Dottrina Sociale, il messaggio del Papa «Aprirsi ai profughi»
Ieri l’apertura, il saluto del Capo dello Stato Mattarella Le parole di Francesco nei giorni della fuga da Cona
Papa Francesco, in un video messaggio al «Festival della dottrina sociale della chiesa» che ha inaugurato ieri al Cattolica Center, lancia un appello: «Fedeltà all’uomo significa aprirsi ai profughi in fuga da violenza e guerra». Sono parole che arrivano proprio nei giorni della fuga dei migranti dal centro di Cona.
È stato Papa Francesco, con un videomessaggio, ad aprire ieri sera la settima edizione del Festival della Dottrina sociale. Al Cattolica Center di via Germania, il Santo Padre ha inaugurato la quattro giorni di lavori, confronti e dibattiti dedicata a mondo del lavoro, giovani, giustizia, economia e cultura con un messaggio incentrato sul titolo del festival «Fedeltà è cambiamento» e sul mutamento di prospettiva che le rapide evoluzioni in corso ci impongono. Con un’attenzione particolare rivolta al sociale visto che l’intervento dal vivo più atteso è stato quello di Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e presidente della Caritas Internationalis.
«Nella realtà – ha detto Papa Francesco – l’essere fedeli comporta la capacità di cambiare» e ha citato la fede di Abramo che nonostante l’età obbedì al Signore e partì. Un tema, quello della partenza, che il Pontefice ha attualizzato riportandolo direttamente ai giorni nostri e inserendolo dentro la cronaca che racconta di migranti in marcia proprio in Veneto, dal centro di accoglienza di Cona verso Venezia, o nella nostra provincia con i profughi che, nei giorni scorsi, hanno lasciato l’ex base militare di Erbezzo per raggiungere a piedi altre mete. «La parola di Dio – ha detto Papa Francesco – ci aiuta a distinguere le due facce del cambiamento: la prima è la fiducia, la speranza, l’apertura al nuovo; la seconda è la difficoltà a lasciare le sicurezze per andare incontro all’ignoto». Per poi aggiungere: «Fedeltà all’uomo significa aprire gli occhi e il cuore ai poveri, agli ammalati, a coloro che non hanno lavoro, ai tanti feriti dell’indifferenza e di un’economia che scarta e uccide, aprirsi ai profughi in fuga dalla violenza e dalla guerra». Una spinta al cambiamento che il Papa definisce salutare: «La fedeltà a Dio e la fedeltà all’uomo convergono in un movimento dinamico che prende la forma del cambiamento di noi stessi e della realtà. Perché il cambiamento è salutare non solo quando le cose vanno male, ma anche quando tutto funziona bene e siamo tentati di adagiarci sui risultati raggiunti».
Un tema che, in un certo senso, aveva anticipato nei giorni scorsi anche monsignor Adriano Vincenzi, coordinatore del Festival quando chiarì che zFedeltà è cambiamento» significa che non si guarda solo indietro, e nemmeno attorno, ma che si guarda avanti. E il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che pure ha inviato un messaggio ha sottolineato: «Viviamo un tempo di cambiamenti profondi, e non dobbiamo averne timore, quanto, piuttosto, impegnarci per guidarli restando sempre fedeli ai valori costituzionali. L’impegno personale e di gruppo deve puntare alla condivisione, aspirando a una società inclusiva e a uno sviluppo più attento alla persona».
Il sindaco Federico Sboarina ha ribadito l’impegno della città nell’accoglienza di chi scappa da guerre e persecuzioni: «Credo che Verona, ma tutto il Veneto – ha sottolineato il sindaco – si sia sempre dimostrata aperta e accogliente nei confronti di chi fugge: nei loro confronti l’accoglienza è totale. Il problema è che solo una piccola parte di chi arriva si trova in queste condizioni». Il primo cittadino ha ribadito la centralità del Festival come momento di confronto all’interno della comunità, mentre il vescovo, monsignor Giuseppe Zenti ha sottolineato: «Si deve cambiare per non mummificare. E questo avviene quando ci omologhiamo».
Oggi il festival entrerà nel vivo: questa mattina parlerà di lavoro e Industria 4.0, poi nel pomeriggio di cultura e nuovi diritti.
Sboarina Giuste le parole del Papa, ma solo una parte di chi arriva fugge dalla guerra Il vescovo Si deve cambiare per non mummificare, non dobbiamo omologarci