FRUTTI STRANI TUTTE LE NUOVE RICETTE
L’ultimo libro dello scrittore veronese Morello Pecchioli spiega al pubblico come valorizzare i prodotti della terra oggi poco noti, come la ciliegia bianca, la cotogna (metà mela e metà pera), la giuggiola da cui deriva il famoso brodo
C’era una volta il brolo. Cos ì cominc ia il nuovo libro del giornalista e scrittore veronese Morello Pecchioli, «I frutti dimenticati. Conoscere e cucinare prodotti antichi, insoliti e curiosi» (199 pagine, 14,90 euro), pubblicato per i tipi di Gribaudo.
Il brolo, racconta Pecchioli, come ama definirsi un «archeogastronomo che fa il pendolare tra il presente e il passato», era «un orto magico e misterioso in cui crescevano dec ine d i p iante che producevano frutti fantastici di tutti i colori e di tanti sapori». Pecchioli ricorda che il brolo era circondato da un muro di sassi e che a custodire quel piccolo paradiso terrestre c’era un “gigante egoista”, che preferiva lasciar cadere i frutti piuttosto che finissero nelle mani dei bambini delle famiglie povere.
Oggi quei muri sono stati abbattuti, sono spariti anche i giganti e con la tradizione del brolo sono spariti anche i frutti. Una ricerca della Coldiretti dice che alla fine del XIX secolo si contavano 8 mila varietà di frutti. Oggi se ne contano appena 2 mila, quattro volte meno.
Così, dopo aver pubblicato, sempre per Gribaudo, un libro Delizie
Il budino, il petto d’anatra al melograno e le confetture di more sulle verdure dimenticate, Pecchioli ha fatto ulteriori ricerche bibliografiche, ha coinvolto un esperto come il professor Daniele Zanini, docente, naturalista e botanico, e ha dato alle stampe un altro elegante volume dedicato questa volta ai «frutti dimenticati», a quelle varietà che i nostri nonni trovavano facilmente sulle piante, che i nostri genitori ri-
cordavano di aver mangiato da bambini e che la nostra generazione non ha mai sentito nominare. O quasi. Ecco allora
l’anguria di Bagnacavallo, riscoperta grazie, dice la leggenda, a una famiglia di romagnoli emigrati in Canada, che portarono oltreoceano i semi di questa pianta. C’è poi la biricoccola, nata da un incrocio avvenuto fra Seicento e Settecento fra l’albicocca proveniente dall’Armenia con le susine.
È passata alla storia per una
canzone dello Zecchino d’oro edizione 1974, «La ciribiricoccola». Pecchioli parla della carruba o del chinotto, di cui il 99 per cento conosce una bevanda un tempo molto in voga e di cui sempre il 99 per cento ignorava che fosse originato da un frutto, arrivato in Liguria dalla Cina (da cui il nome) o più probabilmente nato nell’area mediterranea come maturazione dell’arancio amaro. Sfogliando le pagine del libro, scopriremo il Calimero delle ciliegie, la ciliegia bianca, o la Cotogna, metà mela e metà pera, il fico d’India o la giuggola, da cui si ricava il famoso “brodo”. Come per il libro sulle verdure dimenticate, a ogni frutto, ce ne sono quaranta, corrisponde una ricetta che lo esalta e lo valorizza. Gusteremo il
gazpacho con melone serpente, l’insalatona golosa di tortarello, il maraschino, le corniole in salamoia o la confettura di rosa canina. A curare le ricette è lo chef vicentino Dimitri Mattiello, giovane e creativo chef del ristorante Dimitri di Altavilla Vicentina.