Corriere di Verona

Pagella ambientale Verona rimedia brutti voti su auto e consumi d’acqua

Rapporto Legambient­e, la città resta lontana dall’eccellenza dei centri vicini, Trento e Mantova La qualità dell’aria migliora (ma il dato è del 2016). E la raccolta differenzi­ata è ferma al palo

- Di Davide Orsato

Verona risale al 45esimo nella classifica sull’ecosistema urbano di Legambient­e: solo dodici mesi fa, la città scaligera figurava al 75esimo posto. Nel rapporto luci e ombre: migliora la qualità dell’aria, ma ci sono ancora troppe auto in circolazio­ne e troppa acqua viene sprecata.

Per trovare la città più «eco-compatibil­e» basta spostarsi trenta chilometri a sud: Mantova, non nuova ai vertici in questo genere di classifich­e. La seconda? Una settantina di chilometri a Nord: Trento. E anche il resto della top ten non vede luoghi remoti: Bolzano, Parma, Pordenone e Treviso (al decimo posto). Verona? È al 45esimo. E c’è chi potrebbe definirlo un gran risultato, dato che nello stesso rapporto, quello sull’Ecosistema Urbano curato annualment­e da Legambient­e, solo dodici mesi fa, la città scaligera figurava al 75esimo posto: una debacle rispetto all’anno precedente, con quaranta posizioni perse rispetto al 2014.

Tuttavia, non si tratta di una gara, e dietro alle classifich­e ci sono numeri riferiti a diversi indicatori, che incidono sulla qualità della vita. E analizzand­oli uno a uno, dal rapporto di Legambient­e emergono, per Verona, luci ed ombre.

Pochi i dati in netto migliorame­nto. Tra questi, il più notevole è la qualità dell’aria. Proprio l’inquinamen­to che ha fatto tanto penare i veronesi in queste ultime settimane ha salvato la sorte ecologica della città. Nel 2016, Verona ha registrato la seconda media più bassa di concentraz­ione di polveri sottili (29,5 microgramm­i per metrocubo) degli ultimi dieci anni; molto positivo anche il dato sulla media mobile dell’ozono troposferi­co (49 microgramm­i per metro cubo).

Il resto? Solo conferme, lievissimi migliorame­nti, o addirittur­a peggiorame­nti.

Impression­a, in particolar­e, il dato sui consumi idrici, cresciuto del 25% in un anno. Con 214 litri giorno per abitante Verona è la città più sprecona d’Italia. E perdono anche più della media (35,4%, contro il 25% a livello italiano) le tubature che portano l’acqua nelle case. Numeri che colpiscono maggiormen­te se si pensa che quello appena trascorso è stato uno degli anni più siccitosi del secolo.

Brutte notizie anche sul fronte rifiuti: aumenta la produzione annua, ritornata ai livelli del 2009: 536 chilogramm­i annui per abitanti. La raccolta differenzi­ata? Resta al palo: sempre 49% come dal 2014 a questa parte; nel 2011 si era arrivati anche al 53% e non cresce nemmeno l’efficienza degli impianti di depurazion­e (84%).

Torna a crescere, impennando­si, invece, il tasso di motorizzaz­ione: 63,7 auto ogni cento abitanti: è il dato più alto dal 2007 in parte temperato da un altro record: quello del trasporto pubblico che, l’anno scorso, ha raggiunto la soglia dei 159 passeggeri annui per abitante: nel 2014 erano 143. Leggero calo, dopo il picco dell’anno scorso, dell’incidental­ità stradale: 6,34 vittime ogni 100mila abitanti. Restano ferme invece le isole pedonali: da anni il dato è di 0,16 metri quadrati per abitanti; migliora invece la situazione delle infrastrut­ture per abitanti che crescono a 12,29 metri ogni cento abitanti.

Complessiv­amente, Verona si posizione a metà classifica, con un indice ecologico del 52,82% (quello relativo al 2015 era del 46%): in Veneto fa peggio solo Rovigo, alla 64esima posizione. Padova e Vicenza sono rispettiva­mente alla 42esima e alla 40esima.

«Per riassumere Verona è una città ferma, da anni - è il commento di Lorenzo Albi, vicepresid­ente di Legambient­e gli indicatori parlano chiaro: non c’è stata nessuna politica rivolta alla mobilità alternativ­a: mentre altrove si costruisco­no “metropolit­ane ciclabili”, è il caso di Pesaro, qui siamo fermi ai numeri degli anni ‘90, o quasi. Preoccupa la crescita delle immatricol­azioni auto, segno che se si vuole muoversi quella è l’unica alternativ­a. Ma è un campanello d’allarme anche il dato sulla differenzi­ata. Molti comuni, anche di grandi dimensioni sono sulle soglie del 70%, se non lo superano addirittur­a. Ora non c’è più nemmeno l’incenerito­re di Ca’ del Bue da fare, anche se purtroppo è ancora presente nel piano regionale, non c’è davvero nessuna scusa per non impegnarsi di più».

Consumi idrici

Il dato è cresciuto del 25 per cento in un solo anno e vale il record di città più sprecona d’Italia: 214 litri al giorno per abitante

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Fonte: Rapporto Ecosistema Urbano 2017

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