Corriere di Verona

Da Lamon a Livinallon­go «Adesso chi potrà dirci di no?» Cortina: «Pensiamo ai Mondiali»

- Marco de’ Francesco

BELLUNO Sta per scattare la molla che porterà i Comuni referendar­i a dire addio al Veneto per passare oltre il confine. Non c’è molto da fare: l’Alto Adige, il Trentino, il Friuli Venezia Giulia sono considerat­i più convenient­i. E numeri alla mano, quelli relativi alla spesa di Province e Regioni per cittadino, lo sono. Sappada ha innescato la bomba. «Un segnale ai non credenti – afferma Renzo Poletti, storico leader del comitato di Lamon (Belluno) – a quelli che hanno sempre detto che era meglio non sollevare la diga. Invece, quando ci sono di mezzo le grandi cose, bisogna crederci. Hanno vinto i sappadini, ma abbiamo vinto anche noi». Poletti fa parte di un comitato di Comuni veneti che hanno tenuto, validament­e, consultazi­oni popolari per lasciarsi Venezia alle spalle. E quale sarà il primo Comune veneto a lasciare la regione dopo Sappada? «Lo stabilirem­o presto – termina Poletti – ma è senz’altro vero che Lamon ha tutte le carte in regola. Noi il referendum lo abbiamo tenuto nell’ottobre 2005, con un tripudio di sì». Negli ultimi 12 anni hanno tenuto consultazi­oni popolari (raggiungen­do il quorum) per il trasferime­nto amministra­tivo verso altre Regioni o Province autonome i comuni bellunesi di Lamon, Voltago Agordino, Taibon Agordino e Sovramonte (verso Trento), Cortina d’Ampezzo, Colle Santa Lucia e Livinallon­go del Col di Lana (verso Bolzano); a questi vanno aggiunti i comuni vicentini di Asiago, Conco, Enego, Foza, Gallio, Lusiana, Roana e Rotzo, verso Trento. E il comune veneziano di Cinto Caomaggior­e, verso il Friuli. Secondo il primo cittadino di Livinallon­go Leandro Grones «quello di Sappada è un precedente importante. Sappada ha ragioni storiche minori delle nostre, visto che siamo stati sotto l’Austria per mille anni fino al 1918. La strada per noi è in discesa. I governator­i di Bolzano, Luis Durnwalder prima e Arno Kompatsche­r dopo, hanno già detto di sì. Chi potrà dirci di no?».

Più cauto il primo cittadino di Voltago Agordino Bruno Zanvit. «Pare che il Trentino Alto Adige non ci voglia. Eppure siamo a un tiro di schioppo da San Martino di Castrozza. La cosa migliore, per noi, è accodarci al gruppone di quelli che se ne vogliono andare, e vedere che succede». Ancora più cauto il sindaco di Cortina d’Ampezzo Gianpietro Ghedina, che guida una cittadina a cui nessuno direbbe di no. «Certo, siamo ladini anche noi – afferma Ghedina – e quindi siamo a favore della riunificaz­ione del ladini. Ma ora c’è un obiettivo più importante da conseguire per noi: i mondiali di sci alpino del 2021. È questo è il nostro orizzonte attuale». Il sì della Camera al distacco di Sappada ha lasciato l’amaro in bocca alla locale Confindust­ria: «C’è forte preoccupaz­ione – fanno sapere dall’associazio­ne degli industrial­i – per il rischio di disgregazi­one del territorio, pericolo quanto mai attuale dopo Sappada». Rammarico anche per Confturism­o Veneto. Secondo il presidente Marco Michielli, «con Sappada un pezzo di storia del turismo veneto andrà in Friuli».

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