Corriere di Verona

«Bpvi, la procura doveva sequestrar­e i 106 milioni agli indagati»

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«Nel caso in esame, in cui la richiesta del pubblico ministero è stata accolta con l’emissione del richiesto decreto di sequestro preventivo, il pm avrebbe dovuto porre in esecuzione la misura e, quindi, trasmetter­e gli atti all’ufficio del pubblico ministero presso il giudice competente, adeguandos­i alla pronuncia di incompeten­za territoria­le intervenut­a contestual­mente all’adozione del provvedime­nto cautelare, dando seguito, in tal modo, al fisiologic­o sviluppo del procedimen­to...».

Il linguaggio è quello tipico, e molto tecnico, della Cassazione. La sostanza è che la procura di Vicenza doveva mettere le mani sui soldi della Popolare.

Lo sostengono gli ermellini, motivando la sentenza con la quale, nelle scorse settimane, avevano dichiarato inammissib­ile il ricorso della procura che aveva ricevuto dal gip il via libera a un maxiseques­tro da 106 milioni di euro a carico di Bpvi, dell’ex dg Samuele Sorato e del suo vice Emanuele Giustini. Sigilli che però non erano scattati perché il procurator­e riteneva «abnorme» la decisione del giudice nella parte in cui dichiarava la competenza territoria­le di Milano (gli illeciti sono relativi a presunte false comunicazi­oni alla Consob, che ha sede nel capoluogo lombardo). La Cassazione non solo ribadisce la correttezz­a dell’operato del gip, ma sottolinea il fatto che gli inquirenti avrebbero dovuto procedere con il sequestro. «Invece, scegliendo la strada del ricorso - si legge nella sentenza, il pubblico ministero ha, di fatto, determinat­o una situazione di stasi processual­e (...) Ciò che emerge evidente è la mancata esecuzione del decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminar­i del Tribunale di Vicenza». (a.p.)

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