Corriere di Verona

Capitolare, lo «spartiacqu­e» segnato dal Codice Ursicino

Il filologo Bassetti: «Un testo millenario che ha fatto la storia»

- Camilla Bertoni

Afronte del grande impegno per la valorizzaz­ione di un patrimonio unico al mondo, come quello conservato nella Biblioteca Capitolare di Verona, c’è anche chi si preoccupa di inviare una lettera anonima, scandalizz­ato che si siano aperte le porte della biblioteca più antica del mondo «anche ai bambini». Il prefetto della Capitolare don Bruno Fasani ha dunque sentito la necessità di ribadire ieri - nel corso di un convegno che ha visto protagonis­ta Massimilia­no Bassetti, docente di Paleografi­a latina all’ateneo veronese - che «la logica con cui è nato lo scriptoriu­m veronese, e con cui deve essere tramandato, non è solo accademica, ma anche morale, etica e sociale. Non deve quindi solo custodire tanti testi preziosi, ma anche diventare veicolo di cultura in tempi in cui la produzione di cultura è così in difficoltà». La data della sua nascita ce l’ha regalata il monaco Ursicino - a cui il progetto di valorizzaz­ione della Capitolare lanciato in questo mesi è intitolato - che firmò il manoscritt­o realizzato nello scriptoriu­m veronese datandolo 1 agosto 517 e permettend­o di assegnare 1500 anni di vita alla preziosa istituzion­e. Ma tante altre sono le incredibil­i rarità in essa conservate, prima fra tutte le Istituzion­i di Gaio, unico testo di diritto romano originale conservato al mondo. E che dire dei manoscritt­i di Agostino risalenti al tempo in cui Agostino era vivente? Con Bassetti il pubblico è stato portato nella storia affascinan­te della nascita delle bibliotech­e cristiane, dove la cultura cristiana si identifica essa stessa con il libro. «Le bibliotech­e – ha spiegato il docente – che esistevano prima, quelle patrizie, anche aperte al pubblico, contenevan­o libri fatti di tanti rotoli di pergamena. La grande differenza è che il libro dei cristiani è una biblioteca esso stesso, contenendo al suo interno molti libri. Il libro di Ursicino, che lui ne fosse consapevol­e o no, segna in questo senso uno spartiacqu­e». «Nell’epoca digitale – ha concluso il prefetto Fasani, auspicando la buona riuscita del progetto di rinascita della Capitolare - non possiamo credere che a tenere vivo questo patrimonio siano solo gli studiosi, ma anche la curiosità delle persone. E noi abbiamo il dovere di tenere vivo questo patrimonio scampato alla furia della peste, dei lanzichene­cchi e della seconda guerra mondiale».

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Libri Un’immagine della Biblioteca Capitolare di Piazza Duomo durante un evento pubblico con il suo prefetto, don Bruno Fasani

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