Oltre al divorzio, il dispetto: «oscurata» la regia di Valerio
VERONA Come tutti i divorzi «cattivi», si finisce anche a…dispetti. E un episodio rivela in queste ore l’astio e la tensione esistenti nella separazione tra il Teatro Stabile del Veneto e la Fondazione Atlantide (Teatro Nuovo). Vi abbiamo raccontato ieri della brusca rottura tra i veneziani di Angelo Tabaro e i veronesi di Paolo Valerio. Ma un dettaglio, apparentemente secondario, rivela a che livello sia arrivato lo scontro (in attesa di esplodere anche nei tribunali). Proprio mercoledì sera, Paolo Valerio debutterà al Teatro Verdi di Padova col più classico dei classici goldoniani. Indovinate un po’ il titolo: sì, proprio «Le baruffe chiozzotte», neanche a farlo apposta. Sarà l’ultima collaborazione tra il Teatro Stabile e lo stesso Valerio. E sarà anche lo spettacolo di apertura della stagione teatrale padovana. Ma ecco la…stranezza. A decine di vip, in queste ore, è arrivato l’invito per quello spettacolo: un invito che riporta il titolo e l’autore della celeberrima commedia, ma neppure una notizia in più. Il regista (che è Paolo Valerio)? Non si sa. Gli
interpreti? Chissà chi lo sa… Un po’ come se l’Arena annunciasse un’Aida allestita non si sa come e interpretata non si sa da chi. Il classico «dispetto» tra divorziandi rancorosi, insomma. Che è solo il primo atto di una vicenda che si trascinerà a lungo, tra avvocati e giudici, codici e pandette. «Purtroppo - commenta Valerio - anche questo piccolo dettaglio sintetizza la sensibilità e il rispetto che persone, lontane anni luce dall’arte, hanno per il teatro e per le donne e gli uomini che tutti i giorni, con amore e passione, lo vivono». Un brutto «finale di partita». E la conclusione peggiore per un progetto culturale su cui, in Veneto, s’era in passato puntato molto». (l.a.)