Corriere di Verona

Il romanzo di Segre «Nei nostri errori nasce la vita vera»

Il primo romanzo del regista veneto: «Ecco il mio libro di “ricostruzi­one”»

- D’Ascenzo

Una buca. Come quelle su cui si perdono o si vincono le elezioni a Roma. Una voragine che si apre un giorno in una via di un quartiere popolare nella Capitale. Come se d’un tratto il mondo di sotto chiedesse spazio a quello di sopra. Da qui. Da quella voragine parte La terra scivola, il primo romanzo del regista padovano Andrea Segre, in uscita il 23 novembre per Marsilio (256 pagine, euro 17,50). «Un romanzo di ricostruzi­one», lo definisce Segre, storia di una 50enne padovana, Francesca, che da un giorno all’altro lascia la sua vita «riuscita» e «ordinata», un figlio adolescent­e alle prese con latino e francese, e parte per assistere la zia novantenne Ada, in ospedale in fin di vita. Francesca e una vicina di casa del Bangladesh amica della zia, Yasmine, sono tra le prime testimoni del buco, che si apre in un’alba romana immobile in via Pavoni a Torpignatt­ara.

Segre, lo spunto sembra fin troppo facile, le buche di Roma sono ormai famose in tutta Italia. Cosa voleva raccontare?

«L’urgenza nasce da due livelli. Uno dal provare a raccontare un mondo che ho respirato senza avere il bisogno di raccontarl­o. Per dieci, dodici anni ho vissuto in quelle zone, ho frequentat­o quelle strade, lì ho cresciuto mia figlia e volevo trovare a un certo punto il modo per esprimere quello che avevo respirato e vissuto. Non come un documentar­io. Ho trovato un riferiment­o narrativo per me importante in una serie di racconti di Christos Ikonomou, che ha raccontato la storia di due quartieri periferici di Atene in quel modo. L’altro è che volevo fare un omaggio agli errori, a tutte quelle cose che sembrano non funzionant­i, efficienti. Agli errori della vita, alle cose che ti portano fuori strada che in realtà nella vita ti portano molto altro. Questo è il romanzo di una ricostruzi­one di se stessi attraverso la scoperta del valore degli errori. È un viaggio dentro a un buco, a un mondo in cui le cose sembrano destinate a produrre solo guai che però producono senso».

La terra però scivola, non precipita...

«Il titolo è un tentativo di esprimere proprio questo. Non è un terremoto. È uno scivolare verso il basso che contiene anche qualcosa di dolce, c’è qualcosa di sensato in quelle cose che sembrano solo dolorose. E questa è un’altra cosa che ho imparato dalla letteratur­a mediterran­ea e balcanica. Sa raccontare le cose difficile e dolorose della vita non per denunciarl­e. È la cosa che ho imparato dal rebetiko, la musica greca, girando Indebito».

Da cosa scappa Francesca? «Da una vita in cui le è andato tutto bene. Ma di un bene vuoto che alla fine dici: “ok, e adesso cosa me ne faccio?”. Devo accumulare altro bene, non posso fare altro. Nei luoghi in cui le cose vanno male, perché ci sono cose fatte male, come le periferie, la vita ti offre un po’ di più la possibilit­à di capirla».

Francesca scappa anche da un Veneto dove tutto dev’essere perfetto e fatto bene.

«È quella parte della mia formazione da cui sono voluto scappare per usarlo come base per conoscere altro. Francesca odia il Veneto? Odia quella parte che le ha impedito di conoscere qualcosa d’altro. Io conosco centinaia di veneti che hanno una grandissim­a capacità di conoscere l’altro e di muoversi nel mondo. I veneti hanno sempre viaggiato molto. Però per farlo devi riconoscer­e che l’abitudine dello spazio in cui sei cresciuto ti limita se non sai criticarlo».

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 ??  ?? In libreria Esce domani per la casa editrice Marsilio «La terra scivola», il debutto nel mondo della narrativa del regista padovano Andrea Segre, 41enne di Dolo
In libreria Esce domani per la casa editrice Marsilio «La terra scivola», il debutto nel mondo della narrativa del regista padovano Andrea Segre, 41enne di Dolo

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