Da Lamon a Livinallongo «Adesso chi potrà dirci di no?» Cortina: «Pensiamo ai Mondiali»
BELLUNO Sta per scattare la molla che porterà i Comuni referendari a dire addio al Veneto per passare oltre il confine. Non c’è molto da fare: l’Alto Adige, il Trentino, il Friuli Venezia Giulia sono considerati più convenienti. E numeri alla mano, quelli relativi alla spesa di Province e Regioni per cittadino, lo sono. Sappada ha innescato la bomba. «Un segnale ai non credenti – afferma Renzo Poletti, storico leader del comitato di Lamon (Belluno) – a quelli che hanno sempre detto che era meglio non sollevare la diga. Invece, quando ci sono di mezzo le grandi cose, bisogna crederci. Hanno vinto i sappadini, ma abbiamo vinto anche noi». Poletti fa parte di un comitato di Comuni veneti che hanno tenuto, validamente, consultazioni popolari per lasciarsi Venezia alle spalle. E quale sarà il primo Comune veneto a lasciare la regione dopo Sappada? «Lo stabiliremo presto – termina Poletti – ma è senz’altro vero che Lamon ha tutte le carte in regola. Noi il referendum lo abbiamo tenuto nell’ottobre 2005, con un tripudio di sì». Negli ultimi 12 anni hanno tenuto consultazioni popolari (raggiungendo il quorum) per il trasferimento amministrativo verso altre Regioni o Province autonome i comuni bellunesi di Lamon, Voltago Agordino, Taibon Agordino e Sovramonte (verso Trento), Cortina d’Ampezzo, Colle Santa Lucia e Livinallongo del Col di Lana (verso Bolzano); a questi vanno aggiunti i comuni vicentini di Asiago, Conco, Enego, Foza, Gallio, Lusiana, Roana e Rotzo, verso Trento. E il comune veneziano di Cinto Caomaggiore, verso il Friuli. Secondo il primo cittadino di Livinallongo Leandro Grones «quello di Sappada è un precedente importante. Sappada ha ragioni storiche minori delle nostre, visto che siamo stati sotto l’Austria per mille anni fino al 1918. La strada per noi è in discesa. I governatori di Bolzano, Luis Durnwalder prima e Arno Kompatscher dopo, hanno già detto di sì. Chi potrà dirci di no?».
Più cauto il primo cittadino di Voltago Agordino Bruno Zanvit. «Pare che il Trentino Alto Adige non ci voglia. Eppure siamo a un tiro di schioppo da San Martino di Castrozza. La cosa migliore, per noi, è accodarci al gruppone di quelli che se ne vogliono andare, e vedere che succede». Ancora più cauto il sindaco di Cortina d’Ampezzo Gianpietro Ghedina, che guida una cittadina a cui nessuno direbbe di no. «Certo, siamo ladini anche noi – afferma Ghedina – e quindi siamo a favore della riunificazione del ladini. Ma ora c’è un obiettivo più importante da conseguire per noi: i mondiali di sci alpino del 2021. È questo è il nostro orizzonte attuale». Il sì della Camera al distacco di Sappada ha lasciato l’amaro in bocca alla locale Confindustria: «C’è forte preoccupazione – fanno sapere dall’associazione degli industriali – per il rischio di disgregazione del territorio, pericolo quanto mai attuale dopo Sappada». Rammarico anche per Confturismo Veneto. Secondo il presidente Marco Michielli, «con Sappada un pezzo di storia del turismo veneto andrà in Friuli».