Badante a processo: tentò di obbligare un anziano a intestarle la casa
L’uomo salvato dal notaio. Per lei anche l’accusa di maltrattamenti
(e. p.) «Mio zio è sempre stato una persona un po’ pesante. E alla fine era stato lui a volerla in casa e, poiché era pienamente cosciente all’epoca, io e mia sorella avevamo preferito defilarci». Davanti al giudice Silvia Isidori, la nipote ha ricordato gli anni in cui l’anziano zio (un veronese del 1925) era stato accudito da Carmen Visan, badante romena di 58 anni. «Andavamo a trovarlo solo quando lei non c’era. E se telefonavamo per sapere come stava, sentivamo spesso che litigavano e lei di frequente troncava la conversazione» ha spiegato la donna. Ma di quell’appuntamento davanti al notaio del 15 marzo 2013 che ha portato la badante al banco degli imputati con le accuse di maltrattamenti e tentata estorsione, la testimone ha spiegato di non poter
raccontare nulla: «Io sapevo solo che lo zio, che non si era mai sposato, ripeteva spesso che avrebbe lasciato tutto ai suoi nipoti, ma non ero presente nell’ufficio del notaio». Perché era stata proprio la professionista, insospettita, a denunciare il tutto alle forze dell’ordine facendo scattare l’indagine coordinata dal pm Giuseppe Pighi: Carmen Visan, davanti al notaio, aveva tentato in ogni modo di fargli sottoscrivere il testamento nel quale le avrebbe dovuto intestare l’appartamento allo stadio in cui viveva. Una «volontà» un po’ troppo indotta, tanto che, di fronte alle ritrosie dell’anziano, la romena secondo il notaio, aveva incominciato a insultarlo senza alcuna remora. Abbastanza per ritrovarsi senza più occupazione: ma da quel momento erano scattate le indagini che avevano portato alla luce un presunto rapporto di lavoro fatto di «percosse al volto, privazioni alimentari, ritmi di vita non confacenti a un anziano». Accuse da cui la Visan è pronta a difendersi in aula: la prossima udienza è in programma a febbraio.