Mirenda: il trasferimento del giudice è realtà Dopo la protesta pubblica «contro un sistema carrieristico» va ad occuparsi di detenuti
Per l’ufficialità si attende solamente la pubblicazione dei prossimi Bollettini Ufficiali del Ministero della Giustizia, a metà o fine mese.
Ma alla fine, l’annunciata (e clamorosa) decisione del giudice Andrea Mirenda diventerà realtà: l’ormai ex presidente della sezione fallimentare prenderà servizio all’ufficio di magistrato di sorveglianza.
«Vado ad occuparmi degli ultimi della terra, da ultimo dei magistrati» aveva scritto il giudice a fine luglio sulla propria bacheca Facebook. E il plenum del Csm nelle scorse settimane ha dato il via libera alla sua domanda di trasferimento: resterà all’ex Mastino ma non si occuperà più di imprese per andarsi ad occupare dei detenuti. Una scelta «inusuale» annunciata dopo le nomine dei presidenti di Tribunale di Pordenone e Rovereto e del Procuratore di Napoli, nomine che avevano scatenato il dibattito.
«Dopo 32 anni la scelta è fatta. Ed è nel senso di un gesto controcorrente, di composta protesta verso un sistema giudiziario improntato oramai ad un carrierismo sfrenato, arbitrario e lottizzatorio, che premia i sodali, asserve i magistrati alle correnti, umilia la stragrande maggioranza degli esclusi e minaccia l’indipendenza dei magistrati con la lusinga della dirigenza o la mortificazione di una vita da travet» Trasferito il giudice Andrea Mirenda
aveva denunciato pubblicamente Mirenda.
«Lascio un posto semidirettivo di prestigio, dove avrei potuto restare ancora per anni, per andare ad occuparmi degli ultimi della terra, da ultimo dei magistrati» era l’annuncio. Protesta condivisa e sostenuta dalla sezione scaligera dell’Associazione Nazionale Magistrati che anche nella riunione di fine settembre aveva votato quasi all’unanimità la proposta di «incarichi semi-direttivi a rotazione» tra i magistrati, con l’obiettivo di evitare distorsioni correntizie nel momento della scelta degli uffici giudiziari.
Da Verona era stata rilanciata l’idea di una turnazione delle presidente delle varie sezioni dei tribunali e dell’incarico di procuratore aggiunto per consentire a tutti i magistrati di «sperimentare l’onere di un incarico semidirettivo evitando nomine “facilitate”».