La «scoperta» delle baciate Bankitalia, balletto di date
Nel ‘13 per VB, nel ‘15 a Vicenza. Sebbene un socio avesse già segnalato
«Sulle cosiddette “operazioni baciate” non c’è stata inefficienza da parte di Bankitalia». Così disse Carmelo Barbagallo, capo della vigilanza di palazzo Koch, rispondendo giovedì scorso a una specifica domanda del senatore Mauro Del Barba, durante l’audizione davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche. «C’è stata - aveva premesso Barbagallo - una notevole difficoltà nel ricostruirle, perché chi aveva interesse a dissimularle (cioè il management delle due ex Popolari venete, ndr) ha fatto di tutto per coprirle».
Eppure, qualcosa non torna. La successione delle date, innanzitutto, e poi anche la tempistica notevolmente diversa tra Popolare Vicenza e Veneto Banca.
La vigilanza di Bankitalia, infatti, scopre ufficialmente le «baciate» durante un’approfondita ispezione a Montebelluna, avvenuta nell’arco di tempo tra il 15 aprile e il 9 agosto del 2013. Segnatevi l’anno, perché è un dettaglio assai rilevante. «Sono venute fuori quasi casualmente - ha detto in proposito Barbagallo durante l’audizione della scorsa settimana - perché in realtà i nostri ispettori stavano cercando dell’altro». Bene. Rimane il fatto che, nella relazione stesa nel novembre di quel 2013 e inviata alla Consob, Bankitalia scrive esplicitamente di «una quota significativa di finanziamenti concessi, in taluni casi dichiaratamente, per l’acquisto di azioni dell’intermediario». Cioè le famigerate «baciate».
Cambio di scena. Questa volta si va a Vicenza. Il capo degli ispettori Bce, Emanuele Gatti, dichiara ai magistrati vicentini che solo a partire dall’ispezione da lui diretta e iniziata nel febbraio 2015, «Ban- ca d’Italia è venuta a conoscenza del fenomeno del finanziamento alla sottoscrizione e acquisto delle azioni proprie». In altre parole: ciò che alla vigilanza bancaria era noto sin dal 2013 per quanto riguarda Veneto Banca, si scopre ufficialmente soltanto nel 2015 sul fronte vicentino. Erano due banche diverse e distinte, d’accordo, ma la (mancata) coincidenza temporale suona un po’ sospetta.
Sospetta a maggior ragione se si tiene conto di un altro fatto. Durante l’assemblea della Bpvi dell’aprile 2014, il socio Maurizio Dalla Grana - storico e solitario oppositore della gestione Zonin - legge un documento, poi depositato al notaio e controfirmato per presa visione dallo stesso Zonin, in cui svela, in forma di domanda retorica rivolta al Cda e al collegio sindacale, la pratica diffusa delle baciate. «Rivolsi per iscritto il quesito al collegio sindacale - ricorda oggi Dalla Grana -, dal quale ricevetti una risposta negativa: per loro, le “baciate” non erano mai state fatte». La stessa segnalazione di irregolarità fu inoltrata per raccomandata da Dalla Grana anche a Bce, Consob e Bankitalia, sempre nel 2014. Da palazzo Koch, nessun riscontro.