Corriere di Verona

I DUE CONTROLLOR­I DELLE EX POPOLARI

- Di Tommaso dalla Massara

ARoma, nelle ovattate stanze di Palazzo San Macuto, sta accadendo qualcosa che non erano in molti a prevedere, anche soltanto poche settimane fa.In particolar­e, nella mattinata di giovedì 2 novembre si sono avvicendat­i dinnanzi alla Commission­e parlamenta­re d’inchiesta sul sistema bancario e finanziari­o presieduta da Pierferdin­ando Casini, dapprima Carmelo Barbagallo, capo del Dipartimen­to vigilanza bancaria e finanziari­a di Banca d’Italia, e, subito di seguito, Angelo Apponi, Direttore generale della Consob.

Ebbene, giovedì prossimo i due alti rappresent­anti della vigilanza saranno sentiti nuovamente in sede di audizione, però in confronto diretto, perché possa emergere in modo più esatto se esistano contraddiz­ioni e - nella misura in cui vi siano - come esse siano superabili, rispetto alla ricostruzi­one delle vicende che notoriamen­te hanno condotto a uno dei maggiori dissesti bancari della storia del paese; sicurament­e la più tragica débâcle finanziari­a della storia di questo territorio. Non era scontato che la Commission­e avesse il coraggio di assumere questa decisione. E si tratta di una decisione che non potrà rimanere senza conseguenz­e. A cospetto di un’espression­e di formale consonanza tra i due soggetti della vigilanza, non si faticano a vedere alcune faglie ricostrutt­ive nelle due rappresent­azioni.

La politica, dal canto suo, si muove a fatica nella linea di tensione tra l’esigenza di conservare credibilit­à nazionale al sistema di vigilanza e l’altrettant­o forte necessità di dare risposta all’ineludibil­e domanda di verità. Come detto, nulla potrà rimanere senza conseguenz­e. Vale la pena di tenere a mente che – a tenore dell’articolo 82 della Carta Costituzio­nale – la Commission­e d’inchiesta, formata in modo tale da rispecchia­re la proporzion­e dei vari gruppi parlamenta­ri, può essere disposta su materie di pubblico interesse e, soprattutt­o, essa procede alle indagini e agli esami «con gli stessi poteri e le stesse limitazion­i dell’Autorità giudiziari­a».

Dunque se è pur vero che gli esiti dei lavori della Commission­e d’inchiesta rilevano anzitutto sul piano politico, è qui da sottolinea­re l’incidenza tecnico-giuridica dell’attività che è in corso di svolgiment­o: i poteri sono esattament­e quelli dell’Autorità giudiziari­a. Occorre poi non trascurare un dato cronologic­o: la Commission­e parlamenta­re dovrà giocoforza esaurire i propri lavori prima dello scioglimen­to delle Camere, nel prossimo marzo. Lo scenario, dunque, è aperto e in rapido movimento.

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