«Bello tornare a lavorare nella mia Verona La priorità? Sono gli abitanti della città»
Il capo della polizia scaligera: «Ho già parlato con il prefetto»
Come le hanno scritto le sue due figlie, «mamma ritorna a casa». E «casa», per Ivana Petricca, è Verona. Qui ha la residenza, qui vive la sua famiglia. Il nuovo questore dice che non «è un ritorno, perché non me ne sono mai andata». E sul fatto di essere la prima donna che non solo a Verona ma in Veneto arriva ai vertici della polizia di Stato, taglia corto. «Smettiamola con questa storia. I tempi sono cambiati. Queste cose sono poco importanti, non ci sono distinzioni di sesso...».
La priorità Fondamentale per me è la collaborazione con gli abitanti
VERONA Non è un «rimpatrio». Perché non c’è mai stata una partenza, ma solo un «allontanamento». E come le hanno scritto le sue due figlie, «mamma ritorna a casa». E «casa», per Ivana Petricca, è Verona. Chi la conosce bene la definisce una «tosta». Ma come tutti i «tosti», anche il nuovo questore sa dove sono piantate le radici. E se le sue sono state battezzate ad Anticoli Corrado provincia di Roma dove è nata, hanno germogliato e attecchito a Verona. Qui ha la residenza, nonostante il «nomadismo» dettato da una professione in cui l’equilibrio tra la vita privata e il lavoro è sottile come una bava. Qui vive la sua famiglia, marito e tre figli. Qui è sempre tornata,da sette anni a questa parte, quando prima il corso di alta formazione per funzionari e ufficiali della polizia di Stato, poi l’incarico di direttore dell’ufficio studio e programmi al dipartimento di pubblica sicurezza a Roma e poi di questore a Pavia dal 2 maggio 2013, glielo hanno permesso. Da giovedì è stata incoronata questore di Verona, al posto di Enzo Giuseppe Mangini nominato dirigente generale di pubblica sicurezza, con incarico al ministero dell’Interno, come consigliere. «Tutta la mia vita è a Verona - dice il nuovo capo della polizia scaligera - la mia famiglia è veronese. Nonostante la lontananza che possono aver provato le mie figlie, il mio non è un ritorno perché non sono mai andata via...».
Questore Petricca, non sarà un ritorno, ma la sua nomina è stata vista da molti anche come l’arrivo del primo questore donna non solo a Verona, ma in tutto il Veneto...
«Che diamine, smettiamola con questa storia. Me la sono sentita dire pure quando sono arrivata a Pavia.. “il primo questore donna”, anche in Lombardia e poi ce ne sono state altre tre. Non sopporto queste distinzioni. Non me lo devono proprio dire che sono il “primo questore donna”. Chi pensa di fare un favore alle donne sottolineando questi aspetti, in realtà fa sessismo. Distingue. I tempi sono cambiati. Queste cose sono poco importanti, non ci sono distinzioni di sesso...».
A differenza che con altri, a lei non serve chiedere se conosce la città...
«Quando ho saputo la mia nuova destinazione è stata una sensazione assolutamente piacevole... Meglio di così non poteva andare, anche se in realtà sul fronte lavorativo è da sette anni che non frequento Verona. Conosco alcune cose, altre, dal punto di vista professionale, le devo ovviamente approfondire».
Quali sono le priorità per lei come questore?
«È fondamentale il rapporto con i cittadini. Lo è sempre stato, anche a Pavia. Ma lo è anche quello con le istituzioni. Già stamattina (ieri per chi legge, ndr) mi sono sentita con il prefetto Salvatore Mulas. Non voglio ancora stilare una lista, voglio prima incontrare tutte le istituzioni, sentire, capire. Poi darò delle priorità, anche in base ai dati della questura. In realtà è un rapporto - quello con la città e quello con i poliziotti - tutto da ricostruire. Ma fondamentale per me è la collaborazione con gli abitanti, cosa a cui ho sempre tenuto, anche a Pavia».
Ufficialmente prenderà servizio il 20 novembre...
«E avrò il piacere di rivedere tanti colleghi con i quali ho lavorato fino a sette anni fa e che ritroverò a Verona. Perché magari superficialmente le cose non sono cambiate più di tanto, ma con il tempo e le esperienze a cambiare sono le persone... E poi ammetto che quel messaggio delle mie figlie sul ritorno a casa, mi ha commosso. Perché anche se mio figlio è stato con me a Pavia per frequentare l’università, loro mi sono mancate. Il nostro è un lavoro duro, che ti mette a contatto con realtà drammatiche. Il loro essere giovani, la loro spensieratezza, sono una sorta di unguento. Condividere la giornata con loro è un’altra cosa»... Perché non vuole distinzioni sul fatto di essere donna, il questore Petricca. Ma essere mamma è un’altra cosa...