Ex popolari, Zonin pronto a farsi ascoltare in commissione
I legali: «Va, se chiamato». Casini: «Confronto Bankitalia-Consob necessario»
L’ex presidente di Bpvi, Gianni Zonin, pronto a farsi sentire dalla commissione parlamentare sulle banche. L’elemento nuovo si aggiunge a cavallo di due settimane decisive negli approfondimenti che la commissione bicamerale sta conducendo su Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Nella settimana conclusa, le audizioni del capo della vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, e del direttore Consob, Angelo Apponi. Non senza zone d’ombra, nei rapporti tra le due authority, con l’accusa di Consob a Bankitalia di non aver trasmesso tutto, ad esempio sui meccanismi con cui le banche gonfiavano i prezzi delle azioni.
Due verità opposte, al punto che giovedì ci sarà il bis, stavolta con i due dirigenti ascoltati insieme, all’americana. Il prologo, martedì, con l’audizione dei commissari liquidatori delle due venete, guidati da Fabrizio Viola. «Tra Banca d’Italia e Consob un confronto s’impone - ha confermato ieri a Firenze, dopo l’incontro con il segretario del Pd, Matteo Renzi, il presidente della commissione, Pierferdinando Casini -. Abbiamo registrato incongruenze e visioni diverse, credo sia nell’interesse di tutti arrivare alla verità con un accertamento preciso del quadro delle responsabilità. Non significa prefigurare le conclusioni ma avere chiarezza: è necessario».
Proprio su questo fronte, la commissione non ha ancora deciso se ascoltare anche gli ex vertici delle venete. Sono indagati, è l’obiezione. Necessario comunque per formare un quadro complessivo, secondo ad esempio il deputato di Scelta civica, Enrico Zanetti. In ogni caso già l’ex presidente di Bpvi, Gianni Zonin, fa capire di esser disponibile a farsi ascoltare dalla commissione. «Se l’ex presidente di Bpvi verrà chiamato a Roma per l’audizione in commissione ci andrà di sicuro - fanno sapere i suoi legali -. La sua è sempre stata una linea collaborativa. Due volte si è presentato spontaneamente davanti ai pm che conducono l’inchiesta a Vicenza e una terza è stato convocato dalla procura ed è andato».
D’altra parte, a ben vedere, non mancano gli elementi usciti che risultano favorevoli alla linea difensiva di Zonin. Anche nella relazione letta da Barbagallo in commissione parlamentare. Come quando il capo della vigilanza ha sostenuto che «le criticità emerse per le due banche venete sono riconducibili, in ultima istanza, all’inadeguatezza del loro governo societario e, in tale ambito, all’autoreferenzialità dei manager». Detto per Bpvi appare meno scontato che per Veneto Banca e suona come una lettura che vede più grave la posizione dell’ex manager Samuele Sorato rispetto a quella di Zonin. E dice ancora Barbagallo: «In termini quantitativi, il fattore che più ha determinato l’abbattimento del patrimonio dei due intermediari è stato il deterioramento della qualità del credito. I crediti deteriorati sono derivati in gran parte dagli effetti della crisi economica sulle imprese affidate e dalla volontà della banca di sostenere il territorio». Zonin non ha usato in passato parole molto diverse.