Buco milionario casa sotto sequestro
Il Riesame nega i domiciliari all’ex amministratore. E l’ordine dei commercialisti lo sospende
Niente domiciliari per Marco Bovo, il commercialista arrestato a fine ottobre per il «buco» milionario nei conti di una partecipata del Comune di Vigasio. E per lui scatta anche il sequestro della casa.
Niente domiciliari per Marco Bovo, il commercialista di Povegliano arrestato a fine ottobre dalla guardia di finanza per il «buco» milionario nei conti della società Gestione Servizi Integrati del Comune di Vigasio che ha amministrato per oltre sette anni. Il tribunale del Riesame, al termine dell’udienza di ieri mattina, ha infatti respinto l’istanza di scarcerazione presentata dal suo avvocato Alberto Franchi che nelle prossime ore è pronto a valutare un eventuale nuovo ricorso in Cassazione. A far scattare il carcere, disposto dal gip Laura Donati su richiesta del pm Gennaro Ottaviano, era stato soprattutto il pericolo di reiterazione del reato da parte del professionista, con un passato nelle fila dell’Udc. Bovo, infatti, nonostante l’addio alla Gsi di Vigasio dello scorso anno, aveva continuato a svolgere l’incarico di revisore dei conti per il Comune di Erbè e a lavorare nel collegio dei revisori del Comune di Scorzè, nel Veneziano.
Ma a seguito dell’arresto ha rassegnato le dimissioni da quegli incarichi, come ha evidenziato il suo avvocato nel corso dell’udienza di ieri mattina nel corso della quale ha prodotto anche il provvedimento di sospensione cautelare emesso dall’Ordine dei Commercialisti nei confronti di Bovo. Elementi che non sono tuttavia bastati a convincere i giudici veneziani, chiamati a valutare le nuove prove a carico del professionista presentate dal pm Ottaviano, presentatosi in aula a sostegno della sua tesi accusatoria.
La procura, infatti, dopo l’arresto ha proseguito con le indagini e ha prodotto nuovi assegni e altri documenti per dimostrare che l’ammontare iniziale degli ammanchi contestati (circa 900mila euro), in realtà supererebbe ampiamente il milione di euro. E proprio nei giorni scorsi dall’ex Mastino è scattato un sequestro preventivo sulle proprietà dell’indagato: sotto sigillo sono finiti tra le altre cose, abitazione, auto, quadri e orologi (la moglie di Bovo è stata nominata custode giudiziale).
Perché, secondo l’accusa, il denaro sottratto dal 2009 sarebbe stato sperperato dal commercialista per mantenere un tenore di vita al di sopra delle proprie possibilità. Uno stile di vita dispendioso, che non era certo passato inosservato a Vigasio e negli altri piccoli centri della zona. Bovo avrebbe messo in atto un’azione sistematica di «prosciugamento» dei conti della società che ha portato fino alla dichiarazione di fallimento della Gsi. Assegni della società versati sui suoi conti correnti personali o finanziamenti bancari aperti senza alcun bisogno e poi saldati con il denaro «cash» che l’indagato prelevava dagli incassi giornalieri della farmacia comunale (da cui l’accusa di autoriciclaggio). Ma ci sono anche gli «artifici contabili» nelle scritture e nei bilanci societari tramite l’inserimento di crediti inesistenti, debiti inferiori al reale e la creazione di un conto corrente fantasma sul quale sarebbero risultati solamente depositi di denaro.
Uno scandalo portato alla luce solo l’anno scorso, quando il sindaco di Vigasio Eddi Tosi affidò le redini della società comunale a un nuovo professionista, Andrea Nardi, decidendo poi di presentare un dettagliato esposto in procura. Ma il nuovo amministratore durò pochi mesi, perché nel frattempo il «buco» generato da Bovo aveva portato alla dichiarazione del fallimento della Gsi. Società che ora, tramite il curatore fallimentare, l’avvocato Giorgio Aschieri, ha avviato la causa civile di fronte al Tribunale per le imprese di Venezia per ottenere il risarcimento da parte di Bovo. Che, per ora, rimane in cella.