Pagella ambientale Verona rimedia brutti voti su auto e consumi d’acqua
Rapporto Legambiente, la città resta lontana dall’eccellenza dei centri vicini, Trento e Mantova La qualità dell’aria migliora (ma il dato è del 2016). E la raccolta differenziata è ferma al palo
Verona risale al 45esimo nella classifica sull’ecosistema urbano di Legambiente: solo dodici mesi fa, la città scaligera figurava al 75esimo posto. Nel rapporto luci e ombre: migliora la qualità dell’aria, ma ci sono ancora troppe auto in circolazione e troppa acqua viene sprecata.
Per trovare la città più «eco-compatibile» basta spostarsi trenta chilometri a sud: Mantova, non nuova ai vertici in questo genere di classifiche. La seconda? Una settantina di chilometri a Nord: Trento. E anche il resto della top ten non vede luoghi remoti: Bolzano, Parma, Pordenone e Treviso (al decimo posto). Verona? È al 45esimo. E c’è chi potrebbe definirlo un gran risultato, dato che nello stesso rapporto, quello sull’Ecosistema Urbano curato annualmente da Legambiente, solo dodici mesi fa, la città scaligera figurava al 75esimo posto: una debacle rispetto all’anno precedente, con quaranta posizioni perse rispetto al 2014.
Tuttavia, non si tratta di una gara, e dietro alle classifiche ci sono numeri riferiti a diversi indicatori, che incidono sulla qualità della vita. E analizzandoli uno a uno, dal rapporto di Legambiente emergono, per Verona, luci ed ombre.
Pochi i dati in netto miglioramento. Tra questi, il più notevole è la qualità dell’aria. Proprio l’inquinamento che ha fatto tanto penare i veronesi in queste ultime settimane ha salvato la sorte ecologica della città. Nel 2016, Verona ha registrato la seconda media più bassa di concentrazione di polveri sottili (29,5 microgrammi per metrocubo) degli ultimi dieci anni; molto positivo anche il dato sulla media mobile dell’ozono troposferico (49 microgrammi per metro cubo).
Il resto? Solo conferme, lievissimi miglioramenti, o addirittura peggioramenti.
Impressiona, in particolare, il dato sui consumi idrici, cresciuto del 25% in un anno. Con 214 litri giorno per abitante Verona è la città più sprecona d’Italia. E perdono anche più della media (35,4%, contro il 25% a livello italiano) le tubature che portano l’acqua nelle case. Numeri che colpiscono maggiormente se si pensa che quello appena trascorso è stato uno degli anni più siccitosi del secolo.
Brutte notizie anche sul fronte rifiuti: aumenta la produzione annua, ritornata ai livelli del 2009: 536 chilogrammi annui per abitanti. La raccolta differenziata? Resta al palo: sempre 49% come dal 2014 a questa parte; nel 2011 si era arrivati anche al 53% e non cresce nemmeno l’efficienza degli impianti di depurazione (84%).
Torna a crescere, impennandosi, invece, il tasso di motorizzazione: 63,7 auto ogni cento abitanti: è il dato più alto dal 2007 in parte temperato da un altro record: quello del trasporto pubblico che, l’anno scorso, ha raggiunto la soglia dei 159 passeggeri annui per abitante: nel 2014 erano 143. Leggero calo, dopo il picco dell’anno scorso, dell’incidentalità stradale: 6,34 vittime ogni 100mila abitanti. Restano ferme invece le isole pedonali: da anni il dato è di 0,16 metri quadrati per abitanti; migliora invece la situazione delle infrastrutture per abitanti che crescono a 12,29 metri ogni cento abitanti.
Complessivamente, Verona si posizione a metà classifica, con un indice ecologico del 52,82% (quello relativo al 2015 era del 46%): in Veneto fa peggio solo Rovigo, alla 64esima posizione. Padova e Vicenza sono rispettivamente alla 42esima e alla 40esima.
«Per riassumere Verona è una città ferma, da anni - è il commento di Lorenzo Albi, vicepresidente di Legambiente gli indicatori parlano chiaro: non c’è stata nessuna politica rivolta alla mobilità alternativa: mentre altrove si costruiscono “metropolitane ciclabili”, è il caso di Pesaro, qui siamo fermi ai numeri degli anni ‘90, o quasi. Preoccupa la crescita delle immatricolazioni auto, segno che se si vuole muoversi quella è l’unica alternativa. Ma è un campanello d’allarme anche il dato sulla differenziata. Molti comuni, anche di grandi dimensioni sono sulle soglie del 70%, se non lo superano addirittura. Ora non c’è più nemmeno l’inceneritore di Ca’ del Bue da fare, anche se purtroppo è ancora presente nel piano regionale, non c’è davvero nessuna scusa per non impegnarsi di più».
Consumi idrici
Il dato è cresciuto del 25 per cento in un solo anno e vale il record di città più sprecona d’Italia: 214 litri al giorno per abitante