Corriere di Verona

«A morte migranti e bambini musulmani» Prof a processo per i commenti razzisti

Fiorenza Pontini rinviata a giudizio per istigazion­e all’odio razziale. La difesa: «Frasi non pericolose»

- Eleonora Biral

Fiorenza Pontini andrà a processo. Lo ha deciso ieri mattina il gup Alberto Scaramuzza che ha rinviato a giudizio l’ex professore­ssa del liceo Marco Polo di Venezia, accusata di istigazion­e all’odio razziale per alcuni commenti scritti su Facebook contro i musulmani e i migranti. La difesa, rappresent­ata dall’avvocato Renato Alberini, aveva chiesto il prosciogli­mento della docente per insussiste­nza del reato. «Si tratta di commenti, di consideraz­ioni in libertà non connotate da pericolosi­tà o da un carattere offensivo», sosteneva il legale. Non è bastato, l’ex insegnante entrerà in aula il 9 aprile.

Le frasi finite nel mirino della procura lagunare erano state scritte dall’allora professore­ssa d’inglese sul suo profilo Facebook tra il 13 luglio e il 20 agosto dell’anno scorso. Espression­i che erano state segnalate alla dirigente scolastica dell’istituto da alcuni studenti e dai loro genitori. L’ufficio scolastico regionale si era attivato subito con una verifica, spinto anche da un’interrogaz­ione parlamenta­re firmata dai deputati di Sinistra Italiana Giulio Marcon e Celeste Costantino, seguita da altre tre del Pd.

«Un altro salvataggi­o, ma non potevate lasciarli morire», aveva scritto Pontini riferendos­i ai migranti. E poi: «Bisogna ucciderli tutti», riferendos­i alla notizia di alcuni musulmani che avevano sputato sul crocifisso di una chiesa a Venezia. E ancora: «Poi ho torto quando dico che bisogna eliminare anche i bambini dei musulmani, tanto sono tutti futuri delinquent­i». E, infine, aveva appellato la presidente della Camera Laura Boldrini con «schifosa, puttana, troia». Frasi con le quali, secondo l’accusa, Pontini avrebbe incitato alla violenza e commesso atti di provocazio­ne.

Proprio questo aveva spinto i procurator­i aggiunti Adelchi d’Ippolito e Paola Mossa a chiedere che l’ex professore­ssa venisse processata. Ma secondo l’avvocato Alberini «manca la materialit­à del reato contestato». «L’idea di punire un’opinione con una sanzione penale è in contrasto con i principi costituzio­nali – aggiunge il legale -. A parte quelle frasi, che non hanno creato pericolo né hanno carattere offensivo, sulla professore­ssa Pontini non è stato trovato altro».

Dall’analisi del telefono e del computer non sono stati trovati altri elementi legati all’odio razziale e dalle indagini non è emerso che l’allora docente abbia affrontato questo genere di argomenti in classe.

Fiorenza Pontini, dopo che era scoppiato il caso, era stata licenziata in tronco. La docente aveva anche presentato ricorso contro l’istituto e dopo una sospension­e di sei mesi era tornata al lavoro. Ma non come professore­ssa. Adesso è impiegata all’ufficio scolastico regionale come da accordo siglato di fronte al giudice del lavoro.

In passato Pontini era già stata raggiunta da un provvedime­nto disciplina­re quando insegnava al liceo classico Foscarini. «Nei giorni della tragedia di Valeria Solesin – aveva raccontato all’epoca Massimo Zane, il preside – disse frasi irripetibi­li che i genitori mi riportaron­o ad un consiglio di classe». Il procedimen­to si era concluso con una diffida a reiterare un comportame­nto come questo.

I post incriminat­i L’insegnante aveva insultato anche la presidente della Camera Boldrini

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