Poche librerie, tanti soldi in banca: Verona agli opposti
Male su cultura e sicurezza. Positivi Pil pro capite, depositi bancari e disoccupazione giovanile
La classifica sulla qualità della vita del Sole 24 Ore, che quest’anno tiene conto di 42 voci statistiche diverse (in tema di economia, sicurezza, ambiente, demografia) non premia la provincia di Verona, che si piazza al venticinquesimo posto, cinque gradini sotto rispetto al 2016. Bene, come sempre, la posizione su depositi bancari, disoccupazione giovanile, Pil pro capite, consumi in beni durevoli. Male sui temi della cultura (librerie e cinema per esempio) e sulla sicurezza, rapine e furti in casa.
Sarà vero che la matematica non è un’opinione, ma spesso le graduatorie statistiche - che di numeri si nutrono - diventano qualcosa di molto opinabile. Così succede che la provincia di Verona passi, nel giro di poche ore, da una tendenza al miglioramento a un trend in discesa sulla qualità della vita. Se lo studio pubblicato domenica dal quotidiano Italia Oggi dà una piccola carezza (Verona guadagna due posizioni rispetto al 2016 e si piazza al dodicesimo posto) dalla classifica del Sole 24 Ore arriva un mezzo schiaffo: il territorio scaligero, considerando la somma di tutte le voci statistiche (ben 42 indicatori) si piazza al venticinquesimo posto assoluto (su centodieci): lo scorso anno era finito ventesimo, quindi sono cinque gradini più sotto.
Ma al di là della gara tra province, che regala a Belluno il primato nazionale e può scatenare discussioni da bar, con lo studio annuale pubblicato dal Sole 24 Ore può essere interessante avvicinare la lente su alcune tendenze. Per esempio, Verona non sembra beneficiare di alcune voci introdotte quest’anno per arricchire l’analisi: per la prima volta sono stati presi in considerazione gli acquisti on line, e questa provincia si piazza al trentottesimo posto, con 37,5 ordini per cento abitanti. Non proprio un’eccellenza, in un aspetto della vita socio-economica che sta letteralmente sconvolgendo il mondo occidentale. Si pensi solo ai numeri mostruosi per il Black Friday in questi giorni. Resta il fatto che, presi nel loro complesso, gli acquisti di beni durevoli rappresentano un notevole punto di forza: Verona è sesta in Italia, con 2.842 euro di spesa per famiglia.
Questo è il miglior posizionamento della provincia in tutte le categorie prese in considerazione, insieme a quello relativo al tasso di disoccupazione giovanile (1529 anni): sempre sesto posto. In evidenza, come da tradizione, anche la performance sui depositi bancari (nono posto, oltre 25 mila euro a testa) e sul Pil pro capite (28.800 euro che valgono la diciassettesima piazza). Ma emergono anche dati in apparenza contraddittori: se il tasso di disoccupazione è ottimo (a cominciare da quello giovanile) il tasso di occupazione (65,4% da 15 a 64 anni) è appena discreto. Vale il ventinovesimo posto. Come noto, la prima misura riguarda coloro che sono attivamente alla ricerca di un lavoro, la seconda registra chi un’occupazione ce l’ha già. La discrepanza tra le due misure è data da chi non lavora, ma nemmeno lo cerca.
Vuol dire che a Verona ci sono tanti fannulloni o plotoni di ricchi in grado di vivere di rendita? Ovviamente no. «Una risposta, sia pure molto parziale, potrebbe arrivare da ciò che avviene tra i laureati spiega Alessandro Lai, ordinario di Economia aziendale all’Università di Verona -. Come certifica il dossier Alma Laurea, un quarto degli studenti usciti dal nostro ateneo non ha lavoro e non lo cerca nei primi anni. Ma se andiamo a vedere meglio, si tratta in gran parte di medici e laureati in giurisprudenza. E in generale di coloro che si dedicano alle attività di formazione post-laurea. Questo è un fenomeno in forte crescita».
La fotografia economica resta nel complesso positiva. «Emerge comunque - riflette Paola Di Nicola, docente di Sociologia sempre all’Università scaligera - il profilo di un territorio che ha tenuto meglio rispetto a tanti altri negli anni di crisi economica». I guai cominciano quando si apre il capitolo cultura e tempo libero. Nonostante le glo- rie della lirica e i fasti del pop, Verona è cinquantatreesima in Italia per numero di spettacoli, quarantasettesima per ristoranti e bar, addirittura 86esima per librerie (5,5 ogni 100 mila abitanti) e 98esima per sale cinematografiche. «Forse - aggiunge Di Nicola si è campato un po’ troppo di rendita sull’Arena. La città e la provincia hanno prodotto in questi anni un’offerta poco innovativa». Va meglio con l’indice di sportività, trentaquattresimo posto, e molto bene con la spesa dei viaggiatori stranieri, che fa balzare Verona all’ottavo posto nazionale (1.564 euro di media pro capite: i successi turistici a qualcosa servono).
Le altre due voci che pesano negativamente, e parecchio, sono ambiente e sicurezza.
Tendenza
La provincia perde cinque posizioni nella graduatoria finale rispetto all’anno scorso Su e giù
Eccellenti le vendite di beni durevoli. Negozi di libri e cinema, numeri sconfortanti
La prima fa riferimento a Ecosistema Urbano, lo studio di Legambiente che, pur registrando qualche miglioramento, anche quest’anno ha relegato Verona a posizioni di medio-bassa classifica (con bocciature su quantità di raccolta differenziata e sprechi d’acqua). E nonostante il costante calo di reati registrato dalle fonti ufficiali, Verona non primeggia certo nelle statistiche riportate dal dossier: è 84esima sulle rapine (quasi 38 per 100 mila abitanti), 78esima per furti in abitazione, 89esima per scippi e borseggi.