Con la scusa di farle compagnia le prosciuga dal conto 200 mila euro
Anziana salvata dai vicini di casa. L’uomo a processo per circonvenzione di incapace
Per lei, ultranovantenne veronese, era come un nipote. Era l’unica persona che andava regolarmente a farle visita e gli aveva persino lasciato una copia delle chiavi di casa. Peccato che, secondo l’accusa, P. R. fosse animato da tutt’altro che intenzioni benefiche. Perché, sempre a parere della procura, l’uomo di 63 anni difeso dall’avvocato Elena Pranio, avrebbe approfittato dell’amicizia e dello stato di «infermità e deficienza psichica» dell’anziana per prosciugarle letteralmente il conto in banca.
Ammonta a circa 200mila euro l’ammanco che lo ha portato fino al banco degli imputati di fronte al giudice Camilla Cognetti con l’accusa di circonvenzione di incapace. Una vicenda emersa solamente nel marzo del 2016, grazie ai vicini di casa dell’anziana residente in città. Perché lei, di denunciare l’amico che l’aveva di fatto costretta sul lastrico, non ne avrebbe mai avuto alcuna intenzione. E infatti, ad avvisare le forze dell’ordine, sono stati proprio gli altri condomini insospettiti dal comportamento della nonnina. Tutti nel palazzo sapevano che la signora non era certo un’indigente e, quando la poveretta aveva iniziato a bussare alle loro porte chiedendo un po’ di cibo o qualche spicciolo per far fronte alle spese quotidiane, avevano iniziato a nutrire i primi dubbi.
Un comportamento del genere, da parte di quella signora sempre schiva e riservata, era davvero troppo strano. Così, era stato fatto intervenire un amministratore di sostegno che aveva verificato la «voragine» nel conto corrente. Duecentomila euro letteralmente volatilizzati. E ben presto i fari delle indagini sono stati puntati sul sessantenne che regolarmente bazzicava per casa. Prelievi bancomat e prestiti di denaro mese dopo mese, fino ad azzerare il conto della sua vittima. I due si erano conosciuti per caso: era stata l’anziana a rivolgersi a lui per svolgere alcuni lavoretti di ordinaria manutenzione all’interno dell’appartamento. Ma anche a opera terminata, P. R. aveva continuato a frequentarla e a prelevare denaro dal conto. Secondo la difesa si sarebbe trattato di prestiti concordati con la nonnina, che l’uomo avrebbe poi dovuto restituire. Ma la procura è convinta del contrario.
Fondamentale, a questo punto, sarà la testimonianza stessa della signora che il prossimo 14 giugno, su richiesta della difesa, dovrà comparire in tribunale per raccontare la sua versione dei fatti. E certo, un ruolo decisivo, lo avranno eventuali perizie sullo stato di salute della vittima. Intanto, nel corso della prima udienza celebrata nei giorni scorsi, lei ha rinunciato alla costituzione di parte civile contro l’ex amico.