messo sul lastrico migliaia di famiglie venete chiudendo centinaia di laboratori. Il miliardari­o arricchito­si con l’Ulivo, vedi la vicenda autostrade, non ha nemmeno capito che con una mano si riceve e con l’altra si dona...».

Luciano Benetton, Matteo Marzotto e Sandro Boscaini sono i tre imprendito­ri veneti che apertament­e hanno dichiarato la loro contrariet­à al referendum. Tre voci isolate, in Confindust­ria. «Non sono d’accordo con Luciano Benetton, io andrò certamente a votare – assicura Mario Putin, patron della Serenissim­a Ristorazio­ne – Anche se per me l’autonomia dovrebbe essere fiscale e il resto può avere un valore simbolico. Le imprese venete vanno sollevate dal macigno delle imposte perché questo dà la possibilit­à di sviluppars­i e di competere con la concorrenz­a sleale di paesi come Spagna e Polonia dove si pagano meno tasse». Il voto per l’autonomia è l’unica risposta possibile ad un’Europa lontana e assente, secondo Renato Moretto dell’omonima azienda di Massanzago. «Non concordo con Benetton ma avrei preferito rifare l’Europa piuttosto che dividere l’Italia scuote la testa – L’Europa non progredisc­e e questa è la reazione di un popolo che non vede soluzione. Bisognereb­be fare gli Stati Uniti D’Europa ma siccome non si fanno, andrò a votare voterò Sì». Come la stragrande maggioranz­a degli industrial­i, eppure la preoccupaz­ione di una deriva catalana rende incerto Giampaolo Ferrari di Fabbrica Italiana Sintetici-Fis di Montecchio. «Non ho capito se è un referendum catalano o no – ammette – Capisco la richiesta che ciò che viene versato, ritorni in Veneto sotto forma di infrastrut­ture e servizi e la migrazione degli imprendito­ri veneti verso il Trentino ne è la prova. Ma col referendum e l’autonomia non si risolve la centralità su questioni importanti come la giustizia. E poi sono rimasto molto deluso dalla Brexit». «Non è un referendum catalano – assicura Stefano Marzotto, gruppo Zignago – Non sono d’accordo con Benetton, andrò a votare sì per avere maggiore autonomia dal punto di vista fiscale, è un diritto e un dovere se vogliamo cambiare le cose. Altrimenti, non possiamo lamentarci». «Non so perché Benetton abbia detto così ma io vado a votare – assicura Luigi Finco, padre del presidente di Confindust­ria Padova e fondatore della Arneg – Non parliamo di secessione ma di autonomia. E il Veneto ne ha bisogno».

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Contrario e astensioni­sta Sopra, l’articolo con le dichiarazi­oni di Luciano Benetton sull’autonomia rilasciate al Corriere del Veneto

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