Indaga la Digos sull’aggressore della maratona
Davanti al giudice Laura Donati, questa mattina, dovrà difendersi dalle accuse di resistenza, violenza privata, lesioni e detenzione di droga ai fini di spaccio. Ma le indagini sul suo conto da parte degli investigatori della Digos sono destinate a proseguire. Perché non è escluso che possa emergere qualcosa di interessante (forse sarebbe il caso di dire, inquietante) dall’analisi del materiale che gli agenti hanno trovato nella sua abitazione dopo l’arresto di domenica pomeriggio. Scritti in arabo che conterrebbero riferimenti confusi al presidente statunitense Donald Trump e che devono essere tradotti e analizzati in ogni minimo dettaglio per escludere con assoluta certezza ogni sospetto di potenziale attività terroristica. Sarà l’uomo, un marocchino assistito dall’avvocato Domenico Esposito, a poter chiarire davanti al giudice i motivi dell’«agguato» messo in atto all’incrocio tra via Galvani e via Quarto Ponte poco prima del passaggio dei podisti della VeronaMarathon. L’allarme è scattato nel primo pomeriggio di domenica, quando l’uomo, residente in un palazzo della zona, è uscito di casa a piedi e si è precipitato verso l’incrocio, all’altezza della pista ciclabile, fermando un’utilitaria in transito all’interno della quale vi erano due anziani.
Il nordafricano, in apparente stato di alterazione, avrebbe tentato di scaraventare il conducente al di fuori dell’abitacolo per salire sul veicolo. Fortunatamente un volontario dell’associazione nazionale carabinieri, impegnato in zona per l’assistenza ai maratoneti, ha notato la scena e si è precipitato in soccorso delle due vittime. Il marocchino lo avrebbe aggredito a calci e pugni, tentando così di dileguarsi. E, pochi istanti più tardi, avrebbe fermato un altro veicolo, un furgone, mettendo in atto il solito copione: ma questa volta, oltre alla resistenza del conducente, ha dovuto fare i conti con il primo carabiniere in congedo e con un altro volontario che sono riusciti a bloccarlo insieme agli agenti delle volanti precipitatisi sul posto. Nel frattempo, in questura, era scattato il protocollo antiterrorismo previsto in casi del genere. Episodio che ha immediatamente fatto pensare a simili attentati in cui i cosiddetti «lupi solitari» si mettono al volante di un’auto o di un furgone e seminano il panico tra i pedoni come accaduto a Londra, Barcellona, Nizza e Berlino. Una volta ammanettato e immobilizzato, il nordafricano è stato perquisito e addosso gli agenti hanno trovato alcuni grammi di sostanza stupefacente e denaro in contanti del quale non avrebbe saputo giustificarne la provenienza. Per questo moti-
Le accuse Resistenza, violenza privata, lesioni e detenzione di droga ai fini di spaccio
vo, oltre alle accuse di resistenza, lesioni e violenza privata, il pm Giovanni Pietro Pascucci gli ha contestato anche la detenzione ai fini di spaccio. Ma nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore, sono stati acquisiti anche gli scritti sospetti trovati nell’abitazione dell’uomo. Dovranno essere tradotti e studiati: e non è escluso che questa mattina lo stesso arrestato decida di fornire spiegazioni sul punto. Per il momento non è ancora scattata alcuna segnalazione alla procura antiterrorismo di Venezia. Resta infatti ancora da capire se il gesto di domenica pomeriggio sia stato determinato dallo stato di alterazione momentanea del soggetto o se si trattasse di un piano architettato a tavolino.