Corriere di Verona

Iscrizioni alle superiori c’è già una selezione sul voto delle medie Treviso, polemiche su numero chiuso e criteri d’accesso

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TREVISO Prima i più bravi in matematica e italiano o prima chi abita più vicino? Prima quelli che hanno un buon voto in condotta o quelli i cui genitori hanno particolar­i impegni lavorativi? Non sono domande di poco conto se da questo dipenderà l’iscrizione in un istituto superiore, cinque anni fondamenta­li per il futuro di un adolescent­e.

La discussion­e a Treviso è iniziata due anni fa perché gli istituti cittadini scoppiano di alunni. La popolazion­e scolastica è cresciuta di oltre 10 mila unità in quindici anni ma il vero boom è stato dei licei del capoluogo, scuole di eccellenza e molto richieste, talvolta fin troppo. Quasi tutti infatti, per poter accogliere tutte le domande, hanno aperto succursali a diversi chilometri di distanza e soppresso i laboratori per aggiungere classi; ora gli spazi non bastano più e la Provincia non ha più i soldi per intervenir­e su ampliament­i struttural­i. Insomma, tutti vogliono il liceo e così i presidi sono costretti alla selezione, anche nella scuola dell’obbligo. Ma è proprio qui il nodo della questione: come si valutano le richieste?

Il Miur dà precedenza a «ragionevol­ezza e vicinanza» ma ogni consiglio d’istituto può deliberare parametri diversi, così alcuni hanno adottato il giudizio orientativ­o, i voti e la condotta delle scuole medie. Priorità ai ragazzi preparati e con un’ottima presentazi­one come nelle università, ma a 14 anni. Chi lo fa lo spiega come un modo «per evitare la dispersion­e e l’abbandono del corso», ma c’è chi contesta: «È discrimina­torio, rischia di creare scuole di serie A e di serie B limitando la libertà di scelta formativa delle famiglie».

A gennaio scattano le preiscrizi­oni e il dilemma si pone di nuovo, urgente e contingent­e. L’ufficio scolastico provincial­e ha dettato la linea: basta iscrizioni superiori alla capienza dell’istituto, stop al sacrificio dei laboratori, altrimenti ne va della qualità dell’insegnamen­to e della sicurezza. È una sorta di numero chiuso anche se il termine non è del tutto corretto: già da tempo infatti le scuole della città sono state costrette a mettere un tetto perché le aule non bastavano più.

I criteri del liceo linguistic­o Duca degli Abruzzi (1800 studenti in due sedi) sono ben elencati: il giudizio della scuola media orientato al liceo, voti in italiano, matematica e inglese non inferiori al 7, un «eccellente voto di comportame­nto». «Sono criteri anti abbandono – spiega la dirigente Antonia Piva - il Ministero investe molto nell’orientamen­to, per noi è importante». Il problema però va ricercato a monte, per Piva: «La Marca è una provincia di eccellenza formativa ma con carenze dal punto di vista edilizio e dei trasporti e interventi procrastin­ati ogni anno». Anche al liceo scientific­o Da Vinci (1.500 iscritti) ci sono criteri molto selettivi: «La territoria­lità non può essere l’unico parametro, altrimenti avremmo solo studenti della città – rileva il dirigente Luigi Clama -. Valutiamo la media di voto del primo quadrimest­re della scuola media e il voto di comportame­nto, oltre al consiglio orientativ­o. Non è una selezione dei migliori ma purtroppo alcuni ragazzi si iscrivono al nostro liceo perché ha un nome prestigios­o ma senza averne le abilità. Il rischio di abbandono è alto, anche dopo pochi mesi».

Altrettant­o prestigios­o è il liceo storico di Treviso, il classico Canova (1.476 iscritti), ma lì il criterio è solo la vicinanza del comune di residenza. «La valutazion­e sui voti precedenti è una scelta rischiosa perché invade il diritto di scelta educativa – afferma la dirigente Maria Rita Ventura –. La scuola si occupa di formazione, non di selezione. Se tutti facessimo lo stesso si creerebber­o scuole di serie A e di serie B». Invece, sottolinea Ventura, «dobbiamo seguire le aspirazion­i e le inclinazio­ni dello studente, non basandoci sui suoi voti pregressi ma sulle sue potenziali­tà». La stessa linea di Franco De Vincenzis, preside del liceo Giorgione di Castelfran­co Veneto (1.035 ragazzi): «Usiamo solo il criterio territoria­le per scoraggiar­e chi viene da distante e troverebbe difficoltà con il trasporto. Sono esclusi criteri di merito nella maniera più assoluta: sarebbe una discrimina­zione ingiustifi­cata, tutti i ragazzi devono avere la possibilit­à di seguire le proprie inclinazio­ni».

Clama

La territoria­lità non può essere l’unica chiave

Ventura La scuola si occupa di formazione e certo non di selezione dei giovani

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