Tunisino resta in carcere, ma l’Isis non c’entra
(e.p.) Ieri mattina, di fronte al gip Laura Donati, ha preferito rimanere in silenzio e al termine dell’udienza di convalida è rimasto in carcere. Ma Hamza Manai, il tunisino di 28 anni arrestato domenica in Borgo Milano dopo aver fatto scattare l’allerta terrorismo, non avrebbe nulla a che vedere con i «lupi solitari» del sedicente Stato Islamico. Alla base del suo quarto d’ora di ordinaria follia, secondo la difesa, vi sarebbe una prolungata situazione di esasperazione dovuta ai continui rinneghi di rilascio del permesso di soggiorno. Tra poche settimane, infatti, il giovane assistito dall’avvocato Simone Bergamini avrebbe dovuto comparire davanti alla Corte d’Appello di Venezia per discutere del rilascio di quel documento che attende da anni e che la questura si è rifiutata di concedergli a causa di una condanna a 2 anni (con pena sospesa) per una vicenda di palpeggiamenti. Preso dallo sconforto, domenica pomeriggio, alla vista dei volontari dei carabinieri schierati sotto casa per il passaggio dei corridori della VeronaMarathon, è sceso e ha prima tentato di salire su un’auto in transito e poi se l’è presa con i carabinieri in congedo e con gli agenti della polizia. Il gip Donati ha consigliato alla direzione del carcere di sottoporlo a visita psichiatrica.