Corriere di Verona

TASTI SPIRITUALI IL TOCCO DI SOKOLOV

Il pianista russo torna al Settembre dell’Accademia a 24 anni dall’ultima volta In programma Haydn e Beethoven. «Un artista ammirato in tutto il mondo per l’introspezi­one visionaria, l’ipnotica spontaneit­à e la devozione alla musica»

- Matteo Sorio

Era il 1966, il giovane pianista aveva 16 anni, la giuria fu unanime e il suo presidente Emil Gilels dovette giusto ratificare che Grigory Sokolov, e solo lui, meritava il premio del Concorso Tchaikovsk­y. Iniziava così la carriera del pianista nato e cresciuto a Leningrado (ora San Pietroburg­o): «Uno di quei pianisti da leggenda che trasforman­o ogni concerto in un evento», come scrivono dal «Settembre dell’Accademia», cioè la rassegna sinfonica che domani sera, alle 20.30, al Teatro Filarmonic­o (biglietto unico numerato a 35 euro) ospita il Concerto Straordina­rio del musicista russo trapiantat­o a Verona. La sua ultima volta in concerto qui, in città, sempre al «Settembre», risale al 23 settembre 1993, nel programma opere di Byrd, Brahms e Chopin. Adesso, a 24 anni di distanza, Sokolov, «considerat­o unanimemen­te da critica e pubblico fra i maggiori pianisti viventi», torna con un concerto interament­e dedicato alla Scuola Classica Viennese, «quasi una riflession­e monografic­a sull’evoluzione della forma sonata dai primi esperiment­i ancora fortemente debitori della partita e della suite tardo-barocca di Haydn agli slanci ormai pienamente romantici dell’ultimissim­o Beethoven». Scendiamo nel dettaglio, Atteso ritorno L’ultimo concerto di Grigory Sokolov a Verona risale al 23 settembre 1993 allora. Di Franz Joseph Haydn (1732 - 1809), la «Sonata (Divertimen­to) n. 32 in sol minore Op. 53 n. 4», la «Sonata (Divertimen­to) n. 47 in si minore Op. 14 n. 6», la«Sonata n. 49 in do diesis minore Op. 30 n. 2». Di Ludwig van Beetho- ven (1770 - 1827), invece, la «Sonata n. 27 in mi minore Op. 90» e la «Sonata n. 32 in do minore Op. 111».

«L’unica, irripetibi­le natura della musica suonata dal vivo è centrale per la comprensio­ne della bellezza espressiva e

dell’irresistib­ile di Grigory Sokolov», onestà dell’arte spiegano sue poetiche gli organizzat­ori: interpreta­zioni, «Le che prendono vita durante l’esecuzione con un’intensità

mistica, scaturisco­no dalla profonda conoscenza delle opere che fanno parte del suo vasto repertorio». Ammirato nel mondo per «l’introspezi­one visionaria, l’ipnotica spontaneit­à e la devozione senza compromess­i alla musica», Sokolov iniziava a diventare un nome già in quel 1966, come detto in apertura (più giovane di sempre a vincere il «Concorso Tchaikovsk­y») dopo un percorso di studi musicali intrapreso fin dall’età di 5 anni. Gli inizi con Liya Zelikhman al Conservato­rio di Leningrado, il primo recital pubblico a 12 anni e poi, dagli anni

Settanta, le prime grandi tournée negli Stati Uniti e in Giappone. «Il suo talento si è evoluto ed è maturato lontano dai riflettori dei media internazio­nali - rimarcano dal “Settembre dell’Accademia” - A differenza di molti pianisti, coltiva un profondo interesse e un’estrema conoscenza tecnica dei pianoforti che suona. Prima di ogni esibizione è solito passare molte ore di studio sul palcosceni­co per capire personalit­à e possibilit­à dello strumento con cui dovrà

condivider­e il momento del concerto. E nei suoi recital porta gli ascoltator­i a stretto contatto con la musica, trascenden­do questioni di esibizioni­smo superficia­le e abilità tecnica, per rivelare significat­i spirituali più profondi».

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