Melegatti, spunta un fondo maltese «Pandori a Natale»
Investimento da 6 milioni: l’ok dei lavoratori per il rientro in fabbrica
VERONA I pandori Melegatti a Natale saranno sugli scaffali. C’è l’ok dei lavoratori al ritorno in fabbrica e c’è l’investimento da 6 milioni: la nuova liquidità sarà immessa da un fondo, probabilmente maltese.
VERONA I pandori Melegatti, quelli tradizionali con la scatola azzurra bordata d’oro, a Natale saranno sugli scaffali. I lavoratori all’unanimità hanno approvato la proposta di ritornare in fabbrica per una mini campagna natalizia. Ora, come ultimo step è necessario attendere il via libera da parte del tribunale di Verona: spetta ai giudici autorizzare l’immissione di liquidità indispensabile per far ripartire lo stabilimento di San Giovanni Lupatoto.
La mini campagna di Natale è solo la prima parte del piano di ristrutturazione del debito che, ieri, Gianbruno Castelletti, il commercialista cui tutti i soci della Melegatti hanno affidato il compito di traghettare la società dopo il deposito del concordato in bianco, ha presentato ai sindacati. Il piano prevede la ripartenza industriale di Melegatti in vista del Natale con un investimento da 6 milioni di euro, per la produzione di 1 milione e 750mila pandori (fatturato previsto 5,5 milioni). Ulteriori 10 milioni serviranno per finanziare la campagna pasquale.
Questa nuova liquidità sarà immessa da un fondo, pare si tratti del maltese Abalone, che in questo modo salverà la storica azienda dolciaria veronese assicurandole continuità produttiva. Ma a rendere possibile il salvataggio di Melegatti è stata anche la scelta dei lavoratori che hanno deciso, nonostante tre mesi di stipendi arretrati, di tornare in azienda a lavorare. C’è comunque l’accordo che il finanziatore pagherà lo stipendio di novembre il primo giorno di lavoro e quello successivo venerdì 1 dicembre. «Il tribunale – spiega Daniele Mirandola di Uila Uil – ha dieci giorni di tempo, dal deposito della richiesta di concordato, per autorizzare l’apporto di nuova liquidità. Al più tardi, quindi, il via libera arriverà il 17 novembre: poi speriamo di far ripartire la produzione tra il 20 e il 22 novembre. Non sarà un passeggiata, ma esserci sugli scaffali era fondamentale». La campagna, secondo quanto previsto dal piano, si concluderà il 16 dicembre. «Non c’erano alternative a questo piano – sottolinea Maurizio Tolotto di Fai Cisl – visto che era espressione unanime dei soci. Le speranze di continuità della Melegatti passano dal buon esito di questo piano: la strada è ancora lunga». Con la collega Paola Salvi di Flai Cgil che precisa: «I lavoratori hanno dimostrato, ancora una volta, quanto tengano a questa azienda. Ora che la società è controllata dal tribunale, soggetto terzo che accerta e verifica la situazione, c’è la possibilità di ripartenza. Poi, solo con un finanziatore serio si potrà fare il salto di qualità».
Per Melegatti la strada del ritorno alla normalità e al rilancio è ancora lunga. Fatte salve le due campagna produttive, infatti, c’è l’intero piano di ristrutturazione del debito che deve essere omologato dal tribunale. I tempi potrebbero arrivare a 10 mesi, durante i quali vanno discusse e ridefinite le esposizioni della società nei confronti di banche e fornitori. Nei prossimi giorni si attenda la nomina, sempre da parte del tribunale, dei due commissari: uno per Melegatti e uno per la Nuova Marelli, la società che controlla il nuovo stabilimento di San Martino Buon Albergo. In questo caso la situazione è un po’ più complessa: su parte degli impianti, infatti, ci sono ancora i sigilli apposti dai creditori e, prima che la produzione possa ripartire, è necessario che venga trovata una soluzione anche a questo problema. Vanno chiarite, poi, le intenzioni del fondo, per ora ignoto, che ha deciso di investire 16 milioni di euro anche se c’è la certezza che, ormai, Melegatti non sarà più solo una questione tra Ronca e Turco.