Corriere di Verona

Le 4 domande del Pd sui conti di Zaia e la replica

- Ma. Bo.

Botta e risposta tra il Pd e l’ufficio stampa della Regione sui conti dell’autonomia, argomento da cui i dem fanno dipendere il loro voto, la prossima settimana, in consiglio regionale, sulla proposta di legge messa a punto dal governator­e Luca Zaia. «I conti non tornano» ha detto il capogruppo Stefano Fracasso, che rivolge a Zaia quattro domande. La prima: perché il fabbisogno previsto dalla Regione è salito dai 5,4 miliardi chiesti nel 2012 in un analogo progetto di legge ai 18,8 miliardi di oggi? La seconda: se davvero allo Stato lasciassim­o solo 1/10 delle nostre tasse, e cioè 2,7 miliardi, come verrebbero pagate le pensioni dei veneti, visto che il nostro deficit previdenzi­ale, ossia la differenza tra i contributi versati e le prestazion­i erogate, è di 3,7 miliardi? La terza, che muove sempre dal calcolo dell’1/10 lasciato allo Stato: chi pagherebbe a quel punto difesa, sicurezza e giustizia, per cui vengono spesi ogni anno in Veneto 4,8 miliardi? L’ultima: i veneti si farebbero carico della loro quota di interessi sul debito pubblico, calcolata in 5,4 miliardi l’anno? «Come si vede, l’aver introdotto nel dibattito la questione dei 9/10 in stile Trento e Bolzano, del tutto fuorviante, ha generato il caos - sottolinea Fracasso attorniato dai colleghi Azzalin, Salemi, Sinigaglia, Pigozzo e Zottis - e difatti la Lombardia si è guardata bene dal fare la stessa cosa, preferendo rinviare la quantifica­zione delle risorse a quando si conosceran­no esattament­e le competenze e le materie devolute». In serata è arrivata la replica dell’ufficio stampa della Regione, che accusa Fracasso di non aver «verosimilm­ente colto un particolar­e che riveste un peso enorme nel sistema finanziari­o di una Regione» e di non aver «approfondi­to una realtà». Il particolar­e sarebbe la richiesta, avanzata dalla Regione oggi e non nel 2012, di ottenere la regionaliz­zazione dell’intera sanità, «ovvero della voce più pesante del bilancio regionale». Il modello, ça va sans dire, sarebbe Trento e Bolzano e secondo la Regione questo metterebbe la sanità veneta «al riparo dalle politiche di taglio lineare dello Stato». A quanto ammontereb­be la regionaliz­zazione? Non si sa: «Può variare da un minimo di circa 6 miliardi fino a arrivare a molto di più, a seconda se si internaliz­zano o meno i tagli draconiani degli ultimi anni». Per quanto attiene alla spesa per pensioni¸ difesa, ordine pubblico e giustizia, l’ufficio stampa invita il capogruppo Pd a riflettere «su come riesca lo Stato a pagare le pensioni nelle province autonome di Trento e Bolzano che hanno un Pil pro capite più alto di quello del Veneto e trattengon­o i 9/10 di tutte le imposte».

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