Zaia: «Il voto di Benetton vale quello di un operaio»
VENEZIA «L’autonomia serve soprattutto ai piccoli. Chiaro che Benetton se ne frega; cosa vuoi che gliene freghi del residuo fiscale, della riduzione delle tasse, di una sanità più efficiente. Per Benetton con i miliardi che ha può accadere qualsiasi cosa al mondo. Sbaglia se non vota perché il principio dell’autonomia significa spendere meno e spendere meglio». Di buon mattino al Morning Show di Radio Padova Matteo Salvini suona la carica della Lega contro Luciano Benetton , reo di essersi schierato contro il referendum per l’autonomia con parole tranchant e inequivocabili: «Andare a votare? Assolutamente no – ha detto l’altro giorno - Autonomia di cosa? Mi sembra una stupidaggine, mi sembra più una battuta». La reprimenda del segretario federale è stato il segnale di via e la Lega ha fatto fronte comune contro l’imprenditore trevigiano.
Luca Zaia si dice dispiaciuto ma poi ridimensiona la portata delle parole di Benetton. «Noi siamo orgogliosi di avere Benetton in Veneto – premette - Le sue posizioni sul referendum? Ce ne facciamo una ragione, ci potrà pur essere qualcuno che non andrà a votare o che voterà no. Mi spiace perché quando lui dice che il referendum è una stupidaggine, lo dice alla Costituzione italiana, perché noi facciamo quello che c’è scritto nella Costituzione. Mi spiace anche perché il referendum è una bella occasione per il popolo. Mi spiace anche - ha concluso- perché dire che è una stupidaggine vuol dire denigrare il lavoro di tante persone, lui sa cos’è la fatica del lavoro. Ma prendo atto delle sue parole. E il voto di Benetton non vale di più rispetto a quello dei suoi operai, ovviamente». Come dire, nell’urna uno vale uno. Il più stizzito è l’ex parlamentare e sindaco di Castelfranco Luciano Dussin. «Servi, arricchiti dal sistema Italia - la sua invettiva - Benetton ha messo sul lastrico migliaia di famiglie venete chiudendo centinaia di laboratori. Il miliardario arricchitosi con l’Ulivo, vedi la vicenda autostrade, non ha nemmeno capito che con una mano si riceve e con l’altra si dona...».
Luciano Benetton, Matteo Marzotto e Sandro Boscaini sono i tre imprenditori veneti che apertamente hanno dichiarato la loro contrarietà al referendum. Tre voci isolate, in Confindustria. «Non sono d’accordo con Luciano Benetton, io andrò certamente a votare – assicura Mario Putin, patron della Serenissima Ristorazione – Anche se per me l’autonomia dovrebbe essere fiscale e il resto può avere un valore simbolico. Le imprese venete vanno sollevate dal macigno delle imposte perché questo dà la possibilità di svilupparsi e di competere con la concorrenza sleale di paesi come Spagna e Polonia dove si pagano meno tasse». Il voto per l’autonomia è l’unica risposta possibile ad un’Europa lontana e assente, secondo Renato Moretto dell’omonima azienda di Massanzago. «Non concordo con Benetton ma avrei preferito rifare l’Europa piuttosto che dividere l’Italia scuote la testa – L’Europa non progredisce e questa è la reazione di un popolo che non vede soluzione. Bisognerebbe fare gli Stati Uniti D’Europa ma siccome non si fanno, andrò a votare voterò Sì». Come la stragrande maggioranza degli industriali, eppure la preoccupazione di una deriva catalana rende incerto Giampaolo Ferrari di Fabbrica Italiana Sintetici-Fis di Montecchio. «Non ho capito se è un referendum catalano o no – ammette – Capisco la richiesta che ciò che viene versato, ritorni in Veneto sotto forma di infrastrutture e servizi e la migrazione degli imprenditori veneti verso il Trentino ne è la prova. Ma col referendum e l’autonomia non si risolve la centralità su questioni importanti come la giustizia. E poi sono rimasto molto deluso dalla Brexit». «Non è un referendum catalano – assicura Stefano Marzotto, gruppo Zignago – Non sono d’accordo con Benetton, andrò a votare sì per avere maggiore autonomia dal punto di vista fiscale, è un diritto e un dovere se vogliamo cambiare le cose. Altrimenti, non possiamo lamentarci». «Non so perché Benetton abbia detto così ma io vado a votare – assicura Luigi Finco, padre del presidente di Confindustria Padova e fondatore della Arneg – Non parliamo di secessione ma di autonomia. E il Veneto ne ha bisogno».