Officine Tosoni può ripartire, Cordioli no
Otl assegnata a un’impresa piemontese, deserta la gara per l’azienda di carpenteria
Cordioli, il gioiello della carpenteria, non ha ricevuto alcuna offerta. Officine Tosoni, l’altra società principale sul territorio veronese finita all’asta, può invece ripartire, anche se con forze decisamente ridotte: sarà rilevata, sempre che il ministero dia il suo timbro definitivo, dalla piemontese Bodino che si impegna a riassumere subito 15 dipendenti. Questo l’esito della gara, per la quale sono state aperte ieri le buste dai commissari. Assegnata anche Far Systems.
Buone notizie per Officine Tosoni, assai meno per Cordioli. Per la quale, però, si spera nei tempi supplementari. In due parole, è la sentenza della gara per l’aggiudicazione (che deve comunque avere il timbro definitivo del Mise) delle aziende del gruppo Tosoni di Villafranca finito in default lo scorso anno e adesso in amministrazione straordinaria.
L’impresa specializzata nei rivestimenti architettonici, la Officine Tosoni Lino appunto, ha ricevuto un’unica offerta, sufficiente però a soddisfare i requisiti minimi imposti dal bando indetto dai tre commissari (Silvia Zenati, Riccardo Bonivento, Pietro del Fabbro): si tratta della proposta avanzata dalla piemontese Bodino, che così si impegna alla riassunzione di 15 dipendenti e di altri due a regime nell’ambito del piano di ripresa delle attività industriali. L’offerta economica è stata, a quanto sembra, pari alla base d’asta, 1,7 milioni. Al momento, i lavoratori rimasti sarebbero una cinquantina. La riassunzione quindi riguarderà solo una parte di loro. Con l’aggiudicazione, Bodino ottiene anche (era previsto dal bando) il diritto di opzione per l’acquisto dello stabilimento, che era in regime di leasing ed è di proprietà del gruppo bancario Bnp Paribas. L’accoppiata ramo d’azienda-opzione sull’immobile ha incoraggiato l’arrivo di un’offerta. «Considero un successo - afferma l’avvocato Silvia Zenati, uno dei tre commissari - l’assegnazione di Otl. È stata un’operazione difficilissima, perché l’azienda era completamente ferma», svuotata cioé da commesse e prospettive industriali. Bodino infatti lavorerà con le proprie, peraltro in un mercato, quello dei rivestimenti architettonici, in severa sofferenza da ormai da tempo.
Se questo discorso vale per Officine Tosoni, lo è ancora di più per la Cordioli di Valeggio sul Mincio, specializzata nella carpenteria per grandi opere ( ha realizzato la Porta dell’Expo 2015 di Milano, solo per citarne una), un mercato ancora più ristretto e difficile. Nessuna offerta è stata presentata per l’azienda, che conterebbe ancora tra i 70 e gli 80 lavoratori in cassa integrazione, forse le figure più deboli di tutta la partita perché si tratta spesso di operai non specializzati.
L’interessamento iniziale della Fincantieri - se ne era parlato nel gennaio scorso - è finito nel nulla: il gruppo, quotato in Borsa ma tuttora controllato dallo Stato attraverso la Cassa depositi e prestiti, non ha ritenuto di presentare un’offerta. Bisognava soddisfare i requisiti minimi, cioé la riassunzione di 35 lavoratori e In default
Il quartier generale del gruppo Tosoni a Villafranca: schiacciato dai debiti, è finito con le sue aziende in amministrazione straordinaria una valutazione di almeno 3 milioni, ma nessuno si è fatto vivo entro la data del 15 novembre, termine ultimo. I commissari tenteranno l’ultima mossa: un prolungamento dei termini, nella speranza che un potenziale acquirente formuli una proposta (qualcuno, che non ha fatto in tempo entro mercoledì scorso, potrebbe riaffacciarsi). Per una proprietà Cordioli è stata sì presentata una offerta, ma si tratta di immobili (terreni) non strumentali. Lo stabilimento produttivo - enorme - era anch’esso in leasing ed era legato all’assegnazione del ramo d’azienda. Neanche per Saira Components sono arrivate offerte, mentre è andata a buon fine l’operazione che riguardava la piccola Far Systems di Rovereto, impresa attiva nei sistemi ferroviari e in particolare in quelli di illuminazione delle gallerie: è stata assegnata a Ducati Energia, il gruppo bolognese di Guidalberto Guidi (e di sua figlia Federica, l’ex ministro). La piccola pattuglia di dipendenti, si conterebbero nove ingegneri, non si è mai fermata perché le commesse c’erano. E ora avrà anche un futuro.