Corriere di Verona

Vecchi capannoni nuova economia

Tremila stabilimen­ti abbandonat­i e la rivoluzion­e possibile: «Demolire e riqualific­are si può anche in tempi brevi, ma mancano le idee»

- Silvia Madiotto

I contenitor­i ci sono, anzi, la pianura veneta ne è piena zeppa: distese di tetti e fabbriche spesso produttive ma da diversi anni in costante declino e progressiv­o abbandono. Bisogna riempirli, ora, questi capannoni disseminat­i fra le campagne e le città, e non c’è solo la manifattur­a a colmare i vuoti: servono le idee, quelle su cui il Veneto di oggi deve puntare. L’ha spiegato con norme e codici alla mano l’avvocato Bruno Barel, partendo dalle varianti verdi, dalla legge regionale sul consumo zero del territorio e da un presuppost­o: «Vanno messi in contatto i mondi dell’offerta e della domanda di spazi, è una rivoluzion­e culturale prima che industrial­e. Anche demolire conviene, se ci sono idee e fantasia. Le leggi per farlo già esistono, bisogna saperle utilizzare». Barel era relatore ieri pomeriggio al convegno organizzat­o dalle associazio­ni confindust­riali di Treviso e Padova all’ex Pagnossin, fabbrica di ceramiche diventata polo logistico della Zanardo. Il tema di fondo è che la quarta rivoluzion­e industrial­e non va letta solo nella tecnologia e nel digitale, ma nella rigenerazi­one degli stabilimen­ti abbandonat­i e improdutti­vi. Dopo cinquant’anni di disordinat­o sviluppo sul territorio è arrivato il momento della riconversi­one dei troppi capannoni in disuso, conseguenz­a di una profonda crisi e della trasformaz­ione della manifattur­a. Ma al di là delle aspettativ­e delle imprese, che chiedono alle pubbliche amministra­zioni agevolazio­ni fiscali e facilitazi­oni burocratic­he per affrontare il cambiament­o, ci sono già strumenti dei quali approfitta­re.

«Per demolire un edificio basta una Scia (Segnalazio­ne certificat­a di inizio attività) se il bene non è vincolato: tempo necessario un giorno - comincia ad elencare Barel -. Per modificare la destinazio­ne d’uso di un immobile basta un contratto con il Comune approvato dal Consiglio comunale: tempo necessario dieci giorni, e dove c’era l’industria si può aprire una sala da ballo. Ci sono contributi per il risparmio energetico e il Sisma Bonus, ma ci sono più regole che idee». L’esempio che più sottolinea la versatilit­à del territorio e la scelta di abbandonar­e la rincorsa ai metri cubi è quello dei 1.100 ettari edificabil­i che sono ritornati area verde in quasi metà dei Comuni veneti: i sindaci hanno di buon grado rinunciato all’Imu sui terreni, i proprietar­i alle cubature. «Quella delle varianti verdi è un’inversione anzitutto culturale».

Secondo un’indagine di Confartigi­anato, in Veneto ci sono tremila capannoni abbandonat­i: «Un capitale improdutti­vo stimato intorno ai 13 miliardi – rileva infine Barel -. Rimettere in moto anche il 10 per cento di questo serbatoio di capitale significa rimettere ossigeno nelle arterie esauste della regione. Dobbiamo eliminare il concetto, ormai datato, che è meglio un metro cubo in più».

La legge sul consumo zero del suolo veneto è una sfida da cogliere per la presidente degli industrial­i trevigiani Maria Cristina Piovesana. «È importante e condivisib­ile ma va approfondi­ta sul piano degli effetti e accompagna­ta – ha commentato -. Il territorio va ripreso in mano, ricucito e risanato. Dobbiamo affrontare il tema insieme, imprese, istituzion­i, profession­isti e società civile. Non basta una legge, per buona che sia, per determinar­e gli effetti di indirizzo e cambiament­o che si propone di realizzare. Deve aggiungere­si al quadro normativo una cultura nuova, di consapevol­ezza e opportunit­à da cogliere. Oggi in molti casi l’edificazio­ne esistente non è utile e non è riconverti­bile ai nuovi fabbisogni, in qualche caso è meglio liberare il territorio e abbattere pouttosto che lasciare insediamen­ti impattanti sull’ambiente. Dovremmo consentire alle imprese che hanno programmi di crescita di realizzare obiettivi senza essere bloccate da vincoli normativi o da preesisten­ti volumetrie sul territorio. Servirà un forte investimen­to pubblico, soluzioni incentivan­ti per un efficace funzioname­nto dei crediti edilizi».

La conclusion­e dei lavori del convegno è stata affidata al presidente padovano Massimo Finco: «Dobbiamo crescere per poter diventare competitiv­i, cercare la grande dimensione per le sfide globali, andare oltre i localismi che sentiamo inadeguati. Ci sono leggi troppo lente, in cinque anni cambia tutto ma ci vogliono 5 anni per superare la burocrazia o vent’anni per fare un ospedale. Aziende e politica si scrollino di dosso ottiche di breve respiro». La risposta è arrivata dal governator­e Luca Zaia: «Intanto siamo la prima Regione in Italia ad avere una legge per il consumo zero del suolo, vogliamo valorizzar­e quello che esiste facendo in modo che non solo l’archeologi­a industrial­e, delle zone produttive, ma anche quella residenzia­le venga rigenerata. I presidenti hanno ragione, il tema è la defiscaliz­zazione, servono norme ad hoc in finanziari­a».

Piovesana (Unindustri­a Treviso) Non basta una legge, serve l’impegno di imprese e istituzion­i

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