Corriere di Verona

Insulti razzisti in campo ma l’espulso è l’africano La partita finisce male «Ora facciamo la pace»

- di Andrea Pistore

La squadra ospite segna il gol del 2-1, un avversario perde tempo e scatta la rissa.

Protagonis­ti dell’episodio due 14enni, l’attaccante nigeriano della Sacra Famiglia e il pari età dell’Agredo, categoria Giovanissi­mi Regionali che militano nel Padovano. L’episodio sarebbe rimasto confinato in una normale lite di campo se non ci fosse di mezzo un insulto razzista ripetuto due volte («Zitto negro»), gli allenatori che discutono apostrofan­dosi con un «moeghea Napoli» e «zitto Padova» e i genitori che si mettono in mezzo. Morale? Un’espulsione, animi tesi, versioni discordant­i e l’epilogo che porterà le due società a ritrovarsi in un terzo tempo per siglare la pace mangiando insieme.

Domenica mattina, Sacra Famiglia e Agredo terminano la loro partita sul 3-1. Dopo le rete ospite, un giocatore di colore insegue un avversario e lo afferra al collo. L’arbitro estrae il rosso e lo caccia. A fine gara si viene a sapere che il fallo di reazione è stato provocato da un pugno sferrato al nigeriano sul basso ventre dopo che si era sentito apostrofar­e per due volte con «Zitto negro». A raccontarl­o, la mamma di uno dei giovani che giocavano in casa: «La cosa spiacevole è che il ragazzo di colore è sempre stato sereno, tranquillo e ha un carattere mite. Aveva appena segnato un gol molto bello. Dagli spalti abbiamo visto che correva dietro a un avversario. L’arbitro in maniera spiccia ha chiesto cosa fosse successo e l’ha espulso. Il rosso era giusto, ma nel dopo gara è emerso che si era anche preso uno “stai zitto negro”. Sono andata a parlare con il loro allenatore, lui mi ha detto che non aveva sentito nulla».

L’Agredo da parte sua ha scelto di non far parlare il mister (quello del «zitto Napoli»), per evitare di gettare benzina sul fuoco: «Questa fatto ci riporta indietro di 5 anni e vanifica il lavoro della società spiega il presidente Marco Zanchin - l’allenatore Federico Valinsena mi ha raccontato che, dall’inizio del match, il tecnico avversario ha avuto un comportame­nto antisporti­vo. Il nostro mister gli ha urlato

“moeghea Napoli” e di questo chiede scusa. Valisena non ha sentito alcun epiteto razzista, ha solo visto il ragazzino di colore che cercava di prendere per il collo uno dei nostri. Stigmatizz­iamo quanto successo, scusandoci: siamo una società che ospita ragazzini africani e del Kosovo ed episodi simili non erano mai accaduti». Adesso guardano avanti. «Pianifican­do una festa per bere e mangiare insieme agli avversari. Domani (oggi, ndr) ascolterem­o tutti i nostri atleti per ricostruir­e la vicenda e se hanno fato qualcosa di sbagliato troveremo un modo educativo per far capire loro l’errore».

In serata anche Domenico Esposito, allenatore della Sacra Famiglia è tornato sulla vicenda: «Forse la cosa è stata troppo enfatizzat­a - spiega col mio collega ci chiariremo. Io non ho sentito l’epiteto razzista ma alcuni dei miei ragazzi sì. Raccogliam­o volentieri l’invito dell’Agredo per collaborar­e insieme».

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In gioco Ragazzi in campo (foto archivio)

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