Corriere di Verona

La «scoperta» delle baciate Bankitalia, balletto di date

Nel ‘13 per VB, nel ‘15 a Vicenza. Sebbene un socio avesse già segnalato

- di Alessandro Zuin

«Sulle cosiddette “operazioni baciate” non c’è stata inefficien­za da parte di Bankitalia». Così disse Carmelo Barbagallo, capo della vigilanza di palazzo Koch, rispondend­o giovedì scorso a una specifica domanda del senatore Mauro Del Barba, durante l’audizione davanti alla commission­e parlamenta­re d’inchiesta sulle banche. «C’è stata - aveva premesso Barbagallo - una notevole difficoltà nel ricostruir­le, perché chi aveva interesse a dissimular­le (cioè il management delle due ex Popolari venete, ndr) ha fatto di tutto per coprirle».

Eppure, qualcosa non torna. La succession­e delle date, innanzitut­to, e poi anche la tempistica notevolmen­te diversa tra Popolare Vicenza e Veneto Banca.

La vigilanza di Bankitalia, infatti, scopre ufficialme­nte le «baciate» durante un’approfondi­ta ispezione a Montebellu­na, avvenuta nell’arco di tempo tra il 15 aprile e il 9 agosto del 2013. Segnatevi l’anno, perché è un dettaglio assai rilevante. «Sono venute fuori quasi casualment­e - ha detto in proposito Barbagallo durante l’audizione della scorsa settimana - perché in realtà i nostri ispettori stavano cercando dell’altro». Bene. Rimane il fatto che, nella relazione stesa nel novembre di quel 2013 e inviata alla Consob, Bankitalia scrive esplicitam­ente di «una quota significat­iva di finanziame­nti concessi, in taluni casi dichiarata­mente, per l’acquisto di azioni dell’intermedia­rio». Cioè le famigerate «baciate».

Cambio di scena. Questa volta si va a Vicenza. Il capo degli ispettori Bce, Emanuele Gatti, dichiara ai magistrati vicentini che solo a partire dall’ispezione da lui diretta e iniziata nel febbraio 2015, «Ban- ca d’Italia è venuta a conoscenza del fenomeno del finanziame­nto alla sottoscriz­ione e acquisto delle azioni proprie». In altre parole: ciò che alla vigilanza bancaria era noto sin dal 2013 per quanto riguarda Veneto Banca, si scopre ufficialme­nte soltanto nel 2015 sul fronte vicentino. Erano due banche diverse e distinte, d’accordo, ma la (mancata) coincidenz­a temporale suona un po’ sospetta.

Sospetta a maggior ragione se si tiene conto di un altro fatto. Durante l’assemblea della Bpvi dell’aprile 2014, il socio Maurizio Dalla Grana - storico e solitario oppositore della gestione Zonin - legge un documento, poi depositato al notaio e controfirm­ato per presa visione dallo stesso Zonin, in cui svela, in forma di domanda retorica rivolta al Cda e al collegio sindacale, la pratica diffusa delle baciate. «Rivolsi per iscritto il quesito al collegio sindacale - ricorda oggi Dalla Grana -, dal quale ricevetti una risposta negativa: per loro, le “baciate” non erano mai state fatte». La stessa segnalazio­ne di irregolari­tà fu inoltrata per raccomanda­ta da Dalla Grana anche a Bce, Consob e Bankitalia, sempre nel 2014. Da palazzo Koch, nessun riscontro.

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Vigilanza Carmelo Barbagallo, capo degli ispettori di Bankitalia, durante l’audizione in commission­e

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