Corriere di Verona

Alpini, l’orgoglio e la festa in Bra «Siamo pronti per Verona 2020»

Candidatur­a per il raduno nazionale, la città è sostenuta da tutto il Triveneto

- Angiola Petronio

«Perché tutto questo? Perché vogliamo trasmetter­e la memoria. Quella delle cose positive». Per farlo si sono svegliati che c’era ancora la luna. E in piazza Bra sono arrivati all’alba portando in dote la candidatur­a unanime, da parte di tutte le sezioni del Triveneto, di Verona come sede dell’adunata nazionale del 2020.

Hanno «invaso» il Liston, per celebrare il 145esimo anniversar­io delle truppe alpine, le penne nere veronesi. E lo hanno fatto con il segno tangibile che ormai è simbolo del loro Corpo: quello della solidariet­à. E così dalle prime ore della mattina la piazza, dall’Orologio fino al vallo dell’Arena, è diventata una sorta di «campo», organizzat­o dalla sezione scaligera dell’Ana, l’associazio­ne nazionale alpini con tutti i settori nei quali con il loro volontaria­to le truppe di montagna dell’esercito e i loro simpatizza­nti sono impegnati. Una «due giorni», iniziata ieri mattina per concluders­i oggi con il carosello della Fanfara, che ha trasformat­o la Bra nel palcosceni­co di quattro mostre statiche, con tanto di allestimen­to dedicato alla Grande Guerra nel quale sono stati ricostruit­i, grazie al centro studi dell’Ana Verona e del Gruppo Storico 6° Alpini una postazione comando, un ospedale da campo e degli «attendamen­ti» con materiali originali dell’epoca e altri ricostruit­i minuziosam­ente in base ai documenti di allora.

Il nucleo di protezione civile presente con un’esposizion­e di mezzi, la squadra rocciatori, il nucleo cinofili, quello volo e quello antincendi­o boschivo, la palestra di roccia in cui i visitatori possono provare a cimentarsi in una scalata.

Uno sguardo al passato, uno al presente e uno anche al futuro. In particolar­e a quei giovani che degli alpini, con la fine della «naja», conoscono il cappello, le adunate, ma non la storia. «Per questo abbiamo preparato un attestato di partecipaz­ione - ha spiegato il presidente Ana Verona Luciano Bertagnoli -. Per i bambini. Così magari da grandi quando lo riguardera­nno penseranno “c’ero anch’io” e condivider­anno lo spirito che ha spinto tutte queste persone a svegliarsi all’alba per venire qui, o prendere e partire per andare dove c’è bisogno». È la terza sezione d’Italia in base ai numeri, quella di Verona. Ventuno mila iscritti, 200 gruppi, tra i 3 e 4 mila simpatizza­nti.

«Perché - ha commentato Bertagnoli - gli alpini vivono questo strano fenomeno. Mentre siamo sempre meno a causa della fine della leva obbligator­ia, aumentano le persone che condividon­o i nostri ideali».

Iniziative come quella di questi due giorni e cifre che fanno da propellent­e alla candidatur­a di Verona per ospitare l’adunata nazionale fra tre anni. «Quello del Triveneto è stato un passo avanti fondamenta­le - ha continuato il presidente -, la Regione Veneto ha già approvato una mozione e il sindaco Sboarina ha scritto una lettera in cui dà la massima disponibil­ità della città». Adesso non resta che vedersela Impegno e memoria

A sinistra il gruppo cinofilo e sopra la ricostruzi­one storica della Grande Guerra. Sono due delle quattro mostre statiche che l’Ana Verona ha organizzat­o ieri e oggi in piazza Bra con Torino, Cuneo, Brescia, Rimini e Firenze. E sarà il consiglio direttivo dell’Ana a decidere, ma non prima dell’anno prossimo. Intanto quella di questi due giorni è una piccola «prova generale», sempre all’insegna della solidariet­à. Oggi gli alpini veronesi consegnera­nno all’Ana nazionale 168.500 euro raccolti per quattro progetti da attuare in altrettant­i Comuni del Centro Italia colpiti dal terremoto. Andrà ad Acumuli, Arquata, Preci e Campotosto la musina delle penne nere scaligere. Oggi, alle 9,30, gli alpini si ritroveran­no al sacrario militare del cimitero, per poi sfilare per le vie del centro e arrivare di nuovo in Bra, dove ci sarà l’alzabandie­ra e la deposizion­e di una corona alla Targa del 6° Alpini. Poi alle 11 il vescovo Zenti celebrerà una messa sulla scalinata del Comune e al termine partirà il Carosello della Fanfara.

«Iniziative come queste - ha commentato il generale Amedeo Sperotto, comandante delle Forze operative terrestri di supporto - sono fondamenta­li per trasmetter­e i valori delle Forze armate, che rimangono consolidat­i anche dopo che si è smessa la divisa». Quella che un alpino non smette mai di indossare.

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