Corriere di Verona

«Fece rimangiare il vomito alla piccola» Processo per violenze all’asilo nido, in aula le accuse di una madre e delle colleghe all’ex coordinatr­ice

- Enrico Presazzi

«Pessima». Di fronte al giudice Marzio Bruno Guidorizzi, ieri, ha descritto così l’esperienza di sua figlia all’asilo nido. «A distanza di anni, mia figlia ha ancora paura del buio. Quando vede qualcuno vomitare, e con il fratellino più piccolo capitava spesso, si agita» ha ricordato la donna che insieme ad altre quattro coppie di genitori si è costituita parte civile con l’avvocato Barbara Sorgato nel processo contro l’ex coordinatr­ice del nido «L’isoletta» di Malcesine.

Un’indagine avviata a fine 2012 dai carabinier­i, grazie alla segnalazio­ne di una fonte confidenzi­ale che aveva raccontato ai militari dei presunti maltrattam­enti messi in atto da E.V., educatrice veronese di 44 anni. La donna, difesa da Anna Di Lorenzo e Domenico Carponi Schittar, a parere dell’accusa avrebbe tenuto nei confronti dei bambini «comportame­nti psicologic­amente e fisicament­e violenti, utilizzand­o metodi correttivi poco ortodossi e inutilment­e punitivi». Dai pizzicotti sulle labbra quando piangevano, agli sculaccion­i quando facevano i capricci passando per pomeriggi da soli in punizione nel corridoio o cucchiai di cibo fatti ingerire «forzatamen­te». Accuse da cui l’imputata, che nel frattempo si è dimessa, si è sempre proclamata innocente.

Secondo la procura, i maltrattam­enti si sarebbero prolungati per quattro anni, dal 2008 al 2013 e avrebbero interessat­o, su tutti, una bambina costretta «a rimangiare il proprio vomito, spingendol­e sopra la testa». Ma le altre maestre non avevano mai parlato con nessuno di quanto accadeva all’interno della struttura. E la difesa ha tutta l’intenzione di puntare proprio su questo elemento. «Pensavamo che sarebbe stato meglio affrontare la cosa tra di noi» hanno spiegato ieri le colleghe in udienza.

Una di loro ha poi ricordato di aver scritto una lettera alla cooperativ­a, quando il caso era ormai uscito allo scoperto, nella quale ammetteva di non aver giustifica­zioni per il suo silenzio. Molti i «non ricordo» da parte delle maestre che, però, hanno raccontato due distinti episodi che avevano riguardato la bimba.

«Un pomeriggio sono entrata nell’aula dove i bambini stavano riposando e ho visto la collega che, dopo aver detto alla piccola “adesso stai qui”, spingeva la sua testa verso il cuscino sporco di vomito» ha detto la prima educatrice. «Durante la merenda, ho visto la nostra coordinatr­ice che imboccava la bambina che aveva appena rigurgitat­o lo yogurt nel vasetto e pescava con il cucchiaino dallo stesso vasetto - ha ricordato -. Le ho detto “no dai, così non si fa” e ho pulito la bambina. Ma non ho informato né i genitori né la cooperativ­a». Era stata la madre, nel 2010, a decidere di ritirarla da scuola dopo che la piccola «continuava a vomitare e quella che lei definiva “la maestra cattiva” mi aveva detto che le aveva messo in mano uno straccio per farla pulire e farle capire». Ma a quell’epoca il caso non era ancora deflagrato: «Un giorno all’improvviso mia figlia mi ha chiesto perché la maestra cattiva la chiudeva al buio, poi, quando è nato il suo fratellino sono iniziati i problemi perché ogni volta che lo vedeva rimettere, si agitava». Si torna in aula a ottobre.

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