Banche, cartello dei comitati per avere il fondo risarcimenti
Assemblea rovente a Vicenza. Comune parte civile al processo Bpvi
Vuoto per i risparmiatori più arrabbiati, pieno per la politica, pieno a metà per le associazioni. Visto come un bicchiere, sono i punti di vista sul fondo risarcimento per i soci truffati di Bpvi e Veneto Banca, e delle altre 4 banche liquidate, infilato nel disegno di legge di Bilancio dello Stato 2018 approvato al Senato e che va alla Camera. Visioni uscite ieri a Vicenza, al Ridotto del Teatro comunale, nell’assemblea voluta da dieci associazioni di Veneto e Friuli (Federconsumatori Veneto e Friuli, Casa del consumatore, Ezzelino, Codacons e Adoc, Lega Consumatori e Unc, Adiconsum e Adusbef), per discutere del risultato. Fatto rilevante il cartello dei comitati, che hanno dichiarato di aver ricevuto agli sportelli oltre centomila persone sul default delle ex venete, per dare sostanza al fondo. Perché, com’è emerso, il primo risultato è di fatto solo una conquista di principio, pur rilevante. A cui altre associazioni, come Adiconsum, hanno detto di voler aggiungere le cause alle società di revisione.
Parto faticoso, quello al Comunale, dove il sindaco di Vicenza, Achille Variati, ha annunciato la costituzione di parte civile al processo Bpvi. In una sala gremita da almeno 500 persone si è rimaterializzata la rabbia dei soci, che ha finito per paradosso per contestare politici e associazioni che lavorano alla soluzione fondo. «La rabbia ce l’abbiamo tutti. Il punto è non perdere la ragione e rilanciare non la rabbia ma un progetto», ha detto Franco Conte di Adiconsum.
A Vicenza sono riemersi i dubbi non solo sui soldi a disposizione ma anche sui criteri d’accesso. «Con una sentenza o un arbitrato contro chi? Le banche non ci sono più. Servono, come nelle leggi sui risarcimenti per i reati da usura e criminalità organizzata, accertamenti amministrativi», ha detto Rodolfo Bettiol dell’associazione Ezzelino. «Il fondo ora non ci fa accedere. Serve continuare il progetto, sennò resta una scatola vuota. La conquista morale deve diventare concreta», ha sostenuto Barbara Puschiasis, battagliera presidente di Federconsumatori Friuli.
Alla fine, i comitati hanno chiamato in causa anche Intesa. «È il convitato di pietra, s’è presa la fetta più grossa. Una moral suasion della politica perché contribuisca ci dev’essere», sostiene Fulvio Cavallari di Adusbef. «Anche Intesa deve metter soldi - ha aggiunto la Puschiasis -: s’è presa i clienti e aumenta i costi dei conti correnti. E ci propone un fondo da 100 milioni solo per chi rimane cliente. Un’operazione commerciale: siamo matti?».
È toccato al senatore Giorgio Santini (Pd), autore dell’emendamento sul fondo, replicare ai dubbi: «L’aver inserito che i risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto vanno risarciti è il vero punto di svolta di principio. L’accesso al fondo va stabilito nel decreto del ministero dell’Economia, e i tempi per farlo vanno ridotti da 180 a 60 giorni: pensiamo a una commissione di conciliazione ad hoc. Sui fondi: è rilevante il principio dell’uso dei conti dormienti. Certo, la capienza va conquistata. È importante ora che il decreto del ministero non sia scritto nelle segrete stanze e che le associazioni mantengano la pressione. La rabbia va indirizzata sul portare a casa il fondo».