Attacco di cuore prima della vacanza «Ma non mi restituiscono la caparra»
verona Accusa un attacco di cuore proprio alla vigilia della vacanza prenotata ma ora, nonostante sia stato anche costretto nel frattempo a operarsi d’urgente, l’albergo si rifiutata di restituirgli gli oltre mille euro di caparra che aveva versato in anticipo. Ma facciamo un passo indietro.
Per lui e la moglie si sarebbe dovuto trattare di una piacevole fuga dalla routine ma, soprattutto, dall’insopportabile calura che quest’estate non dava tregua a Verona.Desiderosa solo di tranquillità e serenità, la coppia aveva scelto appositamente San Candido, in Alto Adige: fiancheggiata dai ripidi pendii montuosi delle Dolomiti di Sesto, con l’imponente Monte Baranci, la «montagna di casa», si tratta di un’incantevole località situata nel cuore dell’area turistica Alta Pusteria. Voleva solo una parentesi all’insegna del relax e della natura, dunque, il veronese che a cavallo tra luglio e agosto aveva prenotato per sé e la consorte un appartamento in una struttura alberghiera di San Candido, provincia di Bolzano. Sfortuna e malaugurata coincidenza, però, hanno voluto che si sia ammalato proprio quando mancavano ormai pochi giorni prima dell’agognata partenza.
«Il nostro socio - ricostruisce la vicenda Davide Cecchinato, presidente di Adiconsum Verona - aveva deciso di pernottare a San Candido da fine luglio a metà agosto e aveva fermato l’appartamento versando in marzo una caparra di 1.30o euro. Improvvisamente un giorno prima della partenza, il socio è stato ricoverato presso l’ospedale per gravi e sopravvenuti problemi cardiaci». Pochi giorni dopo, è stato operato al cuore. Prima della partenza, comunque, la moglie aveva avvisato la struttura dell’impossibilità di usufruire dell’alloggio e aveva chiesto la restituzione della caparra versata. Ma non c’è stato nulla da fare.«La coppia ha dovuto rivolgersi alla nostra associazione, in quanto i gestori dell’appartamento non hanno voluto restituire la caparra. Dopo un primo reclamo, hanno risposto che altri componenti della famiglia avrebbero potuto usufruire dell’appartamento.Secondo un principio ormai consolidato, però - informa Cecchinato - la coppia ha diritto alla restituzione della somma versata e alla risoluzione del contratto. La Corte di Cassazione, in riferimento ad un contratto di soggiorno alberghiero prenotato da due coniugi, uno dei quali era improvvisamente deceduto, ha dichiarato risolto il contratto per impossibilità sopravvenuta ed ha condannato l’albergatore a restituire quanto ricevuto. Lo stesso principio può essere invocato per impedimenti sopravvenuti che rendono impossibile la realizzazione della finalità turistica, ad esempio: malattia o infortunio del cliente prima della partenza». Così è partita la diffida.