Corriere di Verona

Palazzi e Catullo La sferzata di Cariverona

Il piano per valorizzar­e gli immobili, le critiche sulla gestione del Catullo Il presidente Mazzucco: «Dobbiamo rappresent­are di nuovo una realtà attrattiva»

- Di Alessio Corazza

«Verona deve tornare capitale». È il messaggio di Alessandro Mazzucco, presidente di Fondazione Cariverona, che sta varando un piano «molto ambizioso» per la valorizzaz­ione del suo patrimonio immobiliar­e nel centro storico. Ancora critiche alla gestione «veneziana» del Catullo: «Ci aspettiamo di più».

VERONA Alessandro Mazzucco sottolinea più volte che «Verona è una capitale, purtroppo negli ultimi tempi lasciata un po’ a sé stessa». Capitale Verona lo è stata brevemente, dei regni dei Goti e dei Longobardi dopo la caduta dell’Impero Romano, oltre ad esser stata il cuore della Signoria Scaligera. Ma quello del presidente di Fondazione Cariverona non è un richiamo nostalgico. È, prima di tutto, una constatazi­one: «È un centro turistico, commercial­e, industrial­e, non conosco una città in posizione così strategica». È una linea programmat­ica: il «maxi-piano» per la valorizzaz­ione degli immobili Cariverona del centro storico sarà «estremamen­te ambizioso» e presuppone, quindi, una crescita conseguent­e della capacità di attrazione È, infine, uno sprone a chi controlla i gangli dello sviluppo: in particolar­e, Mazzucco non nasconde la sua insoddisfa­zione per la gestione «veneziana» dell’aeroporto Catullo, a suo modo avviso relegato in posizione marginale.

Valorizzar­e il centro

Con un masterplan allo studio Cariverona sta ripensando la vocazione dei suoi palazzi inutilizza­ti a Verona: un’ampia fetta di centro storico, che va da immobili storici di pregio a tutti gli uffici lasciati liberi da Unicredit dopo il trasferime­nto a Verona sud. Un totale di 90 mila metri quadri da valorizzar­e «in totale condivisio­ne con l’amministra­zione comunale sottolinea Mazzucco - L’obiettivo è il recupero dello stato di bellezza del nostro territorio, come abbiamo fatto per Vicenza che abbiamo trasformat­o negli ultimi anni, lo stesso vogliamo fare anche a Verona, già oggi un museo all’aperto». Accanto a immobili a chiara vocazione pubblica - su tutti Castel San Pietro e il palazzo del Capitanio - ce ne sono altri per cui Fondazione chiederà un cambio di destinazio­ne d’uso. Nuovi hotel, nuovi negozi? «Se scommettia­mo sull’aumento del turismo in città, è chiaro che devono aumentare l’ospitalità alberghier­a e le zone commercial­i», dice Mazzucco che, tuttavia , preferisce parlare di «infrastrut­ture» che servono per rendere Verona più «attrattiva».

Catullo, odi et amo

Per una città che vuole essere «attrattiva» non c’è infrastrut­tura più importante di un aeroporto. «Quando arrivai a Verona 26 anni fa, l’aeroporto era una delle cose che funzionava meglio. Purtroppo, da allora è stato un continuo declino», spiega Mazzucco. Le sue riserve sull’operato del management di Save, la società veneziana presieduta da Enrico Marchi che gestisce gli scali di Venezia, Treviso e Verona (attraverso una partecipaz­ione del 40,3 per cento) sono note. «Lo stanno trasforman­do in un low-cost, sta perdendo collegamen­ti, come Parigi. Il nuovo volo per San Pietroburg­o? L’economia veronese ha altre aspettativ­e. Una serie di voli che potevano arrivare a Verona sono stati invece dirottati su Venezia», sostiene. Cariverona ha una quota del 2,8 per cento del Catullo e viene da vista come il possibile polo aggregator­e di un fronte alternativ­o a Save. «Oggi la situazione è blindata dai patti parasocial­i spiega Mazzucco - Un domani vedremo. Ci vuole però una ferma volontà di agire. In ogni caso, Save non è il nemico. Ho detto in passato che ci aspettiamo di più da loro e lo confermo».

Il nuovo approccio di Cariverona, più attivo e spavaldo rispetto al passato, si riscontra non solo sul Catullo ma anche sulla gestione del portafogli finanziari­o. La Fondazione ha sì aderito lo scorso anno all’aumento di capitale di Unicredit ma, sottolinea Mazzucco, si tratta di «una partecipaz­ione storica in via di prudente dismission­e», quando i tempi saranno maturi (non prima di un anno): il prezzo delle azioni è quasi raddoppiat­o, ma quest’anno non saranno distribuit­i dividenti. L’obiettivo di medio termine è diversific­are il più possibile il patrimonio: oggi le azioni Unicredit (1,8 per cento del totale) pesano il 33 per cento sul portafogli. Diverso il discorso per Cattolica: ad aprile Cariverona ha investito circa 40 milioni, acquistand­o titoli a 7,25 euro in vedita dalla Popolare di Vicenza, investimen­to valorizzat­o dall’euforia conseguent­e al recente ingresso in società della finanziari­a di Warren Buffet. «Uno scoop finanziari­o del nostro direttore», sorride Mazzucco in direzione di Giacomo Marino. E poi c’è il sostegno a Banco-Bpm, che dà continuità all’impegno per «una storica banca del territorio», quale era la Popolare di Verona. «Auspichiam­o che non si limitino a crescere verso ovest, ma anche a est dove si va profilando un monopolio, che non è mai buona cosa», dice Mazzucco. Il riferiment­o è a Intesa, che ha acquisito le attività di Bpvi e Veneto Banca.

Il legame con Unicredit La nostra è una partecipaz­ione storica, in via di prudente dismission­e

 ??  ?? La quota dell’aeroporto Catullo 3% Quella di Cariverona è una partecipaz­ione minoritari­a, ma la Fondazione potrebbe aggregare il dissenso contro la gestione di Save
La quota dell’aeroporto Catullo 3% Quella di Cariverona è una partecipaz­ione minoritari­a, ma la Fondazione potrebbe aggregare il dissenso contro la gestione di Save
 ??  ?? mila metri quadrati 90 È la superficie totale degli immobili vuoti di Cariverona da valorizzar­e nel masterplan. Tra questi, spicca Castel San Pietro (foto)
mila metri quadrati 90 È la superficie totale degli immobili vuoti di Cariverona da valorizzar­e nel masterplan. Tra questi, spicca Castel San Pietro (foto)
 ??  ?? Al comando Da sinistra, il presidente Mazzucco e il dg Giacomo Marino
Al comando Da sinistra, il presidente Mazzucco e il dg Giacomo Marino

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy