«È a rischio terrorismo» Espulso tunisino
L’uomo era con un connazionale. Dopo i controlli della Digos è stato portato in un centro per il rimpatrio
Era monitorato in carcere in Sardegna perché si sarebbe «radicalizzato» il tunisino fermato domenica durante un controllo dalle volanti nel piazzale della stazione. L’uomo era con un connazionale, anche lui con diversi precedenti. Identificato è stato portato in un centro per il rimpatrio.
A fermarlo, per quello che doveva essere un banale controllo, è stata una volante. Una di quelle che quasi incessantemente da qualche tempo, anche con le altre forze dell’ordine, controlla quella che era diventata una «terra di nessuno». Quel piazzale della stazione di Porta Nuova crocevia di etnie, varia umanità e - spesso - anche varia delinquenza.
È lì che lunedì, verso le 13, gli agenti sono tornati in servizio di pattugliamento, dopo che l’area era stata «battuta a tappeto» durante il weekend. Ed è lì che lo hanno visto, in compagnia di un altro uomo. Il loro comportamento ha insospettito i poliziotti, che hanno deciso di fermarli. Ma alla richiesta di presentare i documenti i due non hanno mostrato nulla. Hanno solo detto di essere tunisini, niente di più. A quel punto sono stati portati in questura, per essere identificati. A entrambi è stato fatto compilare un modulo nella loro lingua madre sulle loro generalità e poi sono stati fotosegnalati. In base alle loro risposte è arrivata la conferma della nazionalità tunisina, ma anche la conferma che nessuno dei due era in regola con le norme sull’immigrazione. Non solo. Entrambi avevano una fedina degna di un caleidoscopio penale. Reati che vanno dallo spaccio di sostanze stupefacenti, ai furti, ai maltrattamenti in famiglia fino alla produzione di droga. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Perché durante i controlli è emerso che uno dei due, che proprio per i suoi precedenti era stato in carcere, si era «radicalizzato». Detenuto in Sardegna come accade a molti in cella si era avvicinato all’Islam estremista.
Per questo è stato segnalato come «soggetto apparso nell’ambito del monitoraggio dei detenuti a rischio di radicalizzazione religiosa». Dopo essere stato sottoposto a un controllo da parte della Digos scaligera, l’uomo è stato trasferito in un Cpr, un centro di permanenza per il rimpatrio, in attesa di essere espulso. Sorte che dovrebbe toccare anche al «collega» che aveva un ordine di espulsione emesso ad Aosta.
Una vicenda che ricorda quella di un detenuto di Montorio che, a luglio aveva aggredito gli agenti della polizia penitenziaria inneggiando ad Allah. L’uomo, di origine marocchina, era attenzione per «ideologie jihadiste e reclutamento». Anche lui si era radicalizzato in carcere. E tra le celle cercava nuovi adepti. Sempre a Montorio un altro detenuto tunisino, evaso a maggio durante un permesso premio e poi arrestato a Padova, aveva sussurrato a un agente penitenziario la frase «Io faccio parte dello Stato islamico».
Sui due tunisini fermati lunedì in stazione continuano gli accertamenti della Digos, anche se la loro presenza a Verona al momento sembra essere solo casuale. Spezzata da quel controllo di polizia che li farà tornare in Tunisia.
La svolta estremista L’uomo si era avvicinato all’Islam radicale in un penitenziario sardo