Tredici anni di soprusi, botte e violenza sessuale Marito condannato: carcere e risarcimento
In tredici anni di soprusi e vessazioni, le aveva concesso anche una tregua di un anno e mezzo circa. Ma non si era trattato certo di «buon cuore». Perché a impedirgli di umiliarla quotidianamente davanti ai figli, di minacciarla e di picchiarla era stato solo ed esclusivamente il fatto di trovarsi in carcere per vari reati tra i quali anche una violenza sessuale. E infatti, nell’ottobre del 2013, quando era uscito aveva ripreso le sue vecchie abitudini finalizzate alla «costante demolizione della figura materna». Un comportamento che ieri gli è costato quattro anni e mezzo di condanna davanti al giudice Paola Vacca. L’uomo, un marocchino di 57 anni, dovrà anche risarcire di 15mila euro per i danni morali l’ex moglie che nel settembre del 2014 aveva trovato il coraggio di ribellarsi definitivamente chiedendo di essere ospitata in una struttura protetta insieme ai quattro figli minorenni. «Maltrattava la moglie (costituitasi parte civile, ndr) tenendo abitualmente comportamenti psicologicamente e fisicamente violenti e vessatori - riportava il capo d’imputazione -,proferendo continue minacce di morte senza alcuna apparente ragione, imponendo condizioni di vita deprivanti, impedendo l’accesso al salotto dove trascorreva le giornate, percuotendo in numerosissime occasioni la donna , cagionandole delle lesioni e costringendola a ricorrere alla cure mediche, insultandola e sputandole addosso alla presenza dei figli».
A parere dell’accusa, il padre-padrone avrebbe alzato le mani anche contro i bambini, ma il giudice non ha ritenuto provate tali tesi e l’ha assolto per quel che riguardava le contestazioni nei confronti dei minori. Solo nel settembre del 2014, al culmine dell’ennesimo exploit di violenza, la poveretta aveva trovato il coraggio di reagire e di denunciarlo, portando alla luce un incubo iniziato nel 2001. E di iniziare una nuova vita con i suoi quattro bambini.