BANCHE IL DOPPIO BINARIO
Cosa significa se un magnate della finanza globale, Warren Buffet, decide di acquistare da Banca Popolare di Vicenza 15.767.793 azioni, per arrivare così a essere il primo azionista di Cattolica Assicurazioni, pagando poco meno di 116 milioni di euro? L’interrogativo, che muove da una notizia circolata già ai primi di ottobre, è cruciale. Eppure non basta a comprendere l’attuale scenario, se non s’intreccia tale interrogativo a una notizia riguardante Veneto Banca, riportata proprio in questi giorni dal Corriere del Veneto: in sede di giudizio di responsabilità avanti al Tribunale delle imprese di Venezia, è stata avviata un’azione contro Bankitalia e Consob; in particolare, le autorità di controllo vengono evocate assieme alla società di revisione e ad altri soggetti (inclusi alcuni C.d.A. della Banca finora non coinvolti).
Dunque, mentre il contenzioso civile – come prevedibile – si allarga, c’è chi dall’estero investe su questo territorio. Il cambiamento di fisionomia degli assetti bancario-finanziari è netto e di portata storica. Mentre l’operazione di accertamento delle responsabilità civili raggiunge i controllori e molti dei soggetti cui negli ultimi tempi sia capitato di toccato l’incandescente materia, i nuovi investitori parlano con accento americano e sono del tutto estranei alle logiche territoriali.
In pochi se ne sono accorti, perché l’attenzione è per ora appuntata sul fronte del contenzioso – fronte cruento, sebbene soltanto all’inizio –, ma occorre comprendere che è già pienamente avviata la fase della ricostruzione; ed è una fase che, naturalmente, porterà il nuovo a non assomigliare affatto al vecchio. Cosa se ne può ricavare? In primo luogo, è da auspicare che parte delle ingenti sostanze che stanno circolando (i quasi 116 milioni pagati da Buffet sono un esempio) siano ben gestite, in sede di liquidazione coatta oppure con un intervento legislativo ad hoc, per sanare le ferite del territorio; non mancano percorsi di riappacificazione con gli ex azionisti che consentano di chiudere la partita con il passato senza impattare contro l’invalicabile divieto di risarcimento diretto dello Stato. In secondo luogo, occorre che sia ripristinata una generale fiducia tanto nei confronti dei controllori quanto nei riguardi della governance finanziaria. E ciò passa giocoforza attraverso un profondo rinnovamento delle figure di riferimento. In terzo luogo, sembra di capire che il ruolo dei fondi (stranieri, come nel caso di Buffet, ma non solo) diverrà sempre più centrale. È quindi il senso della territorialità a mutare; la fortuna che l’attuale congiuntura favorevole stia sostenendo la struttura imprenditoriale (basti sfogliare le pagine de L’Economia di ieri) induce a credere che si possa e debba procedere su un doppio binario: per un verso, sanare i guasti del passato, ma soprattutto, per altro verso, riprogettare il futuro. La ricostruzione è già cominciata: è essenziale che se ne abbia piena consapevolezza, per non ripetere drammatici errori.