Tutti iscritti all’Usb, la sigla degli ultimi «Entrati a Cona dopo la morte di Sandrine»
Fino a qualche tempo fa Usb era un sindacato tradizionale, rappresentava metalmeccanici, autoferrotranvieri, dipendenti delle cooperative e tutti quei lavoratori meno tutelati. Due anni fa, la svolta. L’Unione sindacale di base si è spaccata, a Venezia, ad esempio, dove aveva la sua forza tra i dipendenti di Actv, la società dei bus e dei vaporetti, e nell’ambito dell’assistenza domiciliare è scomparsa e al suo posto è nato Sgb. Usb però ha continuato a lavorare nel resto d’Italia, cambiando strategia e diventando un sindacato sociale, con l’associazione «Asia» (Associazione inquilini e abitanti) ha iniziato a lavorare sul diritto alla casa, in Puglia e in Calabria ha affiancato i braccianti agricoli, avvicinandosi al mondo migrante. «Lavoriamo alla Coalizione internazionale sans-papier e migranti (Cispm, ndr) e uno dei nostri delegati ne è parte», dice Federico Fornasiero, di Usb Bologna e che nei giorni scorsi è stato in prima fila nella fuga da Cona con Abur Bakar Sumaoro, senegalese e sindacalista. Nasce così l’insolita alleanza tra sindacalisti e richiedenti asilo.
Usb è vicina alla rete «Noi restiamo», con attivisti a Torino, Roma e Bologna impegnati contro le politiche di governo che «spingono i giovani alla ricerca di un futuro migliore fuori dai confini del Paese e i migranti in centri come Cona o Bagnoli o nei campi a raccogliere pomodori a pochi euro a giornata o ad accettare lavori sottopagati», continua. Si tratta di una modalità di intervento politico dal sapore, per alcuni, novecentesco. «È l’opposto: abbiamo creato ponti tra persone che vivono condizioni ingiuste, di sfruttamento — spiega il delegato — siamo partiti dalla lotta per la casa e lì abbiamo incrociato sulla nostra strada i migranti. Un rappresentante del Cispm che oggi vive a Torino per un periodo è stato a Cona».
Il trade union, tra Usb e ospiti dell’hub veneziano, è stato proprio uno che dal centro è uscito. «Un anno fa con la morte di Sandrine Bakayoko eravamo tra i pochi a Cona», sottolinea. Sindacalisti e richiedenti asilo si sono conosciuti e i delegati di Padova hanno promosso seminari di formazione ai rappresentanti dei migranti di Cona. Il risultato? «Si sono tutti sindacalizzati», dice Fornasiero. Molti ospiti del centro d’accoglienza hanno la tessera di Usb, ce l’hanno quasi tutti i 212 che una settimana fa sono usciti e hanno iniziato a marciare alla volta di Venezia. Ma, non fosse intervenuto il patriarca Francesco Moraglia aprendo, giovedì, le porte di patronati e oratori per ospitare chi stava manifestando, la situazione sarebbe potuta precipitare: la polizia aveva fermato i migranti a Bojon. «Non abbiamo diretto la protesta, i richiedenti asilo sono diventati loro stessi protagonisti e parte organica del sindacato — precisa Fornasiero —. La marcia non è stata premeditata né organizzata, la spinta è venuta da loro e noi dall’esterno li abbiamo solo sostenuti». Detto questo, era un anno che Usb aveva deciso di «investire molto su Cona», con il proprio «intervento sociale». L’equazione è semplice, i migranti sono gli ultimi della società, al pari di quello che un tempo si chiamava proletariato. Ora, la prossima tappa è Roma: la rete «Noirestiamo» e Usb hanno indetto una mobilitazione all’insegna dello slogan «#marciaperladignità la lotta unisce, uniamo le lotte».