In 56 raggiungono a piedi la provincia di Padova
Cona, un’altra giornata di caos I profughi di nuovo in marcia
In marcia di primo mattino, in ordine, affiancati due a due, disciplinati. Qualcuno con le ciabatte ai piedi. Lo schema è lo stesso della marcia degli oltre 200 profughi di Cona una settimana fa: lasciare l’hub e chiedere ricollocazioni più adeguate. Dopo 18 chilometri di pellegrinaggio dall’ex caserma veneziana, ieri sera i 56 migranti in fuga sono arrivati a Piove di Sacco, nel Padovano. Trattative fino a tarda per sistemarli in qualche modo, parroci in campo.
Un paio di pianelle pied-de-poule viola cardinale spiccano, incongrue, fra i volti d’ebano e le pettorine giallo fluo. Uno dei profughi che ha marciato ieri dalla base di Conetta, nel Veneziano, fino al municipio di Piove di Sacco, nel Padovano, ci ha percorso diciotto chilometri. Le ispeziona chiedendosi se reggeranno anche l’indomani fino a Padova, obiettivo dei 56 migranti della «seconda marcia» seguita agli oltre 200 che pochi giorni fa hanno raggiunto Mira, nel Veneziano. Fino a tarda sera i profughi sono rimasti accampati in piazza sperando si schiudessero le porte del duomo. Sul campo, per la diocesi, c’era don Luca Facco della Caritas. Lo spettro di un secondo precedente sembra essere la bestia nera della prefettura visto che a Cona ci sono altri 900 profughi che potrebbero seguire lo stesso schema. Altrettanti sarebbero intenzionati a partire domani. Il termometro segna 6 gradi scarsi in piazza Matteotti. Pochi metri più in là, all’ombra del Duomo, si negozia e dopo le 20 le proposte della prefettura sono: tornare a Cona o dormire sui bus della cooperativa per poi essere portati oggi a Venezia. I profughi non si fidano, chiedono di aprire la chiesa come è accaduto la settimana scorsa a Codevigo. C’è il sindaco, Davide Gianella, che spiega: «Il vice prefetto mi ha detto che non è un problema mio ma non ci si sottrae alle responsabilità». E per i migranti non sembra trattarsi di un semplice colpo di fortuna essere approdati in un comune «sensibile». A Piove di Sacco con lo Sprar si sono integrati una cinquantina di migranti negli ultimi due anni. Mai un problema. La copia esatta della situazione di Mira. La rabbia per essere bloccati in aperta campagna senza nulla da fare, «senza neppure un buon corso d’italiano» si respira genuina marciando con i 56 della nuova marcia.
L’organizzazione, però, è legata alla galassia di sindacati di base e associazioni che sostiene le rivendicazioni dei richiedenti asilo. Il «nemico» non dichiarato sono le cooperative che gestiscono gli hub, anzi, «la» cooperativa, la Edeco che, fra le altre, si occupa sia della base di Conetta che di quella di Bagnoli. Profughi «manovrati»? Non troppo. Un’assemblea aveva stabilito di dare il via alla seconda marcia mercoledì 22. Ieri mattina, invece, in oltre cinquanta hanno messo insieme trolley scalcagnati, tante borse sportive, qualche scorta d’acqua e, chi poteva, una bicicletta. Alle 9.30 sono usciti dalla base con una prima sosta al cimitero di Cona e poi una seconda, infuocata, a Pegolotte. Lì i migranti sono stati raggiunti da Sebastiano Cento viceprefetto vicario. A fronteggiarlo c'era Finbaar, del Gambia, di mestiere autista, rapper per passione. A tradurre un operatore della cooperativa: «Non riusciamo a credere alle vostre promesse - dice Finbaar - dormiremo ovunque tranne a Cona». Il viceprefetto ricorda: «Vi invito a riflettere, da padre a figlio, sulle conseguenze delle vostre azioni, così perdete il diritto all’accoglienza». Il tempo di tradurre (con qualche polemica da parte dei sindacati di base sulla traduzione)e si alza un coro di «No». No gridati che non ammettono repliche. Finbaar tenta di ristabilire la calma ma i suoi compagni si mettono in marcia. Ci sono due ragazzi nigeriani, uno muratore, l’altro autista «professionista». Kalhfa tiene alto il suo cartello «A Cona stiamo morendo». Di inedia: «Vogliamo lavorare» dicono. «Esistono corsi di italiano per adulti - sbotta Aldo Romaro, dell’Usb - ma i richiedenti asilo che ne avrebbero più bisogno fanno due ore a settimana in gruppi di 100 con le cooperative». Nel circuito degli Sprar ci sono 680 posti, i richiedenti asilo in Veneto sono 4.500 circa. 800 alla base di Bagnoli, 900 a Cona. Intanto le notizie si inseguono, marciano i profughi a Novara, a Parma, una decina a Belluno, qualcuno a Rovigo. E poi, ancora, i ricollocamenti dei primi a marciare, la scorsa settimana: i 14 ospitati a Jesolo dalla Croce Rossa ieri si sono rifiutati di salire sul bus per tornare a Cona mentre cresceva la tensione con gli altri 137 profughi ospitati dalla Cri. 24 sono rientrati alla base da Treviso e Verona. Una quindicina, invece, sono stati ricollocati in strutture più piccole dalla prefettura seguendo l’anzianità di permanenza nell’hub.