Indifferenza e bassa resa economica: il car sharing chiude dopo soli due anni
L’Aci archivia l’esperimento. L’assessore Zanotto rilancia: «Auto elettriche e percorsi più ampi»
Il car sharing, a Verona, ha le ore contate. O almeno i giorni. La giunta comunale ha ricevuto nelle scorse settimane la richiesta di troncare in anticipo l’esperimento di noleggio-auto, a ore, in città. Il tema è stato già affrontato in una riunione di giunta, e nel corso della prossima settimana ci sarà un incontro dell’assessore alla Mobilità, Luca Zanotto, coi vertici dell’Automobil Club (per la precisione, con Aci Global spa) che gestisce il servizio. Ma il risultato è scontato: troppo pochi gli iscritti (circa un migliaio), troppo limitato l’uso chilometrico, troppo bassa la resa economica. Forse si prolungherà il contratto fino a fine anno, dopo di che, si chiude.
A Verona il car-sharing era nato il 24 aprile 2015, e consentiva di «prelevare» un’auto in un punto della città avendo diritto al libero transito all’interno della Ztl, alla sosta gratuita e senza limiti di tempo nei parcheggi a strisce blu e giallo/blu destinati ai residenti, dimoranti e ad attività alberghiere e extra alberghiere nonché alla sosta in appositi spazi riservati. Per rafforzare il servizio, ACI Global, in collaborazione con il Comune e l’Automobile Club di Verona, aveva poi ampliato la copertura di area, aumentando i mezzi con 20 auto aggiuntive e l’introduzione di un nuovo modello di prenotazione delle vetture. Ma evidentemente non è bastato.
Il car sharing, o «auto condivisa», funziona previa iscrizione e registrazione su di un apposito portale Internet. In questo modo si ottiene una tessera magnetica che serve come chiave per aprire le vetture, per poi lasciare la macchina in qualsiasi stallo dedicato al car sharing, indicando la posizione con un’apposita app. Il servizio costa 39 centesimi al minuto quando l’auto è in viaggio; 5 centesimi se invece l’auto è in sosta. Il tetto massimo di spesa per le 24 ore è di 49 euro.
Tutto questo sta appunto per finire. Ma l’assessore Zanotto non intende darsi per vinto, e annuncia che si sta già pensando a un servizio analogo, modernizzato, probabilmente più legato all’uso di auto elettriche ma anche con percorsi più ampi, che non siano praticamente limitati quasi solo al centro storico.
Va anche aggiunto che, secondo un’inchiesta del mensile Quattroruote, le quattro principali aziende che operano in Italia in questo settore hanno contabilizzato una perdita di 27 milioni di euro su un totale di 48 milioni di fatturato, con una perdita secca di 4.700 euro per auto. Secondo Quattroruote le perdite «stanno negli investimenti rilevanti, che si accompagnano a costi di gestione non indifferenti», che includono manutenzione e riparazione delle vetture. Lo stesso mensile specializzato aggiunge peraltro che «il car sharing sarà determinante in futuro, soprattutto perché la proprietà dell’auto è destinata a perdere di importanza, tanto che al Salone di Francoforte Dieter Zetsche, numero uno di Daimler, ha presentato la Smart EQ Vision, il prototipo elettrico a guida autonoma del domani, anticipandolo come un modello che si potrà condividere, Arrivato in Italia nel 2001, il car sharing è un servizio di mobilità urbana in cui gli utenti noleggiano il veicolo per un periodo di tempo, pagando in base all’utilizzo effettuato ma che non possedere».
Secondo altri dati, peraltro, il servizio di car sharing sarebbe in crescita in molte città. L’associazione Urbi ha reso noto nel marzo scorso che sono stati 5.030 i veicoli coinvolti in un semestre nel car sharing in Italia, con 4.265.000 prenotazioni ed una crescita del 35 per cento. A Verona, evidentemente, qualcosa non ha funzionato. Vedremo nelle prossime settimane se, come l’araba fenice, sarà in grado di rinascere dalle proprie ceneri, e rimettersi in moto anche sulle nostre strade. si potrà