Bcc, negoziato sui licenziati Accordo Intesa, fuori in 3 mila
Si prospetta un accenno di retromarcia, da parte della Federazione Veneta delle Banche di credito cooperativo, rispetto al licenziamento individuale di due bancari, avvenuto alcuni giorni fa «saltando» le normali procedure di confronto con le organizzazioni sindacali. La situazione rischiava di degenerare dopo che, mercoledì, i 250 dipendenti del Credito Trevigiano di Vedelago (l’istituto presso il quale i due licenziati erano stati distaccati), al termine di un’assemblea, avevano dato mandato alle organizzazioni sindacali di promuovere forme di lotta per opporsi al provvedimento.
Nel pomeriggio di ieri una nota congiunta dei sindacati di categoria Fabi, First, Fisac e Uilca, infatti, ha fatto sapere che la Federazione avrebbe «accettato di riaprire un percorso negoziale volto a garantire la migliore soluzione possibile per i lavoratori coinvolti nel licenziamento».
Per comprendere i motivi di una reazione tanto accesa occorre fare un passo indietro. Gli interessati erano in origine dipendenti della Bcc Alta Padovana, passata, alla fine del 2015, sotto la proprietà della Bcc di Roma. La loro rimozione, così come aveva spiegato il presidente della Federazione, Ilario Novella, che del Credito Trevigiano è vicepresidente, sarebbe da far rientrare nella gestione del personale in eccesso conseguente a quella incorporazione.
I due bancari, perciò, erano passati con una specie di «distacco» alla banca di Vedelago fino al giorno della lettera di licenziamento. La quale, per le modalità del percorso, viene giudicata dal sindacato soprattutto come un campanello d’allarme per le relazioni che dovranno essere messe in campo alla luce del pacchetto di 7 mila esuberi ipotizzati come conseguenza del disegno di riforma del sistema delle Bcc a livello nazionale e che, per il Veneto, potrebbe proiettarsi su una cifra prossima alle 1500 unità. Anche perché non sono piaciute alcune dichiarazioni di Novella, secondo le quali «non sarebbe più il tempo del posto fisso» e che, per il segretario First Cisl di Belluno Treviso, Massimiliano Paglini, «lasciano presagire pericolose derive espulsive del lavoro dal Credito Cooperativo. Pretendiamo – ha aggiunto - una spiegazione immediata».
Ieri sera, intanto, è stato raggiunto un accordo tra Banca Intesa e le rappresentanze sindacali per 3.000 uscite volontarie di dipendenti del Gruppo.
Dopo l’analogo accordo che sta portando proprio in questi giorni all’uscita di oltre mille bancari che lavorano per le ex Popolari venete acquisite da Intesa, ecco la seconda e maggiore ondata di esodi: i dipendenti che matureranno i requisiti pensionistici entro il 31 dicembre 2023 potranno accedere a un prepensionamento, con 7 anni di anticipo, aderendo all’offerta in tempi strettissimi: c’è tempo al massimo un mese, fino al 13 novembre.
La protesta L’ assemblea dei bancari del Credito Trevigiano si è opposta al provvedimento