I medici chiudono gli ambulatori potenziati i turni al Pronto soccorso
Due giorni senza visite, i sindacati dei camici bianchi si attendono un’adesione fra il 60 e l’80 per cento
La serrata Oggi e domani sono i primi di un pacchetto di 81 giorni di sciopero programmati fino a dicembre 2018
dal 10 gennaio.
«Sarebbe bastata un po’ di buona volontà da parte di Palazzo Balbi, per evitare questo disagio ai malati - dice Domenico Crisarà, segretario della Fimmg - garantiremo comunque le urgenze, l’assistenza domiciliare e le cure a cronici e terminali. E comunque nei giorni scorsi abbiamo aumentato le visite, oltre 40 al giorno, proprio per portarci avanti, e smaltito un gran numero di ricette. Certo, qualche paziente ha storto il naso, ma molti hanno capito che incrociamo le braccia per capire come la giunta Zaia intenda organizzare l’assistenza
territoriale nei prossimi anni e nella speranza che la potenzi. A beneficio proprio dei cittadini e nel rispetto del Piano sociosanitario, approvato nel giugno 2013 e prorogato a dicembre 2018».
Fatto sta che qualche disagio sarà inevitabile. E allora la Regione ha disposto il potenziamento del personale nei Pronto soccorso, unica alternativa per la gente alla mancanza del proprio dottore. I primari hanno richiamato in servizio per oggi e domani un turno in più di infermieri e uno di medici, ma sono pronti a un ulteriore ritocco al rialzo qualora ce ne fosse bisogno. «In questo periodo iniziano i primi raffreddori, le prime sindromi influenzali — riflette Giuseppe Cicciù, presidente regionale del Tribunale del Malato — e quindi la chiusura degli ambulatori peserà molto sulle spalle di cittadini incolpevoli. E stretti tra le legittime richieste dei camici bianchi e il bisogno di assistenza. Lo sciopero potrebbe assumere il significato di un parziale abbandono del servizio alla popolazione, con ricadute non prevedibili.
Da primi azionisti del sistema salute, alimentato dalle risorse pubbliche attraverso il pagamento delle tasse, i cittadini sono divenuti merce di scambio per orientare la politica, mentre si sono generati conflitti che, seppure condivisibili nei contenuti, pochi vantaggi hanno apportato alle istanze di tutela dei malati e delle loro famiglie. Siamo stanchi di pagare sempre».
Da una prima ricognizione resa nota dalle quattro sigle di categoria, anche in base alle dichiarazioni di non adesione inviate alle Usl, si prevede una partecipazione allo sciopero compresa tra il 60% e l’80% dei medici di base.
Crisarà Sarebbe bastata la buona volontà della Regione per evitare il disagio Cicciù I cittadini sono divenuti merce di scambio per orientare la politica