Save: «Sul Catullo piani trasparenti» Ma con Cariverona è dialogo tra sordi
Nuovo atto nella guerra sull’aeroporto. Il primo dicembre incontro decisivo in Camera di Commercio
Giunti al quarto giorno di confronto - ma sarebbe più corretto dire di scontro - tra Fondazione Cariverona e Save sul futuro dell’aeroporto Catullo, le posizioni non accennano ad ammorbidirsi.
Una nuova nota ieri della società veneziana, che detiene il 40 per cento dello scalo veronese ma ne governa direttamente gestione e sviluppo - contiene una nuova serie di «puntualizzazioni» alle critiche espresse dal presidente di Cariverona Alessandro Mazzucco che, in definitiva, si è detto insoddisfatto del lavoro fatto finora da Save a Verona nonché privato degli strumenti (dati, piani industriali ecc.) per giudicarne davvero le intenzioni future.
A Mazzucco che ha lamentato un calo del traffico sul Catullo dal 2007 al 2016 del 20 per cento, la società presieduta da Enrico Marchi ribatte che «il primo anno completo di gestione Save è stato il 2015»; che a fronte di una situazione «disastrosa», Save ha investito oltre 30 milioni «a differenza della Fondazione Cariverona», riferimento alla mancata partecipazione all’ultimo aumento di capitale; che già nel 2015 il bilancio è tornato «finalmente in attivo» e nel 2016 si è assistito ad un «primo importante recupero del traffico incrementato». Quanto all’altra principale lagnanza di Mazzucco, quella di non aver mai fornito un’«informazione documentata e corretta sul business plan», la società di Marchi ribatte che il piano di sviluppo è «trasparente e tangibile» e ricorda o gli incontri tenuti a Verona (il 2 dicembre 2016 con gli azionisti, il 5 maggio scorso nella sede della Fondazione) in cui è stato illustrato nel dettaglio.
C’è poi un’ulteriore punto da menzionare, che ci avvicina al vero nodo del contendere. «Save - si legge nella nota - non è a conoscenza di un “ruolo attivo sul tema aeroporto” che, a detta del presidente Mazzucco, gli enti locali avrebbero assegnato alla Fondazione. Qualora arrivasse la comunicazione, Save ne terrà debito conto». È come se qui Marchi si chiedesse conto delle regole di ingaggio della Fondazione, volesse capire fino a che punto è disposta ad arrivare in questo braccio di ferro, se e come punti a mettere Save nell’angolo. Cariverona, oggi, ha una quota inferiore al 3 per cento. La maggioranza è nelle mani di Aerogest, che raggruppa i soci pubblici veronesi e trentini, con il 47 per cento, anche se gli accordi prevedono che sia Save, che gestisce direttamente gli scali di Venezia e Treviso, a comandare.
Per quanto tempo potrà continuare questa ambiguità? Marchi da tempo dice di voler conquistare l’80-90 per cento del Catullo: si sta creando una cordata alternativa sotto i suoi occhi? Dall’altra parte, è del tutto evidente che Fondazione Cariverona, per tutta una serie di ragioni, non si fida delle rassicurazioni di Marchi su investimenti e strategie del Catullo. Da qui l’insistente richiesta di «piani certi» sull’aeroporto veronese. Quelli che non si trovano, ad esempio, nel prospetto informativo per la recente Opa su Save che, a onor del vero, non controllando formalmente il Catullo e quindi non avendone il bilancio nel suo consolidato, non ha obblighi in proposito. Ma un altro snodo, di cui si parla poco, è lo scalo di Montichiari, la cui concessione fa capo alla Catullo: alcune indiscrezioni di contatti tra Marchi e i vertici di Sacbo (la società che controlla l’aeroporto di Orio al Serio) che hanno per oggetto il futuro dell’aeroporto bresciano sono state sufficienti a gettare nuove ombre sulle reali intenzioni dei veneziani. E i 65 milioni di euro di investimenti promessi entro il 2019? Marchi dice che la tabella di marcia viene rispettata, Cariverona dice di non saperne nulla e, in ogni caso, vorrebbe che una quota consistente di quei soldi fosse spesa per rafforzare le rotte dal Catullo. L’impressione di via Forti è che al di là dei nuovi voli low-cost, a Verona arrivino solo le briciole di Venezia.
Per adesso, le posizioni sembrano inconciliabili, un classico dialogo tra sordi. Marchi e Mazzucco si incontreranno in Camera di Commercio di Verona il prossimo primo dicembre, all’assemblea convocata da Aerogest. Potrebbe essere l’occasione del chiarimento o quella che segna la frattura definitiva.