Palazzi storici e grandi superfici Il masterplan di Cariverona
Otto «poli» immobiliari nel centro della città
C’è un’ampia fetta del centro storico di Verona che sta per cambiare faccia. Si tratta di alcuni degli immobili più centrali, prestigiosi e ricchi di storia della città, con una superficie complessiva pari a 90 mila metri quadri, come a dire dodici campi da calcio. Hanno una cosa, in comune, anzi due: sono tutti di proprietà della Fondazione Cariverona e sono, di fatto, inutilizzati. E intanto il masterplan per la rifunzionalizzazione del patrimonio affidato all’architetto Marino Folin è in via di definizione.
C’è un’ampia fetta del centro storico di Verona che sta per cambiare faccia. Si tratta di alcuni degli immobili più centrali, prestigiosi e ricchi di storia della città, con una superficie complessiva pari a 90 mila metri quadri, come a dire dodici campi da calcio. Hanno una cosa, in comune, anzi due: sono tutti di proprietà della Fondazione Cariverona e sono, di fatto, inutilizzati.
Dopo aver dedicato il primo anno del loro mandato a riorganizzare il portafoglio finanziario della fondazione, il presidente Alessandro Mazzucco e il direttore generale Giacomo Marino si stanno concentrando sempre più sugli asset immobiliari, che a bilancio pesano per ben 469 milioni di euro. Tra questi, il fiore all’occhiello sono i cespiti del centro storico di Verona. All’architetto Marino Folin, già rettore dello Iuav di Venezia e cooptato nel consiglio generale di Cariverona lo scorso luglio, è stato affidato il compito di redigere una proposta complessiva, un masterplan, che è ormai in via di definizione. «Proporremo a breve una proposta unitaria per la rifunzionalizzazione del patrimonio», ha detto Folin al Sole 24 Ore chiarendo che si tratta di «immobili in gran parte già vuoti o in corso di liberazione, inseriti nel tessuto storico e in posizioni strategiche, di dimensione rilevante e di qualità architettonica, il cui destino è da ripensare, guardando al futuro e interrogandosi su cosa sarà Verona domani».
Nelle scorse settimane ci sono stati incontri con il sindaco di Verona Federico Sboarina, con l’assessore all’Urbanistica Ilaria Segala e con quello alla Cultura Francesca Briani. Ogni mossa, vista la portata degli interventi e l’importanza degli immobili, va ovviamente concertata con il Comune. Il piano di Folin potrebbe essere già discusso dal consiglio di amministrazione di Cariverona del 30 ottobre prossimo, nella seduta convocata per stabilire il riparto delle erogazioni per il prossimo anno.
Sono otto i comparti immobiliari oggetto del piano di Folin. Tre di questi sono di proprietà diretta della Fondazione - Castel San Pietro, Palazzo del Capitanio, Palazzo Forti - mentre gli altri cinque sono conferiti al fondo immobiliare chiuso Verona Property, gestito da Torre Sgr: si tratta in particolare dei palazzi che ospitavano le attività di Unicredit in via Forti 1 e 2, via Rosa 7 e piazzetta Monte 1 prima del trasferimento degli uffici nella nuova sede agli ex magazzini generali, oltre che di Palazzo Bottagisio, tra via Leoni e stradone San Fermo.
Castel San Pietro, iscritto a bilancio per 19,1 milioni di euro, ha destinazione museale. Avrebbe dovuto ospitare la nuova sede del museo di Storia Naturale che, però, il Comune ha intenzione di realizzare su di un unico polo all’Arsenale. È in cerca, quindi, di una nuova vocazione che giustifichi anche l’ingente sforzo finanziario della Fondazione per restaurarlo e renderlo più accessibile grazie alla nuova funicolare, un investimento complessivo di 12,2 milioni di euro.
C’è poi Palazzo Forti, già oggi sede museale, con un valore stimato di 13 milioni di euro. Ma l’immobile non si esaurisce con le sale espositive. C’è tutta un’altra parte, valutata complessivamente 19,7 milioni di euro, composta prevalentemente da appartamenti oggi in affitto e che potrebbero essere valorizzati.
Quanto a Palazzo del Capitanio, è stato acquistato dal Comune di Verona nel 2012 per 18 milioni di euro (con parte di quei soldi Tosi finanziò il project per il recupero dell’Arsenale, ora cassato da Sboarina) ed è valutato a bilancio 21,5 milioni di euro. Si tratta di un immobile storico e artistico, quindi pesantemente vincolato, il cui percorso di valorizzazione dovrà probabilmente avvenire in ambito pubblico.
Discorso diverso per il cuore del piano Folin, ovvero gli ex immobili Unicredit lasciati vuoti dopo il trasloco a Verona Sud. Si tratta di ampie porzioni di centro storico, in alcuni casi di interi isolati, composti da uffici oggi vuoti in palazzi prestigiosi. Che farci? Appartamenti di lusso? Hotel? Altri musei? Il dibattito è aperto. Un blocco omogeneo è quello del cosiddetto quadrilatero, il cui centro focale è l’incrocio tra via Forti, via Garibaldi, via Rosa e via Emilei. C’è poi anche lo storico immobile di piazzetta Monte, antico banco dei pegni fin dal 1500 e prima sede della fondazione Cariverona, oggi ubicata in via Forti. Infine, c’è Palazzo Bottagisio: Cariverona l’ha acquistato nel 2014 ad un asta della Provincia per sette milioni di euro. Si tratta di un immobile risalente al Quattrocento, ma in condizioni semifatiscenti: è in corso un intervento di restauro.
Gli immobili ex Unicredit e Palazzo Bottagisio sono parte del fondo Verona Property, di cui Cariverona detiene oltre il 99 per cento delle quote e che è iscritto a bilancio per complessivi 149,5 milioni di euro. Non si conoscono nel dettaglio le stime del valore di questi immobili. Ma è evidente che, a seconda di come si sceglierà di destinarli, i valori cambieranno radicalmente in quella che sarà, con tutta evidenza, l’operazione immobiliare più importante per il centro storico nell’era moderna.
Un masterplan concertato
L’ex rettore dello Iuav Marino Folin ha avuto il mandato di redigere il piano, di cui ha discusso più volte con sindaco e assessori