Addio a Oboe Da Valdagno ai vertici Cisl fino al Ppi
Prima gli scout, poi la Cisl veneta che ha guidato per 15 anni e infine la politica con il Ppi
Il 19 aprile 1968 lui c’era, quando durante lo sciopero generale alla Marzotto di Valdagno ci fu il blocco delle portinerie, e poi i tafferugli con la polizia, e poi venne buttata giù – rabbia e scandalo – la statua di Gaetano Marzotto, il fondatore. E c’era anche un anno dopo, nella fabbrica occupata per un mese dalle maestranze. E c’era, sempre nella sua Valdagno, fino a ieri mattina: ma disteso su un letto, consumato da un tumore che negli ultimi mesi gli aveva tolto la parola.
E’ morto a 77 anni Bruno Oboe, il sindacalista che ha attraversato la seconda metà del ‘900 mescolando il suo carisma al mondo del lavoro prima e della politica poi.
Un prezzo l’aveva pagato subito: la Marzotto, dove lavorava, l’aveva licenziato dopo sette anni, forse perché era tra quelli che avevano ottenuto la riduzione da 48 a 46 ore del contratto della «Laniera». A ventitrè anni cambia la sua vita, diventa sindacalista a tempo pieno per la Cisl. Nel mondo del lavoro era entrato a 14 anni, in una cromatura, dopo aver abbandonato la scuola. Studierà più avanti, alla scuola quadri della Cisl, e poi per conto proprio, libri su libri: fino a scriverne uno, «Concerto per Oboe», appena due anni fa.
Democristiano, sì, fino a quando ebbe senso esserlo, ma «interprete di quella tradizione solidaristica cristiana» anima fondante del partito, come ricorda il suo amico (ex Pci) Elio Armano. Ma con anima e corpo nel sindacato, un luogo «dove si mescolano le bandiere». Quella di Bruno Oboe è stata una leadership sindacale chiara e lunga: per 15 anni dal 1976 al ‘91 è segretario provinciale a Vicenza, poi segretario regionale fino al ‘94.
Di quelli che evitano la catena di montaggio? Macché. Di quelli, invece, che innovano, aprono, guardano avanti, che non parlano in sindacalese ma fanno. Nella tempesta degli anni di piombo Oboe ha certezze granitiche e aperture inattese: condanna in modo durissimo la sovversione predicata dai «cattivi maestri» ma dei ragazzi affascinati dall’estremismo dice, in dialetto: «Xe i nostri tosi, se i sbaglia dovemo indrissarli, ma xe i nostri tosi». In un teatro di Vicenza, durante la trasmissione di Gad Lerner «Milano, Italia», gli autonomi gli tirano uova in faccia. E lui, con il tuorlo che cola arancione sul volto rubizzo – sembrava un sole o una luna di quelle d’agosto – dice calmo che sbagliano, che hanno ragione gli operai e le loro lotte senza violenza.
Sono gli anni del colpo di reni Cisl: sostegno agli obiettori, spazio alle donne, all’ufficio studi arriva un giovane Ilvo Diamanti, è la stagione dei «Cento fiori». Oboe si inventa Giorgio Santini, che diventerà il numero due nazionale, cresce Franca Porto, a sua volta segretaria regionale.
Bruno Oboe è anche politico. Ricorda Franca Porto: «Poteva sembrare un personaggio, ma era un uomo complesso». Sulla Dc dopo Tangentopoli
dà giudizi sferzanti: «Aveva perso il cuore e le era rimasto il portafoglio», oppure: «Se una volta c’era qualche ladro, adesso c’è qualche onesto». Si scontra all’ultimo sangue con Rosy Bindi sulla visione del partito nuovo, il Ppi.
Per le regionali del ‘94, quelle vinte da Galan, vorrebbe come candidata Tina Anselmi, ma impongono Bentsik. Manda un «vaffa» alla Bindi, che lo fa defenestrare da segretario regionale Ppi. Partecipa alla creazione dell’Ulivo, si trova a fianco Paolo Marzotto: il mondo è piccolo, fa i dibattiti con Pietro Marzotto che lo stima grandemente, è morto alla casa-asilo della Fondazione Marzotto.
Diceva: «Capire che bisogna cambiare, anche nel lavoro, non vuol dire essere dalla parte del padrone. Vuol dire difendere il futuro dei lavoratori e delle famiglie». Lui che in tempi di liste elettorali, nel ‘95, aveva il filo diretto con Botteghe Oscure, lui che aveva proposto una candidatura sicura a Giorgio Lago, adesso era renziano convinto, e non perché era stato scout. Ma capace di dire che «in Veneto il Pd ha sbagliato tutto». Durante la malattia, lunghi mesi, venivano a trovarlo da tutte le parti. Ieri i telefoni della Cisl vicentina erano intasati.
I funerali sabato alle 10 nel duomo di San Clemente a Valdagno. Verrà distribuito il libro «Concerto per Oboe».