Mose, 200 dipendenti della Mantovani a rischio Il verdetto oggi a Roma
Duecento persone appese a un filo. I rinvii sono finiti, sono cominciati il 3 ottobre, ma nonostante sia passato un mese l’accordo ancora non c’è. La corsa contro il tempo per evitare il licenziamento di 102 dipendenti della Mantovani, che da un anno sono in cassa integrazione straordinaria insieme ad altri duecento colleghi è arrivata al capolinea. «Confido nel buon senso di tutti», si limita a dire l’amministratore delegato dell’azienda Maurizio Boschiero, poche ore prima dell’incontro previsto a Roma con sindacati e ministero del Lavoro.
L’obiettivo è di prorogare la cassa integrazioni di altri nove mesi, il tempo necessario per poter avere i soldi che Mantovani aspetta dal Consorzio Venezia Nuova (venti milioni) per cui ha presentato un decreto ingiuntivo al giudice, e vedersi assegnata quei lavori previsti nel completamento delle dighe mobili. L’azienda infatti già a giugno aveva denunciato pubblicamente che il sesto atto aggiuntivo della convenzione sul Mose — firmata tra i commissari del Cvn e il Provveditorato che metteva più opere a gara — le avrebbe tolto una serie di cantieri aggravando una crisi già pesante, dovuta alla difficoltà di conquistare nuovi appalti. «La revoca dei lavori mette in discussione anche l’intero piano industriale per il rilancio dell’azienda», aveva denunciato Boschiero, che potrebbe avere il suo primo drammatico epilogo oggi con il licenziamento di duecento persone: i 102 per cui è aperta la trattativa e un altro centinaio. La procedura di mobilità per i 102 lavoratori è stata aperta da tempo, ma in nessuno degli incontri precedenti è stata trovata una via di uscita. La garanzia secondo la Mantovani sarebbe costituita da i cento milioni di lavori del Mose ancora in sospeso. L’azienda in Italia ha cantieri al porto di Napoli, all’orizzonte c’è anche l’autostrada RagusaCatania, ma soprattutto lavora all’estero tra Giordania, Tanzania e Romania dove è impiegata forza lavoro quasi esclusivamente locale ed è quindi impossibile la ricollocazione dei lavoratori.
Mantovani nei giorni scorsi , per cercare di sbloccare la situazione e incassare parte dei soldi di cui è creditrice, ha presentato al tribunale di Venezia una richiesta di decreto ingiuntivo da 20 milioni di euro, che ora dovrà essere valutata dal giudice. In mezzo l’azienda ha scritto una lettera ai commissari Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola e al provveditore alle opere pubbliche Roberto Linetti, preannunciando lo stop dei propri cantieri del Mose, fino a quando questi soldi non saranno pagati. In realtà i debiti raggiungerebbero i 40 milioni, la richiesta presentata si ferma a metà, così come aveva chiesto nella diffida inviata al Consorzio Venezia Nuova in cui chiedeva il pagamento almeno di una parte della cifra per poter garantire il pagamento dei lavoratori. Intanto gradualmente gli operai abbandoneranno i cantieri, dopo averli messi in sicurezza, e resterà esclusivamente una piccola pattuglia per tenerli sotto controllo.