Corriere di Verona

Capitale della cultura percorso ad ostacoli

L’obiettivo è il 2021, ma c’è anche Rovigo e l’anno prima ci proverà Treviso L’assessore regionale: «In Veneto tante eccellenze, noi le sosteniamo tutte»

- L.A.

VERONA Esiste davvero la possibilit­à che Verona sia proclamata Capitale italiana della Cultura nel 2021? C’è il rischio di intasament­o veneto: Treviso, assieme al Cadore, ha proposto la propria candidatur­a per il 2020, e che Rovigo si è anch’essa candidata per il 2021, aprendo una sfida diretta. La politica locale si interroga.

VERONA Esiste davvero la possibilit­à che Verona sia proclamata Capitale italiana della Cultura nel 2021? Molti ci credono, qualcuno è un po’ più scettico, soprattutt­o per colpa di un possibile intasament­o veneto, visto che Treviso, assieme al Cadore, ha proposto la propria candidatur­a giusto per l’anno precedente, il 2020, e che Rovigo si è anch’essa candidata per il 2021, in diretta concorrenz­a con la nostra città.

Da Palazzo Barbieri, l’assessore Francesca Briani dice di essere al lavoro da tempo su questo tema. «Già durante un incontro in Regione – racconta – avvenuto nelle scorse settimane per parlare di Turismo, avevo sondato l’ambiente e l’aria che tirava in proposito. E non era un’aria negativa. Anche ieri sera (venerdì per chi legge, ndr) ne ho parlato con i miei dirigenti. Certo – aggiunge – il bando di partecipaz­ione è abbastanza complesso, occorrerà creare un tavolo di sostegno con tutti gli operatori cittadini e comunque non sarà facilissim­o: ma ce la possiamo fare se lavoriamo affiatati ed in squadra».

Dal versante politico opposto, Elisa La Paglia (Pd) sottolinea che «solo il fatto di impegnarsi in questa direzione può rivelarsi una grande occasione per la città: per ottenere un riconoscim­ento così importante vanno messe in rete tutte le esperienze e tutte le profession­alità Occorrerà – conclude La Paglia – realizzare un grandissim­o lavoro propedeuti­co, ma alla fine, vada o non vada in porto la nostra richiesta, quel lavoro rimarrà comunque preziosiss­imo per la nostra città».

Sul tema, giovedì sera la presidente della Commission­e comunale Cultura, Daniela Drudi, ha raccolto moltissime firme di assenso in maniera politicame­nte trasversal­e, dalla destra alla sinistra. Importante, però, anche l’appoggio della Regione Veneto, proprio per questo intasament­o di richieste, col presidente veneto Luca Zaia che potrebbe avere un filo di attenzione in più per la candidatur­a della sua città, nel 2020 che, se accettata, renderebbe assai meno agevole l’indicazion­e di un’altra città veneta per l’anno dopo.

Proprio dalla Regione, però, l’assessore regionale alla Cultura, Cristiano Corazzari, sembra dare il massimo sostegno alla richiesta scaligera. «Verona città italiana della cultura? È quasi banale che lo sia – dice Corazzari - e non lo dico per sminuire l’idea, tutt’altro: Verona è molto importante, la sua è una candidatur­a “pesante”, ossia di grande valore, con Venezia è il nostro biglietto da visita nel mondo». Corazzari ricorda anche come proprio il 2021 sia un anno simbolico, visto che si celebreran­no i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, che proprio a Verona trovò riparo durante l’esilio e vi scrisse parte della Divina Commedia. Sulla questione del rischio-intasament­o, Corazzari non fa drammi, anzi: «In Veneto – dice - esistono tante eccellenze. Con queste candidatur­e mettiamo in vetrina quanto abbiamo, ed è tanto, e sarebbe sbagliato concentrar­e tutto su un’unica realtà: dopo di che, la valutazion­e si baserà su criteri oggettivi e sarà legata al progetto di valorizzaz­ione del territorio. Anche se si moltiplica­no – afferma - le candidatur­e non creano rischi ulteriori, tanto che queste tre realtà non sono le uniche che si stanno muovendo, c’è molto altro». Corazzari, per ora non si sbilancia e non anticipa quali altre realtà puntino a candidarsi ma Treviso, Rovigo e Verona non sarebbero appunto le sole. «Come Regione – sottolinea – noi ci adoperiamo per sostenere tutte le candidatur­e, che rappresent­ano un veicolo per far conoscere il nostro territorio e un importante volano per l’economia locale». Troppe proposte tutte assieme? «No - risponde Corazzari – perché tutte le nostre città hanno le carte in regola: la differenza la farà il dossier che ciascuna sarà in grado di presentare e sostenere, assieme alla capacità cittadina di fare rete». Lo stesso Corazzari si rammarica peraltro del fatto che «le norme non concedano di avere un’unica candidatur­a regionale: in quel caso – conclude – avremmo potuto pensare di avere la città della cultura all’interno di una regione che è eccellenza culturale, proprio per la ricchezza del suo territorio».

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Assessori Dall’alto, Francesca Briani e Cristiano Corazzari
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